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    Bernaudo e Ruffolo sentiti dal Giudice si dichiarano estranei ad accuse

     

     

    Bernaudo e Ruffolo sentiti dal Giudice si dichiarano estranei ad accuse

    20 nov 12 Hanno sostenuto di essere estranei alle accuse l'ex sindaco di Rende e consigliere provinciale di Cosenza del Pd, Umberto Bernaudo, e l'ex assessore comunale e provinciale, Pietro Paolo Ruffolo, arrestati e posti ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Catanzaro chiamata 'Terminator'. Bernaudo e Ruffolo, accusati di corruzione e corruzione elettorale, sono stati sentiti dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, Livio Sabatini, che ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare nei loro confronti. Il primo ad essere interrogato è stato Umberto Bernaudo, difeso dagli avvocati Francesco Calabrò e Sabato Romano, che ha risposto alle domande del giudice fornendo la sua versione dei fatti e sostenendo di essere estraneo ad ogni ipotesi accusatoria. Subito dopo è toccato a Pietro Paolo Ruffolo, difeso all'avvocato Franz Caruso, che ha risposto alle domande respingendo le accuse. Al giudice sono state anche depositati una serie di documenti. Al termine dell'interrogatorio di garanzia l'avv. Caruso ha chiesto la revoca della misura cautelare per mancanza di indizi ed in subordine per l'insussistenza dell'esigenza cautelare relativamente alla possibile reiterazione del reato. Sulla richiesta dell'avvocato Caruso il Giudice si è riservato e deciderà nei prossimi giorni.

    Ruffolo dimesso da assessore. Pietro Paolo Ruffolo si e' dimesso dall'incarico di assessore alla pubblica istruzione della Provincia di Cosenza. Ruffolo, arrestato la settimana scorsa e posto dai domiciliari nell'inchiesta della Dda di Catanzaro chiamata 'Terminator', si era già autosospeso dall'incarico dopo il suo rinvio a giudizio per il reato di usura aggravata dalle modalità mafiose. Ruffolo ha inviato una lettera al Presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, nella quale afferma "mi dimetto per meglio difendermi ed evitare attacchi alla tua persona ed all'istituzione, da parte di chi non ha titoli morali". L'ex assessore si dice fiducioso nel lavoro che la magistratura svolgerà nel dimostrare la sua innocenza. "Pago - scrive ancora Ruffolo - non per essermi gonfiato le tasche, ma per le mie idee socialiste di umanità e vicinanza verso la povera gente. Pago, per aver, insieme alla giunta e al consiglio comunale della mia città cacciato dalla precarietà 200 famiglie di umili e deboli lavoratori, che grazie al loro prezioso lavoro hanno reso la città di Rende pulita e ordinata". "Pago - conclude Ruffolo - per aver fatto gli interessi del comune di Rende e dei suoi nobili abitanti, ma la verità prima o poi si farà strada".

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