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    Assessore Regione Lombardia arrestato a Milano

     

     

    Assessore Regione Lombardia arrestato a Milano per aver comprato voti dalla ndrangheta

    10 ott 12 L'assessore alla Casa della Regione Lombardia, Domenico Zambetti, è stato arrestato dai Carabinieri con l'accusa di aver comprato un pacchetto di preferenze per la sua elezione nelle Regionali 2010 da due esponenti della 'ndrangheta. L'uomo politico è accusato di voto di scambio per aver comperato 4.000 preferenze, in vista delle elezioni del 2010, pagando 200.000 euro a due esponenti della 'ndrangheta. A suo carico vi sarebbero intercettazioni telefoniche che documentano le fasi del pagamento. L'arresto è stato chiesto dal pm della Dda Giuseppe D'Amico ed è stato disposto dal gip Alessandro Santangelo. Nei confronti dell'assessore lombardo, Domenico Zambetti è stato ipotizzato anche il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Dalle indagini è emerso che l'assessore avrebbe pagato 50 euro per ogni voto garantitogli dai due esponenti della 'ndrangheta.

    50 euro a voto. Cinquanta euro a voto che, moltiplicati per quelli ottenuti tra Milano città e la provincia, fanno 200 mila euro pagati alle cosche della 'Ndrangheta. E' l'accusa che i pm muovono all'assessore regionale Domenico Zambetti, arrestato stamani per voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa. Il gip nell'ordinanza di custodia cautelare ha indicato anche la spartizione avvenuta tra le cosche per la raccolta dei voti a favore di Zambetti.

    Una rete di boss per portare voti. In una pagina dell'ordinanza firmata dal gip di Milano, Alessandro Santangelo, c'é l'esatta suddivisione del procacciamento dei voti da parte dei vari boss, anche 'storici', della 'ndrangheta in Lombardia a favore dell'assessore regionale, Domenico Zambetti, finito oggi in carcere. Il politico, secondo l'accusa, avrebbe ottenuto circa 4 mila voti pagando 200 mila euro, ossia "50 euro a voto". La raccolta dei voti ando così, secondo il gip: "Gli esponenti della cosca 'Barbaro-Papalia' procuravano circa 500 voti nella loro area di tradizionale influenza (Corsico, Buccinasco e hinterland sud di Milano)"; Eugenio Costantino aveva procurato circa 700-800 voti nell'area del Magentino; nella città di Milano venivano raccolti complessivamente 2.500 voti di preferenza". A Milano "la maggior parte dei voti venivano raccolti da Ambrogio Crespi", il fratello del noto sondaggista. Per portare voti a Zambetti gli uomini dei clan avevano preso anche "contatti con il gruppo criminale capeggiato da Pepé Onorato", 'storico' capo della 'ndrangheta in Lombardia e anche con la ''criminalità campana e siciliana". Poi anche contatti con Antonio Paolo e Giuseppe Ferraro dei Morabito-Bruzzaniti-Palamara. Uno degli arrestati, Giuseppe D'Agostino, avrebbe contattato "anche Pio Domenico classe 1946, uno dei capi della locale della 'ndrangheta di Desio''.

    GIP "Contiguità mafiosa assessore". L'assessore regionale lombardo Domenico Zambetti, arrestato oggi, risulta, come Ambrogio Crespi e il medico Scalambra, "avere rapporti forti e risalenti nel tempo con la criminalità organizzata calabrese". Lo scrive il gip di Milano Alessandro Santangelo parlando della "contiguità mafiosa" dell'assessore e della sua "conseguente disponibilità all'illecito" nel suo ruolo politico.

    GIP "Patto politico-mafioso". Il presunto esponente della 'ndrangheta, Giuseppe D'Agostino, arrestato oggi, si sarebbe presentato come "portavoce"della 'ndrangheta all'assessore regionale lombardo, Domenico Zambetti, anche lui finito in carcere. Lo scrive il gip di Milano, Alessandro Santangelo, nell'ordinanza di custodia cautelare, nella quale spiega che D'Agostino si presentò a Zambetti "come 'portavoce' della 'ndrangheta'' e stipulò con lui un "patto politico-mafioso".

    Intercettazioni: Minacce al telefono. ''Bisogna fare attenzione... con il mangiare". Con queste parole, intercettate dagli investigatori nella nuova inchiesta milanese con al centro la 'ndrangheta e la politica, il presunto 'ndranghetista Giuseppe D'Agostino minacciò l'assessore lombardo Domenico Zambetti, finito oggi in carcere. La telefonata è riportata nell'ordinanza del gip Alessandro Santangelo. Dopo questa frase, scrive il giudice, il politico "risulta chiaramente spaventato e rassegnato", La telefonata intercettata, il 15 marzo 2011, ''é emblematica", secondo il gip, "non solo per il suo contenuto, ma anche e soprattutto per il tono usato dagli interlocutori: D'Agostino usa, infatti, toni decisi e autorevoli, nei quali è possibile scorgere una sottintesa quanto velata minaccia". D'Agostino si interessa dello stato di salute dell'assessore e "gli raccomanda 'bisogna fare attenzione ...' ed aggiunge, dopo una lunga e significativa pausa 'con il mangiare ...'". Da parte del politico, spiega il gip, "il tono di voce" è "spaventato e rassegnato". Poi D'Agostino prosegue dicendo: "ehh mi permetto di dirle solo ... di ricordarle la faccenda della figlia ... del nostro amico ... ah", riferendosi alla "questione relativa all'assunzione della figlia di Eugenio Costantino", arrestato, che l'assessore si era impegnato a fare. La telefonata, secondo il gip, ottiene "il suo scopo". Il politico risponde al presunto boss: "Ok, tranquillo che lo farò". E D'Agostino: "Tante, tante buone cose lei e la famiglia, stia tranquillissimo su tutto, stia bene"

