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    Imprenditore De Masi lascia, reazioni e commenti

     

     

    Imprenditore De Masi lascia, reazioni e commenti

    02 lug 13 "L'annunciata chiusura dell'azienda De Masi, imprenditore antimafia che da sempre si è battuto contro il sistema criminale finanziario, èuna sconfitta dello stato di diritto e di tutti noi che in quello Stato abbiamo creduto e per il quale ci siamo spesi". Lo afferma, in una nota, Adriana Musella presidente del Coordinamento nazionale antimafia Riferimenti. "Il sistema ha vinto. Forse la mia - prosegue - sarà una voce fuori dal coro ma credo che De Masi abbia preso la decisione giusta anche se dolorosa e sofferta. Chi scrive è figlia di un imprenditore ucciso dalla 'ndrangheta che amava sognare. Sono giunta a questa determinazione dopo ben 20 anni di vita annullata e sacrificata all'antimafia. Sacrificare la propria esistenza, metterla a rischio in nome di uno Stato latitante non so fino a quanto valga la pena. Si fa per riscattare una dignita" mortificata e dare un senso alla propria vita ma per il resto bisogna essere coscienti dell'isolamento in cui, chi compie questa scelta sarà condannato. Della lotta alla mafia ai Palazzi non importa un bel nulla. I problemi appartengono a chi sta in trincea e la trincea da loro è lontana anni luce. Gli accordi tra Stato e mafia ci sono stati e ci saranno sempre perché in campo i giocatori a volte indossano la stessa maglia ed è difficile differenziare le squadre. Si invitano i cittadini alla denuncia ma poi si abbandonano al loro destino. Si ribadisce l'osservanza delle regole e dei doveri ma si disattendono i diritti. Noi viviamo in un Paese senza giustizia, senza libertà e senza uguaglianza. La stanchezza di De Masi è quella dell'abbandono, del tradimento da parte di uno Stato che credevamo fosse dalla nostra parte e quella stanchezza che assale ormai tanti di noi; è delusione è disillusione è solitudine". "Ho ribadito piu" volte - conclude Adriana Musella - che non vogliamo gratitudine ma esigiamo rispetto. Non so se continuerò anch'io in questa lotta impari. Dare una risposta a se stessi del proprio esistere è importante ecco perché, testardamente, a volte si va avanti, ma riteniamo anche che ciascuno abbia una vita da difendere che certamente nessuno ci ridarà indietro".

    "Da anni ho seguito l'attività imprenditoriale della famiglia De Masi di Rizziconi ed, in particolare, ho apprezzato sempre il coraggio di Antonino De Masi fin da quando, da solo, pur operando nella Piana di Gioia Tauro, territorio ad alta densità mafiosa, ha osato intaccare il "potere" delle Banche del Sud ed i loro tassi usurai. Ritenevo che il coraggio di Antonino De Masi, quasi sempre vittorioso su Banche e 'ndrangheta, gli avrebbe garantito tutto ciò che è previsto dalla Costituzione Italiana e sancito dalla legge, supportato, peraltro, da un'ultima e 14° sentenza del TAR: un mutuo antiusura, che avrebbe dovuto essergli erogato fin dal 2006, utile a far proseguire l'attività delle sue aziende in un territorio che registra il più alto tasso di disoccupazione. Ed invece a tutt'oggi nulla, nonostante i sacrifici economici ai quali si è da anni sottoposto Nino De Masi, pur di non licenziare un centinaio di lavoratori! Trovo davvero assurdo che in Italia. e nel Mezzogiorno in particolare, venga meno la tutela di quegli imprenditori onesti, i quali, pur in presenza di una 'ndrangheta pervasiva (soltanto due mesi fa erano stati sparati 44 colpi di khalashnikov contro l'azienda di Antonino De Masi a Gioia Tauro), trovano forza e coraggio per rimanere onesti e garantire lavoro". Così in una dichiarazione l'on. Angela Napoli Presidente Associazione "Risveglio Ideale"

