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    No della Consulta a doppio incarico parlamentare-sindaco

     

     

    No della Consulta a doppio incarico parlamentare-sindaco. Calipari "Traversa scelga". Traversa "A tempo debito"

    21 ott 11 Delle due l'una: o si è parlamentari oppure sindaci. Il doppio incarico d'ora innanzi non è più consentito. La Corte Costituzionale, decidendo sul caso Raffaele Stancanelli, senatore del Pdl nonché sindaco di Catania, ha infatti bocciato la legge n.60 del 1953 nella parte in cui non prevede l'incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di un comune con più di 20mila abitanti. In una situazione di maggioranza parlamentare 'ballerina' che tiene sulle spine il governo, la sentenza della Consulta spiazza il centrodestra. Perché a dover decidere se optare per l'uno o per l'altro incarico saranno una decina i parlamentari-sindaci, tutti di Pdl e Lega, che sino ad oggi hanno alternato l'attività tra i banchi di Camera o Senato a quella di primi cittadini di grandi città con tanto di fascia tricolore al petto. Si tratta, per la precisione, di cinque deputati del Pdl (Adriano Paroli, sindaco di di Brescia; Giulio Marini, di Viterbo; Nicolò Cristaldi, di Mazara del Vallo; Marco Zacchera di Verbania; Michele Traversa di Catanzaro) e di un onorevole leghista (Luciano Dussin, sindaco di Castelfranco Veneto). A Palazzo Madama, invece, ci sono almeno tre primi cittadini del Pdl (Stancanelli, sindaco di Catania; Antonio Azzollini, di Molfetta; Vincenzo Nespoli, primo cittadino di Afragola). A loro potrebbero aggiungersi anche il leghista Gianvittore Vaccari (sindaco di Feltre) e il sentaore del Pdl Giuseppe Firrarello (di Bronte): entrambi i comuni hanno una popolazione intorno ai 20mila abitanti, ma il dato ancora non è certo. Mercoledì prossimo interverrà alla Camera il presidente della giunta delle elezioni Maurizio Migliavacca sulle iniziative per dare seguito alla sentenza. Il doppio incarico - è scritto nella sentenza n. 277 della Corte Costituzionale - comporta la "lesione non soltanto del canone di uguaglianza e ragionevolezza (art.3 della Costituzione) ma anche della stessa libertà di elettorato attivo e passivo (art.51)". Di fatto i giudici costituzionali, presieduti da Alfonso Quaranta, sono intervenuti con una sentenza additiva, colmando un vuoto legislativo che esiste dal 1953, in quanto la legge n. 60 sulle incompatibilità prevede espressamente la non eleggibilità alla carica di parlamentare nazionale dei presidenti delle Province e dei sindaci dei Comuni con più di 20mila abitanti, ma nulla dice riguardo all'ipotesi inversa, vale a dire sull'ineleggibilità a sindaco di chi è già parlamentare. Il precedente che ha aperto la strada al doppio incarico risale al 2002, quando la Giunta per le elezioni consentì all'allora parlamentare Diego Cammarata di essere anche sindaco di Palermo. La "previsione della non compatibilità di un 'munus' pubblico rispetto ad un altro preesistente, cui non si accompagni, nell'uno e nell'altro, una disciplina reciprocamente speculare, si pone in violazione della naturale corrispondenza biunivoca delle cause di ineleggibilità, che - scrive la Corte - vengono ad incidere necessariamente su entrambe le cariche coinvolte dalla relativa previsione, anche a prescindere dal dato temporale dell'elezione". Il primo ad esultare per la decisione della Consulta è Salvatore Battaglia, 47 anni, dipendente di un istituto di credito, che con il suo ricorso al Tribunale civile di Catania contro l'elezione di Stancanelli ha fatto sì che la questione arrivasse fino alla Corte Costituzionale: "é la vittoria del cittadino su un certo tipo di politica", grida. Il Pd, forte delle dimissioni da parlamentare di Piero Fassino all'indomani della sua elezione a sindaco di Torino, si dice pronto a dare battaglia. La Giunta per le elezioni della Camera si occuperà del caso già mercoledì prossimo. E mentre Stancanelli annuncia che sceglierà di fare il sindaco di Catania, il presidente dell'Anci, Graziano Delrio, tira un sospiro di sollievo perché la Consulta ha chiarito "in maniera definitiva una querelle che é andata avanti per molti anni". Una querelle che, almeno letterariamente, risale ai tempi del "Compagno don Camillo" di Guareschi: nominato senatore, Peppone si trasferisce a Roma e solo raramente torna al paesello sulle rive del Po di cui era l'amato sindaco comunista.