    Sindaco a boss: vieni che cè la Minetti. Il sindaco di Sedriano (Milano), Alfredo Celeste, chiamò il presunto boss della 'Ndrangheta Eugenio Costantino, arrestato nell'operazione di oggi della Procura di Milano, per invitarlo a una "manifestazione da lui organizzata la sera successiva a Sedriano, alla quale avrebbe partecipato la consigliera regionale Nicole Minetti". E' uno dei particolari che emerge dall'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere, tra gli altri, lo stesso Costantino e l'assessore regionale Domenico Zambetti. Celeste, ricostruiscono i pm nella richiesta di arresto, pregava Costantino "di portare con sé un certo numero di persone per poter far fronte a eventuali contestatori, tenuto conto della ben nota vicenda che poco tempo prima aveva visto coinvolta la medesima Minetti". La ricostruzione della telefonata è raccolta nell'ordinanza stessa.

    Boss organizzò 200 cene elettorali. ''Ho organizzato forse duecento cene fino adesso (...) io sto facendo parecchie campagne elettorali (...) mi sono scelto i più belli locali di Milano". Così il presunto boss della 'ndrangheta, Eugenio Costantino, spiega ad un'amica, intercettato, il suo 'attivismo' nell'organizzazione di cene per campagne elettorali nel Milanese, comprese quelle per l'assessore regionale Domenico Zambetti, arrestato oggi. "Oh, l'assessore che gli abbiamo fatto noi la campagna elettorale, hanno speso più di quattro milioni di euro, mamma mia, quattro milioni di euro", dice ancora Costantino al telefono nel giugno 2011. E all'amica che gli chiede chi abbia pagato quegli eventi per le campagne elettorali che lui organizza, il presunto boss risponde: "Gli investitori, allora un po' il partito diciamo se é la sinistra un po' la sinistra se è il Pdl ... noi chi li paga, siamo noi contribuenti".

    'ndrangheta infiltata nel Pirellone. La "contiguità mafiosa" dell'assessore regionale lombardo Domenico Zambetti ha consentito alla "'ndrangheta lombarda di infiltrarsi in uno dei gangli decisivi dell'istituzione regionale" e ha "procurato un immediato arricchimento all'associazione mafiosa rappresentato dalle somme di denaro contante erogate, in cambio delle preferenze elettorali, dall'esponente politico". Lo scrive il gip di Milano Alessandro Santangelo nell'ordinanza di custodia cautelare. Zambetti, spiega ancora il gip, infatti ha promesso, e "in parte concretamente" attuato, "assunzioni presso enti pubblici" e la "assegnazione preferenziale di appalti pubblici gestiti dalla Regione" e un'altra "serie di favori".

    Prima volta voto di scambio: Con l'inchiesta che ha portato agli arresti 20 persone, tra cui l'assessore lombardo Domenico Zambetti, è stato dimostrato "per la prima volta" in Lombardia l'esistenza del voto di scambio e soprattutto si è applicato "l'articolo 416 ter del codice penale che punisce chi chiede i voti alle cosche e in cambio paga". Lo ha chiarito il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini.

    Zambetti inglobato e minacciato. L'assessore regionale lombardo, Domenico Zambetti, finito oggi in carcere, per il suo tornaconto personale di ottenere voti, sarebbe poi rimasto "inglobato nel meccanismo di favori da concedere alla 'Ndrangheta'' e non si poteva sottrarre. Quando ci ha provato "sono scattate le minacce e le intimidazioni". Lo ha spiegato il procuratore aggiunto Ilda Boccassini. Il magistrato ha ribadito che "l'aspetto inquietante di questa inchiesta è il patto tra un uomo delle Istituzioni e l'organizzazione mafiosa che pretende favori".