    "La preannunciata chiusura della 'De Masi costruzioni' rappresenta un colpo durissimo per il già fragile tessuto economico della provincia di Reggio Calabria. Ancora una volta siamo costretti ad assistere ad una vicenda, come quella che vede protagonista l'imprenditore della Piana, dai contorni a dir poco paradossali". E' questo il commento dei vertici di Confindustria Reggio Calabria in merito alla situazione DEL gruppo guidato da Antonino De Masi. L'associazione reggina degli industriali "esprime piena e incondizionata solidarietà all'imprenditore De Masi la cui attività nel contesto economico e produttivo del nostro territorio, unita ad un costante impegno di carattere civile, rappresenta per tutti noi un vero e proprio modello di riferimento. Confindustria Reggio - proseguono gli esponenti dell'associazione di Via del Torrione - intende ribadire in maniera chiara e inequivocabile l'assoluta vicinanza nei confronti di De Masi confermando ancora una volta l'impegno a sostenerlo in quella che va considerata innanzitutto una battaglia a favore della legalità. Né va dimenticato in tutta questa complessa vicenda, il dato legato al mantenimento dei livelli occupazionali. Punto centrale che specie in un contesto come quello reggino, riveste inevitabilmente un'importanza prioritaria. Su questo fronte peraltro va dato atto alla proprietà dell'azienda De Masi di aver profuso ogni sforzo possibile, ponendo in essere sacrifici anche di natura personale, per cercare di tamponare un'emergenza che rischia di abbattersi su circa cento lavoratori. Questa tuttavia non può essere la soluzione. Il sistema imprenditoriale reggino come dimostra chiaramente il caso De Masi, ha bisogno di interventi strutturali e azioni mirate che impediscano il verificarsi di veri e propri drammi economici e sociali di tale portata". "Per questo - concludono gli industriali reggini - auspichiamo fortemente che l'imprenditore della Piana non venga lasciato solo. La crisi aziendale del gruppo De Masi e l'assurda vicenda che l'ha riguardato deve essere fronteggiata nel più breve tempo possibile attraverso un ampio coinvolgimento istituzionale che sia in grado di individuare le misure idonee ad evitare la chiusura dell'azienda reggina".

    "In questi giorni i cittadini della Piana stiamo assistendo con l'amaro in bocca alla conclusione di due vicende". Lo afferma, in una nota, don Pino Demasi, referente di Libera nella piana di Gioia Tauro. "La prima: le due tendopoli di San Ferdinando - prosegue - vengono smantellate ed i migranti che ancora erano ivi alloggiati, vengono messi praticamente in mezzo alla strada. Motivo: le tendopoli erano ormai diventate baraccopoli senza neanche energia elettrica, da quando erano terminati i fondi messi a disposizione dalla Caritas Italiana e dalla Diocesi. In tanti mesi lo Stato, in tutte le sue componenti istituzionali, non è riuscito a trovare poche decine di migliaia di euro per la gestione. La seconda: Nino Demasi, il coraggioso imprenditore della Piana decide di porre fine alla propria esperienza imprenditoriale per 'crimini di Stato'. Le sue lunghe battaglie che lo hanno esposto sul piano umano ed imprenditoriale si scontrano con l'incapacità dello Stato di superarle pastoie burocratiche per assicurare ai cittadini l'applicazione delle leggi". "Se a questo - afferma don Pino - aggiungiamo la situazione di povertà, di miseria, di diseguaglianza presente nel nostro Paese e soprattutto nel nostro territorio, situazione fotografata dal gruppo Abele e da Libera nel dossier 'Miseria ladra', ai cittadini onesti non resta la disperazione e l'amara conclusione che vivere onestamente sia inutile. Come cittadino, referente di Libera e a nome quindi di tutti coloro che si ritrovano attorno a questa realtà, ma anche come sacerdote di una Chiesa povera e dei poveri, come la vuole il Vangelo e Papa Francesco, esprimo vicinanza concreta e corresponsabilità a Demasi, ai migranti e a tutti i cittadini a cui vengono negati i più elementari diritti e nel chiedere ad alta voce la presenza dello Stato sociale nel nostro territorio, invito tutti i cittadini onesti a non scoraggiarsi e ad andare avanti insieme nel continuare ad alimentare giorno per giorno con il contributo di tutti, percorsi di giustizia".

    La deputata del Movimento Cinque Stelle, Dalia Nesci, ha scritto al Ministro dell'Interno, Angelino Alfano, circa l'imminente chiusura delle aziende di Antonino De Masi. "La situazione - scrive la deputata - che si è determinata è paradossale. De Masi è costretto a cessare le attività d'impresa non per una crisi aziendale, bensì perché non vi è organo che ne renda effettive le ragioni sancite in giudizio. Ci troviamo, perciò, a un bivio: o lo Stato sI attiva subito, garantendo a De Masi quanto gli spetta per legge e per diritto, oppure si vanifica ogni discorso sulla tutela del lavoro, dell'impresa e dei lavoratori; sulla difesa della legalità, dell'impegno antimafia e del coraggio civile - specie in una terra come la Calabria, oppressa dal crimine mafioso". Nesci ha chiesto l'immediato intervento del ministro Alfano perché all'imprenditore De Masi sia garantita la necessaria, dovuta liquidità perché in caso contrario, "il pericolo è che passi un segnale terribile, per la Calabria e per tutti quei territori e figure che lottano per affermare i princìpi e le regole dello Stato democratico".

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