    Potrebbero essere 11, e tutti del centrodestra, i parlamentari sindaci di città con popolazione superiore ai 20mila abitanti che, in base alla sentenza della Consulta che impedisce i doppi incarichi, dovranno optare tra la fascia tricolore ed il seggio a Montecitorio o al Senato. In particolare, i parlamentari sindaci di grandi centri sono sei alla Camera e tre al Senato. Ma altri due senatori sindaci potrebbero essere chiamati ad optare: le città che governano, infatti, hanno una popolazione che sarebbe, pur se di pochissimo, superiore a 20 mila abitanti, anche se i dati ufficiali non sono concordanti e devono essere verificati. A Montecitorio, ad optare saranno chiamati, per il Pdl, Nicolò Cristaldi (sindaco di Mazara del Vallo), Adriano Paroli (sindaco di Brescia), Giulio Marini (sindaco di Viterbo), Marco Zacchera (sindaco di Verbania) e Michele Traversa (sindaco di Catanzaro). Per la Lega, dovrà optare Luciano Dussin (sindaco di Castelfranco veneto). Al Senato, in base alla sentenza della Corte costituzionale, l'opzione sarà richiesta per il Pdl ad Antonio Azzollini (sindaco di Molfetta), Enzo Nespoli (sindaco di Afragola) e Raffaele Stancanelli (sindaco di Catania). Potrebbero poi dover optare tra seggio a palazzo Madama e poltrona di sindaco anche Gianvittore Vaccari (sindaco di Feltre) e Giuseppe Firrarello (sindaco di Bronte): entrambi i comuni hanno una popolazione intorno ai 20mila abitanti, ma un dato certo non c'é. Nessuna opzione sarà richiesta, invece, ai parlamentari presidenti di provincia. Sono in tutto dieci, nove deputati e un senatore. I deputati presidenti di provincia del Pdl sono: Maria Teresa Armosino (Asti), Luigi Cesaro (Napoli), Edmondo Cirielli (Salerno), Antonio Iannarilli (Frosinone), Daniele Molgora (Brescia) e Antonio Pepe (Foggia). Quelli della Lega soni Daniele Molgora (Brescia), Ettore Pirovano (Bergamo) e Roberto Simonetti (Biella). Per l'Udc si tratta di Domenico Zinzi (Caserta). Uno solo è il senatore presidente di provincia: si tratta di Cosimo Sibilia del Pdl (Avellino).

    Calipari "Traversa scelga". "Ora che la Corte Costituzionale ha stabilito che le cariche di parlamentare e sindaco sono incompatibili vorrei invitare il sindaco del capoluogo della mia Regione, la Calabria, a dimettersi da una delle due cariche". Lo afferma in una nota la vicepresidente dei deputati del Pd e parlamentare calabrese, Rosa Villecco Calipari. "Mi rivolgo - aggiunge - all'onorevole Michele Traversa che é anche sindaco di Catanzaro perché, prendendo atto della sentenza, scelga se governare la sua città o sostenere Berlusconi in Parlamento. Nel primo caso saranno i cittadini di Catanzaro a giudicarlo. Nel secondo, l'Italia ha già detto che sta sbagliando".

    Traversa "A tempo debito". "Quando me lo chiederanno deciderò se fare il sindaco di Catanzaro oppure il parlamentare. Deciderò al momento opportuno". E' quanto ha detto il sindaco di Catanzaro, Michele Traversa (Pdl), in merito alla decisione della consulta sull'incompatibilità tra parlamentare e primo cittadino delle città con un numero di residenti superiori a 20 mila abitanti.

    Scalzo "Sorpreso da Traversa". "Sono a dir poco sorpreso dalle prime dichiarazioni rilasciate dell'onorevole Sindaco Michele Traversa dopo la pronuncia della Consulta circa l'incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di città superiori ai 20mila abitanti". Lo afferma in una nota il capogruppo del Pd al Comune di Catanzaro, Salvatore Scalzo. "Esprimere anche un solo dubbio - aggiunge - circa la scelta da compiere tra le due cariche significa mancare di rispetto ai cittadini catanzaresi che hanno votato solo pochi mesi fa alle elezioni amministrative. Confido davvero che si tratti solo di un errore delle agenzie di stampa, che il Sindaco vorrà smentire immediatamente e con fermezza. Ad ogni modo è veramente triste pensare che ciò che avrebbe dovuto essere un scelta di buon senso politico si trasformerà in un mero obbligo di legge".

    Anpci "Corretto che sindaci scelgano". "In un momento di crisi come questo, in cui i comuni fino a 1000 abitanti, senza le nostre lotte, sarebbero stati addirittura costretti a chiudere, mi pare che non si doveva aspettare la sentenza della Consulta: dimettersi dovrebbe essere correttezza degli stessi parlamentari che hanno il doppio incarico": a sostenerlo è Franca Biglio, battagliera presidente dell'Anpci, l'Associazione nazionale dei piccoli comuni. "Correttezza di questi parlamentari sarebbe scegliere se fare il sindaco o il parlamentare. Mi sembra troppo che se lo facciano dire, addirittura dalla Corte Costituzionale", conclude Biglio.

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