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    Imprenditori legati alle cosche, beni per 230 mln sequestrati nel reggino

     

     

    Imprenditori legati alle cosche, beni per 230 mln sequestrati nel reggino. Anche alberghi

    23 ott 12 I Finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia tributaria di Reggio Calabria, insieme a personale della Dia e carabinieri stanno eseguendo due decreti di sequestro emessi, su richiesta della Dda, dal locale Tribunale - Sezione Misure di Prevenzione - nei confronti di due imprenditori reggini accusati di legami con la 'ndrangheta. Il valore dei beni ammonta a 230 milioni di euro. Tra i beni sequestrati anche le quote societarie di due noti alberghi della zona. Il Grand Hotel de la Ville, uno dei più noti alberghi della Calabria, e il Plaza, entrambi a Villa San Giovanni, sono gli alberghi di cui sono state sequestrate le quote societarie nell'ambito dell'operazione condotta all'alba da guardia di finanza, Dia e carabinieri per il sequestro di beni per 230 milioni di euro. I beni, secondo l'accusa, sono riconducibili ai noti imprenditori reggini Pasquale Rappoccio e Pietro Siclari, di 56 e 65 anni, entrambi già detenuti dopo essere stati arrestati nell'ottobre dello scorso anno nell'operazione Reggio Nord condotta dai carabinieri con l'accusa di avere riciclato i soldi della cosca Condello nell'acquisto di attività economiche. In particolare, secondo la Dda i due avrebbero acquistato l'attività commerciale Il Limoneto, a Catona di Reggio Calabria, comprendente un albergo ed una discoteca, che sarebbe stata controllata in realtà, in modo occulto dal boss Domenico Condello, arrestato il 10 ottobre scorso dopo 21 anni di latitanza, e dal cognato Bruno Tegano. Siclari, all'epoca, era già detenuto perché coinvolto in un'altra operazione portata a termine dalla Dia nel novembre del 2010 sui rapporti tra cosche ed imprenditoria. Rappoccio è un imprenditore noto a Reggio Calabria, rappresentante dell'impresa Medinex per la fornitura di medicinali e condannato, il 6 ottobre scorso, ad un anno e quattro mesi di reclusione dal Tribunale di Locri per presunti illeciti in alcuni appalti da parte dell'Azienda sanitaria di Locri. Rappoccio è stato anche presidente della squadra di pallavolo femminile di Reggio che per un periodo ha portato proprio il nome della Medinex. L'inchiesta che ha portato al sequestro dei beni eseguito oggi, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai pm Giuseppe Lombardo e Stefano Musolino, è nata in seguito all'arresto dei due imprenditori. I successivi accertamenti patrimoniali effettuati da guardia di finanza e Dia hanno portato a ricostruire il capitale di Siclari e Rappoccio.

    Prestipino "Collusione non conviene". ''Quello eseguito stamani é un provvedimento importante perché colpisce il patrimonio illecitamente accumulato da due imprenditori che, come ha motivatamente sottolineato il Tribunale di Reggio Calabria, hanno operato per lungo tempo in relazione trasversale con diverse potenti famiglie della 'ndrangheta reggina e sotto la loro protezione''. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Michele Prestipino, commentando l'operazione condotta da guardia di finanza, Dia e carabinieri che ha portato al sequestro di beni per 230 milioni di euro. "Questo provvedimento - ha aggiunto il magistrato - dimostra che qualsiasi forma di contiguità penalmente rilevante con la 'ndrangheta puo' essere individuata, possono essere accertate le relative responsabilità e possono essere sequestrati i beni la cui accumulazione da tale contiguità deriva. Dimostra ancora che la scelta della collusione e del facile arricchimento illecito alla fine non conviene".

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