    PM: Divise mazzetta con boss. In una intercettazione ambientale, agli atti dell'inchiesta che oggi ha portato all' arresto di 20 persone, gli investigatori hanno potuto registrare 2 presunti 'ndranghetisti, Eugenio Costantino e Giuseppe D'Agostino, mentre si dividevano la mazzetta da 30.000 euro, appena incassata dall'assessore lombardo Domenico Zambetti. L'episodio, che risale al 15 marzo 2011 e che riguarda l'ultima tranche della tangente da 200.000 euro che avrebbe pagato Zambetti in cambio di voti, è stato raccontato dai pm in un una conferenza stampa. In alcune intercettazioni i presunti 'ndranghetisti parlavano di incontri con l'assessore per portargli circa 4.000/4.500 voti. Gli investigatori avrebbero riscontri su 2 incontri tra il politico e gli altri 2 arrestati in un ufficio dell'associazione 'Centro e Liberta'' di via Mora a Milano, nel corso dei quali il politico avrebbe pagato le ultime 2 rate della tangente. Costantino inoltre avrebbe raccolto voti anche per le elezioni comunali del 2011 di Rho nel milanese. In quella occasione Costantino sarebbe stato contattato dal medico Marco Silvio Scalambra, il quale gli avrebbe chiesto di raccogliere voti per tale Tizzoni che correva per una lista civica. Quest'ultimo però si sarebbe rifiutato di aver 100/200 voti dalla "lobby calabrese" e avrebbe risposto "non accetto quei voti". Il procuratore aggiunto Boccassini ha comunque sottolineato come l'uomo, pur avendo rifiutato i voti, non abbia denunciato l'episodio. Nessuna denuncia è arrivata nemmeno in occasione di alcuni 'recuperi crediti' messi in atto da parte degli uomini della 'ndrangheta in favore di imprenditori. Boccassini ha parlato riferendosi a questi episodi ''dell'anti-Stato che diventa più forte dello Stato".

    Inquinate anche elezioni di Milano. La 'ndrangheta avrebbe inquinato anche le elezioni comunali milanesi del 2011. E' quanto è emerso dalla conferenza stampa in procura,dove si è parlato di Vincenzo Giudice, il padre di Sara Giudice, l'anti-Minetti,che risulta indagato per aver accettato voti per la figlia, promettendo di favorire esponenti del clan su appalti. Il pm della Dda Giuseppe D'Amico - presente alla conferenza stampa in Procura assieme anche al procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e al comandante provinciale dei carabinieri milanesi, Salvatore Luongo - ha descritto anche la vicenda che riguarda Vincenzo Giudice. Il pm ha spiegato che 2 presunti 'ndranghetisti, Eugenio Costantino e Alessandro Gugliotta, avrebbero raccolto voti per Sara Giudice candidata alle elezioni comunali del 2011 ma che poi non venne eletta. La cosca avrebbe promesso 400/500 voti per lei e avrebbe contattato suo padre, Vincenzo Giudice. i mafiosi avrebbero chiesto denaro in cambio di voti, ma Giudice, stando a quanto spiegato dal pm, avrebbe detto di non voler pagare. Avrebbe pero', secondo gli investigatori, accettato i voti dei mafiosi dicendo che li avrebbe in seguito favoriti in relazione ad appalti legati ai lavori nelle metropolitane e alle scuole. Uno dei due presunti 'ndranghetisti si sarebbe presentato in prima battuta a Giudice come un avvocato. Questo il motivo, secondo la spiegazione del pm, per cui non e' stata chiesta la misura cautelare per Vincenzo Giudice.

    A cena con presunto boss. Le indagini, coordinate dai carabinieri del comando provinciale di Milano e dalla Dda milanese, avrebbero accertato anche la presenza a una cena in un ristorante milanese dell'assessore regionale lombardo Domenico Zambetti e del presunto boss della 'ndrangheta Paolo Martino, gia' coinvolto in altri procedimenti penali sulle infiltrazioni mafiose in Lombardia. Lo hanno chiarito i pm milanesi. (

    PM: Assessore assunse figlia boss. L'assessore lombardo Domenico Zambetti avrebbe fatto assumere la figlia di Eugenio Costantino, presunto 'ndranghetista, in cambio dei voti della cosca. E' quanto hanno spiegato i pm nel corso della conferenza stampa. La figlia del presunto boss sarebbe stata assunta all'Aler e il politico si sarebbe speso anche per favori alla mafia calabrese su alcuni appalti.

    Concorso esterno dal 2009. All'assessore regionale lombardo Domenico Zambetti, finito in carcere stamani per voto di scambio con la 'ndrangheta, viene contestato di essere stato concorrente esterno nell'associazione mafiosa calabrese dal 2009 sino ad oggi. E' quanto si evince dalla nota firmata dalla Procura di Milano che ha confermato i 20 arresti di stamani. Diciotto persone sono finite in carcere, 2 ai domiciliari e per altre 2 l'obbligo di dimora. Nella nota firmata dal procuratore capo Edmondo Bruti Liberati - in Procura ci sara' una conferenza stampa alle ore 11 riguardo all'operazione - si spiegano nel dettaglio i reati contestati alla ventina di persone arrestate. A Giuseppe D'Agostino, Sabatino Di Grillo, Vincenzo Evolo, Eugenio Costantino, Ciro Simonte, Alessandro Gugliotta, Salvatore Etzi e Giampiero Guerrisi viene contestata l'associazione mafiosa a partire dal 2009. A Costantino e a D'Agostino anche la detenzione di armi. All'assessore Zambetti lo "scambio elettorale politico mafioso", che avrebbe commesso a Milano "in epoca antecedente e prossima al 18/19 marzo 2010, e successivamente sino al 15 marzo 2011". Per lui anche l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa "dal 2009 sino ad oggi". Zambetti risponde poi assieme a Costantino e D'Agostino di corruzione in concorso aggravata a partire "dal 18/19 marzo 2010 e sino al 18 settembre 2011". Anche Marco Silvio Scalambra è accusato di corruzione in concorso con Costantino. Per Ambrogio Crespi, fratello di Luigi il sondaggista, l'accusa è di "associazione mafiosa" dal mese di marzo 2010 e fino ad oggi. Poi nel dettaglio vengono indicati anche i nomi di tutti gli altri arrestati accusati a vario titolo di tentata estorsione aggravata, estorsione aggravata (episodi commessi tra Crema, Settimo Milanese, Assago e Cuggiono). Poi altri episodi di detenzioni di armi e anche un sequestro di persona a scopo di estorsione che sarebbe avvenuto nel milanese. Più alcuni fatti di ricettazione, riciclaggio e falso.

