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    Omicidio Fortugno, confermati in Appello i 4 ergastoli

     

     

    Omicidio Fortugno, confermati in Appello i 4 ergastoli

    23 mar 11 La Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, presieduta da Bruno Finocchiaro con a latere Lilia Gaeta, ha emesso in serata la sentenza a carico degli imputati per l’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, avvenuta a Locri il 16 ottobre del 1985. I giudici di secondo grado hanno confermato l’ergastolo per Alessandro e Giuseppe Marcianò, Salvatore Ritorto e Domenico Audino, i primi due considerati mandanti del delitto e gli altri indicati come esecutori. Sono stati assolti Carmelo Dessì, che era già libero, e Vincenzo Cordì, di cui è stata disposta la scarcerazione. Ad Antonio Dessì è stata inflitta la pena di cinque anni ed otto mesi oltre che al pagamento di 1.000 euro di multa. Per i quattro condannati all’ergastolo è stato disposto anche il pagamento di una somma a titolo di risarcimento ai congiunti della vittima. Alla regione Calabria, alla Provincia di reggio, all’Asl di Locri ed al comune, che si erano costituiti parte civile, dovranno essere corrisposti 5.000 euro.

    Una sentenza giunta dopo quasi nove ore di camera di consiglio ed accolta con comprensibile soddisfazione dalla vedova, Maria Grazia Laganà, deputata del Pd, presente in aula con i figli Anna e Giuseppe. Tuttavia la parlamentare, anche stasera, così come ha fatto più volte in passato, ha sottolineato come l'omicidio del marito "non poteva essere deciso ad un livello così basso", lasciando intendere che le indagini devono proseguire per individuare il "terzo livello". Un'esortazione che fece anche dopo la sentenza di primo grado, il 2 febbraio 2009. La Laganà si è richiamata alle parole del procuratore nazionale antimfia che a suo tempo, definì quello di Fortugno come un delitto "politico-mafioso". Un'ipotesi che nasce anche dalle modalità e dal luogo del delitto. Fortugno, infatti, fu ucciso all'interno di Palazzo Nieddu, a Locri, dove era stato allestito il seggio per le primarie dell'Unione di Prodi. Un luogo, è il pensiero ancora presente in molti, che non può essere stato scelto a caso. Fino ad ora, però, le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia non hanno trovato elementi per suffragare quello che è il sospetto di molti e cioé che dietro l'omicidio Fortugno si celi un livello "politico". Il delitto dell'esponente politico della Margherita suscitò dolore e sgomento, non sono il Calabria, ma in tutta Italia ed a tutti i livelli. Sentimenti che il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi tradusse con la visita alla camera ardente allestita nell'aula del Consiglio regionale calabrese. Fu allora che Ciampi, visibilmente commosso, lanciò un'esortazione ai calabresi: "reagite con fermezza, non siete soli, l' Italia tutta è con voi". L'ondata di commozione, ma anche la percezione che la criminalità avesse fatto un balzo in avanti nella propria azione, provocò anche la decisa reazione da parte dello Stato che inviò in Calabria le migliori energie per rispondere con immediatezza. Uno sforzo che condusse, nel giugno successivo, all'arresto di mandanti ed esecutori del delitto. Un omicidio, é sempre stata la tesi dell'accusa, motivato dal rancore provato da Alessandro Marcianò, dipendente dell'ospedale di Locri, verso Fortugno "reo" a suo avviso di essere stato eletto al posto di un altro candidato, Domenico Crea, sostenuto dallo stesso Marcianò, che, comunque, non è mai stato coinvolto nell'inchiesta.

    "Ringrazio la magistratura reggina che ha confermato la sentenza di primo grado. Adesso aspettiamo le motivazioni. Per il momento sono troppo emozionata per poter aggiungere altro. Credo sia una soddisfazione non solo per i familiari, ma anche e soprattutto per la scioeta´ civile di Reggio che vorrei ringraziare". Lo ha detto Maria Grazia Lagana´ Fortugno, parlamentare del Pd e vedova di Francesco Fortugno, commentando la sentenza d´appello per l´omicidio del marito. "Io continuo a dirlo a gran voce - ha aggiunto - ed e´ giusto che continuino le indagini, perche´ l´uccisione di Franco non poteva essere decisa soltanto a livello locale. Adesso aspettiamo le motivazioni". Maria Grazia Lagana´ ha poi rimandato a quanto a suo tempo detto dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso che parlava del delitto Fortugno come un omicidio "politico-mafioso". "Io ne sono convinta - ha detto - tanto e´ vero che continuo a chiedere che si indaghi su un livello superiore. Questo e´ stato ribadito non solo da Grasso - ha proseguito - ma anche da altri magistrati. Chiedo verita´ e giustizia fino in fondo. Quello che dovevo fare io l´ho fatto fino in fondo, fin dal primo giorno".

    Il 2 febbraio del 2009 i giudici della Corte d’Assise di Locri avevano inflitto il carcere a vita ai quattro degli imputati: Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, ritenuti i mandati del delitto; Salvatore Ritorto e Domenico Audino, per il ruolo di esecutori del fatto di sangue. In primo grado, inoltre, erano stati condannati Carmelo e Antonio Dessi, rispettivamente a quattro e otto anni di carcere; e Vincenzo Cordì, considerato capo dell’omonima cosca, a dodici anni d reclusione. Nel processo d’appello, il sostituto procuratore generale Fulvio Rizzo, a conclusione della sua requisitoria, ha chiesto la conferma dell’ergastolo per mandanti ed esecutori del delitto. A loro carico anche una condanna a nove anni di reclusione per associazione mafiosa: reato per il quale, in primo grado, erano stati assolti. Nei confronti dei quattro imputati maggiori l’accusa ha invocato la riduzione, da tre anni a diciotto mesi, della pena accessoria del regime d’ isolamento carcerario. Conferma della condanna anche per Carmelo e Antonio Dessi, mentre un aumento di pena, da dodici a diciotto anni, è stato formalizzato a carico di Vincenzo Cordì. L’uccisione del Vicepresidente del Consiglio regionale avvenne il 16 ottobre del 2005 nell’androne di palazzo Nieddu del Rio di Locri, al cui interno era stato localizzato il seggio per le primarie del Pd.

    L’assassinio di Francesco Fortugno scosse il Paese e ai suoi funerali partecipò anche l'allora Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi. Cinque mesi dopo il barbaro episodio, esattamente il 21 marzo del 2006, le indagini della Squadra mobile della questura di Reggio Calabria e del commissariato di Siderno (nella circostanza il Ministero dell’Interno inviò nella Locride i migliori 007) portarono all’arresto di nove persone, quattro già in carcere per una precedente indagine della polizia, tra cui Salvatore Ritorto indicato come l’esecutore materiale del delitto. Un ruolo importante nella prosecuzione del lavoro investigativo lo ebbe uno dei due collaboratori di giustizia, Bruno Piccolo, suicidatosi nella località dove viveva sotto protezione, esattamente, due anni dopo l’uccisione di Fortugno. Il 21 giugno 2006, sempre la polizia, arrestò i due presunti mandanti del delitto: Alessandro e Giuseppe Marcianò, il primo caposala presso l’ospedale di Locri dove Fortugno e la moglie, Maria Grazia Laganà (oggi parlamentare del Pd), lavoravano come medici.

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