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    Il declino dei Cie, chiusi 6 su 12. Anche Crotone

     

     

    Il declino dei Cie, chiusi 6 su 12. Anche Crotone

    26 nov 13 Centri di identificazione ed espulsione in crisi. Dei 12 istituiti, ne sono stati chiusi sei e la capienza è stata ridotta in altri quattro a causa di danneggiamenti e rivolte, secondo quanto si apprende da dati del Viminale. Il risultato è che mentre la capienza complessiva delle strutture è di 1.851 posti, la ricettività effettiva è di sole 749 persone. Ancora meno sono gli ospiti attualmente presenti (564 fino a qualche giorno fa). L'ultimo Cie a chiudere i battenti è stato quello di Gradisca d'Isonzo (Gorizia), lo scorso 6 novembre. In precedenza erano stati sbarrati quelli di Brindisi, Bologna, Crotone, Modena e Trapani Vulpitta. Per tutti l'indicazione ufficiale della chiusura è attribuita a "lavori straordinari di manutenzione". Capienza ridotta in quello di Bari da 196 a 112 posti in seguito ad una class action presentata da alcuni legali. Meno posti anche a Milano (da 132 a 28), Roma (da 360 a 222), Torino (da 210 a 98).

    40.000 sbarchi nel 2013. Sfiorano quota 40mila (39.798) gli immigrati sbarcati in Italia dal primo gennaio ad oggi. Un numero che supera ampiamente i 13.267 dello scorso anno, ma si mantiene inferiore al 2011, l'anno delle primavere arabe, quando ad arrivare sulle coste italiane furono in 62.692. Gli sbarchi complessivi, secondo quanto si apprende da dati del Viminale, sono stati 450 quest'anno. I siriani in fuga dalla guerra sono in testa tra le nazionalità dei migrati arrivati nel 2013 (10.851), seguiti dagli eritrei (9.213), somali (3.254), egiziani (2.618) e nigeriani (2.458). A Lampedusa e nelle altre isole Pelagie sono sbarcati in 14.102, mentre 20.862 sono giunti nel resto della Sicilia. In Calabria gli arrivi sono stati 3.839.

    I dati sui Cie chiusi (6 su 12) e con la capienza ridotta "dimostrano quello che diciamo da quando sono stati introdotti: si tratta di strutture disumane e bisogna cancellarle tutte". Lo dice Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione dell'Arci. "I Centri di identificazione ed espulsione - spiega Miraglia - sono difficili, se non impossibili, da gestire perchè si collocano al di fuori del quadro di garanzie e regole che esistono anche nel mondo penitenziario. Ciò - aggiunge - ne fa luoghi assolutamente fuori controllo". Per l'esponente dell'Arci "sarebbe opportuno prendere atto di questa realtà e chiuderli tutti sostituendo alla detenzione amministrativa un meccanismo di rimpatrio volontario previsto dalla legislazione europea ma ad oggi poco utilizzato in Italia". Questo, aggiunge, "in parallelo ad una riforma della legislazione tendente ad annullare le cause dell'irregolarità, che sono insite nella legge Bossi-Fini".

    "La mancata chiarezza sulle regole di ingaggio e i tagli alle risorse sono alla base del fallimento delle attuali politiche migratorie in Italia e della chiusura dei Cie, senza contare che fu un errore cinque anni fa introdurre il reato di clandestinità e aumentare i tempi di permanenza in queste strutture". Lo afferma Nicola Tanzi, segretario generale del sindacato di polizia Sap. "I migranti - spiega Tanzi - non sono detenuti, ma neppure possono godere di uno stato di libertà piena. Sono 'trattenuti' e non abbiamo regole di ingaggio adeguate. Pertanto le forze dell'ordine hanno poco spazio di manovra e non è possibile prevenire nel modo migliore le violenze che colpiscono in primis i poliziotti, oltre ai disagi per i cittadini e ai danneggiamenti alle strutture". "Eravamo e siamo contrari al reato di immigrazione clandestina - prosegue il segretario del Sap - perché, così strutturato, non serve ad espellere realmente gli stranieri dal territorio nazionale e aggrava il lavoro delle forze di polizia. Da incoscienti, poi, è stato allungare i tempi di trattenimento nei Cie, con l'aumento vertiginoso di danneggiamenti e rivolte che ha portato alla situazione attuale". "L'unica cosa che è possibile fare adesso - conclude il sindacalista - è chiedere al Parlamento un intervento legislativo urgente per ristabilire, anche in tema di immigrazione, la certezza del diritto e, soprattutto, norme cogenti che permettano di punire e sanzionare i clandestini che commettono reati. Cosa che oggi non avviene".

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