    Tra arrestati c'è fratello Crespi. Tra gli arrestati dell'operazione che ha portato in carcere stamani l'assessore regionale lombardo Domenico Zambetti c'é anche Ambrogio Crespi, fratello dell'ex sondaggista Luigi Crespi. Complessivamente nell'ambito dell'inchiesta, coordinata dal pm di Milano Giuseppe D'Amico, con ordinanza firmata dal gip milanese Alessandro Santangelo, sono finite in carcere una ventina di persone. Al centro l'accusa di voto di scambio. L'assessore Zambetti è accusato di scambio elettorale politico-mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata dalla finalità mafiosa, per aver pagato 200 mila euro per ottenere da esponenti della 'ndrangheta, in particolare dei clan Mancuso e Morabito, e anche attraverso l'appoggio di quello dei Barbaro-Papalia, un pacchetto di 4 mila voti utili per la sua elezione alle ultime regionali. Sarebbero Giuseppe D'Agostino e Costantino Eugenio le due persone che avrebbero agito per conto dei clan per far avere i voti al politico. Anche Ambrogio Crespi (a lui viene contestato il concorso esterno in associazione mafiosa), secondo l'accusa, si sarebbe occupato di raccogliere i voti. Nell'ambito dell'inchiesta sono state disposte intercettazioni, anche ambientali, e una microspia avrebbe captato una conversazione tra D'Agostino e Eugenio che avrebbe accertato il pagamento dell'ultima tranche di 30 mila euro (sui 200 mila complessivi) da parte del politico, dopo un incontro in un ufficio di una sua associazione.

    Cosche offrirono voti anti-Minetti. Gli uomini della 'ndrangheta avrebbero contattato per le elezioni del 2010 anche Sara Giudice, la cosiddetta anti-Minetti, che contestò la candidatura nel 'listino' dell'igienista dentale. Secondo quanto si è appreso gli uomini della 'Ndrangheta si sarebbero presentati come un gruppo di imprenditori. Sara Giudice non sarebbe stata quindi consapevole del legame del gruppo con la criminalita' e infatti non è indagata. Accertamenti, invece, sarebbero in corso nei confronti del padre, Vincenzo Giudice.
    'Sara sta piangendo da questa mattina, da quando è iniziata a circolare la notizia e io sto impazzendo perché le assicuro che non conosco nessuno dei nomi che stanno circolando": così Vincenzo Giudice, padre di Sara Giudice la cosiddetta anti-Minetti, replica alle notizie secondo le quali le cosche della 'Ndrangheta si sarebbero offerte per garantirle i voti alle elezioni regionali del 2010. ''Dicono - spiega il padre - che Sara era inconsapevole ma posso assicurare che anche io ero inconsapevole. Quei personaggi di cui si parla io non li ho mai conosciuti e non li ho mai visti". Poi ricorda: "Sara si è presentata con la lista 'Milano-merita' ma non avevamo i soldi per fare la campagna elettorale. L'hanno aiutata i suoi amici e le persone a lei vicine. Andavano ad attaccare i manifesti e a distribuire un po' di pubblicità. Abbiamo fatto una campagna elettorale con quattro soldì"
    Tutto assurdo. "E' tutto assurdo": è il primo commento di Sara Giudice, la cosiddetta anti-Minetti che alle elezioni regionali del 2010 si schierò contro la candidatura dell'igienista dentale, alle notizie secondo le quali la 'Ndrangheta le avrebbe assicurato un pacchetto di voti''. Sara Giudice non riesce a trattenere le lacrime, poi continua: "Provo tanto dolore perché ho fatto una battaglia difficile e sconveniente. Ho cercato i voti tra la gente andando tutti i giorni per le strade e nei mercati. La gente mi fermava, voleva sapere e mi faceva i complimenti per la mia scelta". "E poi - conclude - secondo lei la 'Ndrangheta punta una ragazza di 26 anni che ha fatto la scelta che ho fatto io...?''.
    Raccolta coercitiva per i voti della Giudice. C'é stata una "raccolta coercitiva dei voti di preferenza" alle elezioni comunali milanesi del 2011 "a favore" di Sara Giudice, la cosiddetta 'anti-Minetti', che poi però non è stata eletta. Lo scrive il gip di Milano, Alessandro Santangelo, nell'ordinanza con al centro i rapporti tra 'ndrangheta e politica in Lombardia. Uno degli arrestati, Eugenio Costantino, presunto affiliato alla mafia calabrese, ''presentandosi con il falso nome di 'avv. Roberto Licomo' - ricostruisce il gip - e come rappresentante di una cordata di imprenditori e di liberi professionisti (e quindi in questo unico caso non come "ndranghetistà) stringeva, nel mese di maggio 2011, con Vincenzo Giudice", padre di Sara, "un accordo corruttivo". Giudice, ricorda il gip, era all'epoca "presidente del cda della 'Metro Engineering srl', società partecipata dalla 'Metropolitana milanese spa', e quindi esercente un servizio pubblico". L'accordo prevedeva "lo scambio della promessa di raccogliere voti a favore della figlia dello stesso Giudice", a fronte "della promessa concreta di assegnazione preferenziale di appalti e lavori pubblici per la costruzione della metrotranvia di Cosenza e successivamente riguardanti le scuole". Appalti che "sarebbero stati girati a società e cooperative controllate da gruppi della 'ndrangheta''. Costantino poi, con altri arrestati, Alessandro Gugliotta e Ciro Simonte, si rendeva "promotore della raccolta coercitiva di voti a favore di Sara Giudice". Raccolta, prosegue il gip, "attuata rivolgendosi, e comunque tentando di rivolgersi, ad esponenti del clan Di Grillo-Mancuso" e a uomini del clan "Morabito-Palamara-Bruzzaniti", come "Paolo Antonio e Ferraro Giuseppe, alias 'Il Professore'".
    Mio padre non poteva garantire nulla. "Mio padre non aveva ruoli politici o istituzionali di alcun tipo, e non poteva garantire niente a nessuno". Ad affermarlo è l'ex consigliere di zona del Pdl Sara Giudice, che ha lasciato il partito nel 2010 per protesta contro l'elezione di Nicole Minetti alle elezioni regionali, che ha incontrato i giornalisti per parlare delle indagini che coinvolgono anche suo padre, nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'assessore regionale alla Casa Domenico Zambetti. L'uomo, come ha confermato la figlia, "sarà ascoltato tra una decina di giorni" dagli inquirenti. "La carica di mio padre nella società della quale era presidente era in scadenza nel 2011 con la fine della Giunta Moratti - ha spiegato - politicamente aveva finito il suo percorso, si era dimesso dal Pdl e non avrebbe potuto garantire niente"
    Mi hanno voluta incastrare. "Si tratta di un complotto, qualcuno aveva tutto l'interesse nel farmi incastrare". Lo ha spiegato l'ex consigliere di zona del Pdl Sara Giudice, che nel 2010 lasciò il partito per protesta contro la candidatura di Nicole Minetti, replicando alle notizie secondo le quali la 'ndrangheta si sarebbe offerta di garantirle voti alle elezioni regionali. ''Alla 'ndrangheta non interessa una ragazza di 26 anni che vuole combattere quel sistema che oggi ha portato all'arresto di un assessore del Pdl - ha proseguito - non avevo alcun bisogno di comprare i voti e non mi è passato neanche nell'anticamera del cervello. Da quando ho iniziato la mia battaglia ho avuto tutti contro ci sono stati ministri della Repubblica che mi hanno offerto posti di lavoro in Mondadori, e credo che qualcuno si sia molto arrabbiato quando ho denunciato questo fatto". Sara Giudice ha aggiunto che per "portare avanti una battaglia per il merito e per la pulizia" è andata contro "quello che allora era l'uomo più potente in Italia, Silvio Berlusconi, e questo ha dato fastidio a molti". "In Italia chiunque cerca di fare qualcosa di pulito e onesto viene travolto - ha concluso - io andrò avanti per la mia strada".

    Centrosinistra diserta Lavori Regione. Le opposizioni del centrosinistra in Regione Lombardia hanno deciso oggi di non partecipare ai lavori delle Commissioni consiliari e agli impegni istituzionali della Regione Lombardia, dopo l'arresto dell'assessore Domenico Zambetti. "Un'accusa gravissima" ha detto il segretario regionale del Pd, che interpellato telefonicamente ha confermato che a mezzogiorno ci sarà una riunione comune dei gruppi di Pd -Idv-Sel da cui uscirà la posizione da tenere. Quasi certo verranno richieste le dimissioni di Formigoni.

    Lunga militanza politica. Domenico Zambetti, arrestato questa mattina con l'accusa di voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa, è nato a Bari il 15 settembre 1952 e vive e lavora a Milano dal 1973. Dirigente dell' ASL Città di Milano, ha iniziato la sua attività presso l'assessorato regionale alla Sanità - Ufficio Medico Provinciale di Milano. Ha fatto parte per numerosi anni del CRIAL, (Comitato Regionale Inquinamento Atmosferico della Lombardia). Ha ricoperto l'incarico di Segretario della Commissione analitica per l'incidente di Seveso e ha iniziato la sua attività politica nella Dc prima come consigliere del Comitato Sanitario di Zona di Vimercate (Milano) poi come consigliere comunale di Cassina dé Pecchi (Milano), assessore comunale quindi Sindaco. Oltre che Componente della Commissione Aree Metropolitane dell' Unione Province d'Italia a Roma, è stato anche componente del Consiglio Nazionale della Protezione Civile. Dal 1995 al 1999 ha svolto il ruolo di assessore al Bilancio, Programmazione Finanza, Demanio Patrimonio e Protezione Civile della Provincia di Milano. Il 16 aprile 2000 è stato eletto consigliere regionale della Lombardia nella circoscrizione di Milano. Presidente del gruppo consiliare 'Cristiano Democratici Uniti - Partito Popolare Europeo', è stato nominato coordinatore regionale dell'Unione dei Democratici di Centro (UDC), incarico svolto fino a febbraio 2006, quando è stato nominato presidente lombardo della Democrazia Cristiana per le Autonomie, confluita nel PDL a marzo 2009 ed all'interno del quale ha ricoperto il ruolo di Vice Coordinatore Regionale. Durante la VII legislatura ha ricoperto gli incarichi di Presidente della Commissione consiliare Ambiente e Protezione civile, Consigliere Segretario della Commissione speciale per lo Statuto. Promotore e socio fondatore dell'ISPRO (Istituto Studi e Ricerche sulla Protezione Civile), nell'aprile 2005, è stato rieletto consigliere regionale e nominato dal presidente Roberto Formigoni assessore alla Qualità dell'Ambiente. Dal luglio 2006 ha ricevuto la delega all'Artigianato e Servizi. E' stato rieletto in Consiglio regionale nel 2010 e nominato dal Presidente Roberto Formigoni assessore alla Casa.

    Salvini: Lombardia reagirà. "Attendiamo notizie di Zambetti, abbiamo disdetto tutti gli altri incontri e abbiamo convocato una riunione del gruppo consiliare già questa sera". Lo afferma il segretario della Lega lombarda Matteo Salvini interpellato sull'arresto all'assessore regionale Domenico Zambetti alla casa. La Lega - ha aggiunto - è nata per combattere la 'ndrangheta, Maroni e' stato il miglior ministro anti-mafia: la Lombardia ha sempre reagito e lo farà anche ora".

    Le promesse per l'expo 2015. Non ci sono soltanto i 200mila euro pagati alla 'ndrangheta in cambio di 4mila voti: alle cosche Domenico Zambetti avrebbe promesso qualsiasi aiuto per mettere le mani sugli appalti pubblici, compresi quelli relativi all'Expo 2015. L'ennesimo capitolo "politico-mafioso" come lo chiamano gli inquirenti, è raccontato nell'ordinanza di custodia cautelare con cui il Gip di Milano ha spedito in carcere l'ex assessore alla casa della giunta Formigoni e altri indagati. La chiave d'accesso al 'sistema' è un'intercettazione ambientale del 13 maggio dell'anno scorso tra Eugenio Costantino e Alessandro Gugliotta, due presunti affiliati alla 'ndrangheta. Quei personaggi con cui, scrive il gip, Zambetti aveva rapporti "forti e risalenti nel tempo" e ai quali prometteva, appunto, di agevolarli "personalmente o per interposta persona nell'assegnazione di appalti pubblici di qualsiasi tipo (edili, di facchinaggio e altri), gestiti dalla regione Lombardia". In quell'intercettazione, Costantino è chiarissimo: "Però adesso ti faccio un esempio...se mò Zambetti ci da un lavoro, o noi gli diciamo 'Mimmo', guarda che c'è quel lavoro, c'è che ce lo devi far dare, adesso tu sai che c'è l'Expo, lui ci può aiutare e lì guadagniamo tutti noi...'." E per essere ancora più preciso sul coinvolgimento dell'ex assessore: "noi dobbiamo dirgli: 'Mimmo, noi sappiamo che c'è il bando di questa cosa qui, lui me l'ha detto chiaro, noi sappiamo che li può prendere...lui farà di tutto per farcelo avere...più di così d'altronde, non è che...cerchiamo di trovare noi qualche lavoro che lui ce lo fa prendere e noi ci guadagniamo...lui ci aiuta...non è una persona cattiva...adesso cerchiamo di trovare qualche lavoretto, glielo diciamo, 'Mimmo, ci devi far prendere questo lavoro...e lui vedrai che ce lo farà prendere ...". Anche perché, ragionano i due presunti ndranghetisti, le aziende colluse sono già lì pronte a lavorare. "Vedi che guadagniamo anche noi - ripete infatti Costantino - anche perché noi le imprese ce le abbiamo, le cooperative ci sono". E Gullotta: "quelle ci sono, non è il problema". "Appare evidente - scrive il Gip nell'ordinanza - che le capacità d'influenza che i 'calabresi' hanno raggiunto nei confronti di Zambetti è elevatissima". Ed è per questo che "pensando di inserirsi nel meccanismo deviato degli appalti pubblici, l'attenzione delle cosche calabresi è evidentemente concentrata anche sui lavori dell'Expo 2015". Per capire quanto sia invischiato l'ex assessore, i pm citano poi una vicenda riguardante alcuni appalti a Rho. Gullotta si lamenta con Costantino perché "a quelli di Rho ha dato un sacco di lavori...gli sta dando...e quello lì non gli ha raccolto nemmeno un voto". Apprendendo la notizia, Costantino è più che esplicito: "gli facciamo un culo così...io adesso glielo dico...gli dico scusa, guarda Mimmo che a me m'hanno detto con sicurezza che tu...io gli do del tu...tu stai dando del lavoro a delle persone...allora gli facciamo il culo così...guarda a Zampetti ce l'abbiamo in pugno". Tanto da potergli chiedere qualunque cosa: "me ne fotto che non è costruzioni - dice ancora Costantino - a noi può darci di tutto, di facchinaggio, di manutenzione, costruzioni...noi abbiamo le ditte dove rivolgerci...e ci prendiamo la nostra parte".

    Il profilo di Zambetti. La carriera politica di Domenico Zambetti, Mimmo per amici e conoscenti, è iniziata nella Dc e in fondo sempre democristiano ha continuato a sentirsi, anche quando ha aderito al Patto Segni, poi al Cdu, è diventato coordinatore regionale dell'Udc e infine è passato nella Dc per le Autonomie che nel 2009 ha aderito al Pdl. Non a caso nel suo ufficio teneva in bella mostra una foto di Angela Merkel e sul suo sito ha postato una intervista su don Sturzo che ha fatto a Giulio Andreotti. Chi lo conosce lo descrive scaramantico (ha una collezione di elefanti con la proboscide all'insù che ama anche regalare come portafortuna), amante del pesce, dei crostacei come le ostriche, della buona tavola e del buon vino, generoso, pronto allo scherzo e ad ascoltare tutti. Non era difficile trovare qualcuno in attesa di parlargli davanti al suo ufficio. Il suo nome è finito sui giornali per lo scandalo degli affitti vip, perché ha acquistato un appartamento in corso Sempione dal Pio Albergo Trivulzio per 533 mila euro. Ed è stato citato - ma in nessun modo indagato - in un'inchiesta sulla 'ndrangheta del 2010. Nato a Bari, nel 1952 e' arrivato a Milano quarant'anni fa. Dirigente dell'Asl di Milano, padre di due figli, nonno talmente orgoglioso da far inserire il nome dei nipoti nel curriculum sul sito della Regione, ha iniziato la carriera politica come consigliere comunale di Cassina Dé Pecchi, comune di cui è diventato anche sindaco. Nel 1995 è stato nominato assessore al Bilancio della Provincia di Milano, in una giunta di centrosinistra guidata da Livio Tamberi in quota Patto Segni e se ne è andato nel 1999. Al Pirellone è arrivato nel 2000 con il Cdu e da allora non ha più lasciato la Regione, nemmeno quando è diventato coordinatore regionale dell'Udc nel 2003. Alla Dc di Rotondi ha aderito quando ancora era coordinatore del partito di Casini a gennaio 2006. "In attesa che rinasca la Dc - aveva commentato allora Gianfranco Rotondi - siamo riusciti a mettere insieme la vecchia famiglia della Cdu di cui era presidente Roberto Formigoni e segretario Rocco Buttiglione". Nel 2005 è entrato in giunta come assessore all'Ambiente e poi dal luglio 2006 all'Artigianato, rieletto nel 2010 è diventato assessore alla Casa.

    Sono 13 gli indagati del Pirellone. Con l'arresto di Domenico Zambetti, assessore alla Casa della Giunta Formigoni, sale a 13 il numero di esponenti politici - fra Giunta e Consiglio - indagati dal 2010, inizio della legislatura al Pirellone. Proprio l'altro ieri, è stato condannato in primo grado a due anni e mezzo per falso e truffa il consigliere del Pdl Gianluca Rinaldin mentre la scorsa settimana è stato chiesto il rinvio a giudizio per varie ipotesi di reato, fra cui corruzione, per l'ex vice presidente dell'Aula, Filippo Penati, ex Pd. Questa sorta di 'elencò stilato dai media per raccontare, in questi mesi, le vicende che intrecciano politica e giustizia in Regione Lombardia comprende il presidente Roberto Formigoni (Pdl), accusato di corruzione aggravata nella inchiesta sulla Fondazione Maugeri; l'ex presidente del Consiglio regionale, Davide Boni (Lega), accusato di corruzione; i due suoi ex vicepresidenti Penati appunto e Franco Nicoli Cristiani (Pdl, che, arrestato, si è dimesso dal Consiglio regionale), accusati a loro volta di corruzione; l'ex consigliere segretario Massimo Ponzoni (Pdl), arrestato a gennaio con varie accuse fra cui la corruzione e la bancarotta fraudolenta. Sia Boni sia Nicoli sia Ponzoni, fra l'altro, sono stati assessori regionali nelle Giunte precedenti. Indagati, al Pirellone, anche il consigliere del Pdl Angelo Giammario, ex sottosegretario di Formigoni, per corruzione; l'attuale assessore alla Sicurezza, Romano La Russa, accusato di finanziamento illecito; la consigliera Pdl Nicole Minetti, a processo per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile nell'ambito del caso Ruby. In un'inchiesta per tifo violento è, invece, stato coinvolto l'assessore leghista Daniele Belotti. Fuori ormai dalla politica, dunque senza alcun incarico, ma dentro questo 'elenco' ci sono l'ex consigliere leghista Renzo Bossi (dimessosi per l'inchiesta sull'uso dei rimborsi elettorali del Carroccio nella quale è accusato di appropriazione indebita) e l'ex assessore sempre leghista, Monica Rizzi, sospettata in passato di aver prodotto dossier proprio per screditare avversari interni di Bossi Jr.

    Formigoni "Revocate deleghe Zambetti". ''Ho le notizie che avete voi - ha commentato Formigoni, a margine di un evento a Milano, la notizia dell'arresto di Zambetti -. E' chiaro che ciò di cui si sta parlando è qualcosa di estremamente grave. Non ho notizie oltre a quelle che hanno battuto le agenzie questa mattina. Quindi intendo approfondirle e vedere di cosa si tratta". Il governatore ha poi spiegato che la delega di Zambetti "sarà gestita senza rottura di continuità e già negli incontri di stamattina sarà sostituito dal direttore generale Nova e, per la firma di un importante accordo, dall'assessore Luciana Ruffinelli", assessore allo Sport.
    Formigoni, sempre secondo le stesse fonti, avrebbe infatti ricordato ai suoi assessori di avere chiesto due volte negli ultimi mesi "a tutti gli assessori se avevano la coscienza libera e fossero disposti a fare gli assessori a esclusivo vantaggio dei cittadini". Il governatore avrebbe ricordato anche che a quelle richieste gli era "stato garantito che tutto era rigorosamente conforme alla legge". All'ultima parte della seduta della Giunta che si è tenuta nel pomeriggio non avrebbero partecipato i tecnici della Regione, dunque la riflessione di Formigoni è stata solo per i rappresentanti politici.

    Pisapia "Fatto gravissimo. ''E' un fatto non grave ma gravissimo. Sono contestati reati che non possono non avere una punizione": così il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha commentato, a margine dell'International Participants Meeting di Expo Milano, l'arresto dell'assessore regionale lombardo alla casa, Domenico Zambetti, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il sindaco ha detto di aver appreso la notizia stamattina e se da una parte ha ricordato che "chiaramente dovranno essere verificate tutte le accuse", dall'altra ha sottolineato che "per un'ordinanza di custodia cautelare sono necessari gravi indizi di colpevolezza. Il che vuol dire che le indagini sono già avanti. Certo è - ha ribadito - che non si può più andare avanti così". A proposito poi del coinvolgimento nell'indagine anche dell'ex consigliere comunale Vincenzo Giudice, Pisapia ha aggiunto che dal suo arrivo a Palazzo Marino "ho subito allontanato alcune persone indagate o su cui c'erano elementi di sospetto serio rispetto a un comportamento illecito. Certo è che ho fatto il possibile e l'impossibile il Comune di Milano non può farlo". Per questo "é giusto che ci sia la magistratura che indaghi e soprattutto che tutti i protocolli d'intesa non siano solo pezzi di carta ma realtà fondamentali per la legalità e per evitare infiltrazioni".

    Saviano: Cosa dice ora Maroni. ''Zambetti: 200mila euro pagati alla ndrangheta in cambio di voti. Cosa dice Maroni? E chi firmò accusandomi di aver dato del mafioso al Nord?". Così Roberto Saviano commenta a caldo su twitter l'arresto dell'Assessore regionale della Lombardia Domenico Zambetti.

    Crespi: Un errore arresto mio fratello. ''Un colossale errore", così il sondaggista Luigi Crespi ha definito l'arresto del fratello Ambrogio nell'ambito dell'inchiesta sulla 'ndrangheta che ha portato in carcere anche l'assessore regionale Domenico Zambetti. "Questa mattina intorno alle 5 - ha spiegato in una nota Crespi - hanno arrestato mio fratello Ambrogio. Poco fa le carte non erano ancora disponibili alle cancellerie, benché pare che girino già tra i giornalisti. Inoltre, nelle poche parole dedicate a lui nella conferenza stampa tenuta dagli inquirenti alle 11, Ambrogio è stato definito "noto sondaggista" e si sa che mio fratello non ha mai fatto sondaggi in vita sua, quindi non vorrei che avessero sbagliato persona! E' da quando è nato mio fratello che io vivo in simbiosi con lui, un'intesa perfetta, professionale e umana, che non ha mai avuto interruzioni". ''Mio fratello - ha aggiunto - è nato in un quartiere disperato, Baggio nella periferia di Milano. Si è sempre ritenuto fortunato ed ha sempre ritenuto giusto aiutare chi in quel quartiere cercava alternative ai soldi facili e alla criminalità e lo ha fatto aiutando persone, dando posti di lavoro, mettendosi a disposizione e sempre nella direzione della rettitudine e del ravvedimento, non si è mai negato a telefono a nessuno. E questo lo possono testimoniare decine di persone del suo vecchio quartiere". "Le accuse - ha proseguito - sono di associazione esterna con la 'ndrangheta, voto di scambio, corruzione, in un periodo nel quale io e mio fratello lavoravamo gia' a Roma, dove ci siamo trasferiti da qualche anno, e in una campagna elettorale, quella lombarda, in cui non fummo impegnati professionalmente con nessuno. Questi 2500 voti, che comunque non sono oggettivamente nella disponibilità di mio fratello, sarebbero andati a persone che non abbiamo memoria di aver mai incontrato e con cui comunque non abbiamo mai avuto rapporti". "Io - ha concluso - non entro nelle questioni processuali, sono talmente sicuro dell'innocenza di mio fratello e del fatto che non si possano trovare prove alle cose che non sono avvenute. E mi auguro che i giudici, i pubblici ministeri e le autorità preposte possano presto, prestissimo, restituire a mio fratello quello che oggi gli è stato tolto.".

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