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    In 80.000 a Potenza nella manifestzione di Libera contro la mafia

     

     

    In 80.000 a Potenza nella manifestzione di Libera contro la mafia

    19 mar 11 Ottantamila voci per chiedere "verità e giustizia" contro ogni forma di violenza: il grido di Libera e del suo leader, don Luigi Ciotti, è risuonato per le strade di Potenza, la città che ha accolto le migliaia e migliaia di persone (80 mila secondo gli organizzatori, circa 50 mila secondo le forze dell'ordine) che oggi hanno partecipato alla 16/a "Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie". Questa è la città di Elisa Claps - la studentessa scomparsa il 12 settembre 1993, il cui cadavere è stato trovato il 17 marzo 2010 nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità - e quindi oggi al ricordo delle vittime delle mafie si è aggiunto quello della ragazza dal grande sorriso. La madre, Filomena Iemma, e uno dei suoi fratelli, Gildo Claps, erano alla testa del corteo; poi, dopo l'intervento che ha concluso la manifestazione, don Ciotti ha ringraziato la folla tenendo per per mano Filomena e don Marcello Cozzi (referente lucano di Libera). Le parole, forti, dritte al cuore della gente, di don Ciotti sono state salutate dalle tantissime bandiere colorate di Libera. Sotto la pioggia, sempre più insistente, le migliaia di persone hanno ascoltato il sacerdote e l'elenco dei nomi delle 900 vittime delle mafie. Uno dopo l'altro, senza pause, si sono alternati amministratori, sindacalisti, uomini delle forze dell'ordine e gente comune: ha cominciato Gino Strada, il fondatore di Emergency ("E' stato - ha detto - un grandissimo onore"), ha finito il Procuratore capo della Repubblica di Torino, Giancarlo Caselli: "Ci sono altri nomi che dobbiamo ancora scoprire". Potenza, terra di terremoti, e Libera non potevano dimenticare il martoriato Giappone e così don Cozzi ha chiesto alla folla un minuto di silenzio per le vittime del sisma e tsunami. Vittime, queste, della natura. Vittime, invece, dell'uomo le 900 persone che, in questa due giorni potentina, sono state ricordate dai loro familiari. Sono parenti di magistrati, di poliziotti, di carabinieri, di uomini politici, di amministratori, ma anche di gente normale, "ammazzata per caso", tutti hanno lo stesso volto e gli stessi sguardi. "E' un'emozione - ha detto don Ciotti all'inizio del corteo - vederli qui. Vengono da ogni parte d'Italia e dall'estero". Dietro di loro un serpente lunghissimo di gente, moltissimi giovani provenienti da ogni dove, senza bandiere politiche, come chiesto da don Ciotti. In realtà un ragazzo indossava una maschera del premier Berlusconi con la scritta "Io qui non posso manifestare" e dal palco e dalle parole di don Ciotti, di Caselli e del procuratore aggiunto di Palermo, Antonino Ingroia, sono partiti attacchi al Governo, in particolare al progetto di riforma della giustizia. Le urla della politica, comunque, oggi sono rimaste in secondo piano, perché troppo forte è stato il grido di "verità e giustizia" degli ottantamila di Potenza. Un grido che lunedì (21 marzo, primo giorno di primavera, in cui si celebra la Giornata della Memoria) arriverà "in tantissime piazze, in tantissimi consigli comunali e in tantissime fabbriche dove - ha ricordato don Ciotti, con evidente emozione - si leggeranno nuovamente i nomi delle 900 vittime delle mafie".

    Si scrive "mafie", e non più "mafia" o "maffia" come due secoli fa, perché ora si declina in corruzione, tagli alla scuola, degrado ambientale e offese alla cultura: la lotta di "Libera", nel terzo millennio, cambia registro e attraverso le parole del suo leader, don Luigi Ciotti, diventa "una guerriglia a tutto campo", che parte ancora dalla lettura dei 900 nomi che hanno perso la vita sotto i colpi della criminalità, ma spazia oggi "in tutte le pieghe della vita sociale". Se don Ciotti dovesse indicare il momento esatto della genesi della giornata della memoria, sceglierebbe senza dubbio "il giorno dei funerali della strage di Capaci, quando le madri di due poliziotti, tra le lacrime, mi dissero di non dimenticare i nomi dei loro figli accanto a quelli dei magistrati". Da lì nasce la lettura annuale dei nomi delle vittime delle mafie. Un punto fermo che però a Potenza, nel 16/o appuntamento organizzato da Libera, si amplia e vuole prendere coscienza "della realtà del terzo millennio". Non c'é più una precisa denominazione geografica per le mafie, secondo la visione di don Ciotti, perché "la loro vera forza sta fuori, e le radici affondano nei silenzi, nel bacino delle connivenze e delle complicità, nell'indifferenza, nella rassegnazione". Bloccare il pensiero sullo stereotipo "coppola e lupara" è allora un errore madornale? La risposta è affermativa. Perché le nuove mafie significano soldi e nuovi mercati, sottili manomissioni del sistema sociale per trarre profitto e diffondere servilismo, secondo la filosofia del sacerdote: "Non dobbiamo parlare solo e sempre di mafie, non basta più. Bisogna ampliare lo sguardo e riconoscere la lunga mano delle mafie nelle pieghe della società con la minaccia all'uguaglianza, ai diritti, al lavoro, alla cultura, all'informazione libera". Potenza ha accolto "Libera" con il calore della sua gente, che si è stretta intorno al corteo, e con il tipico freddo pungente del suo clima. E con una pioggia sottile, ma insistente. Don Ciotti però non si cura della temperatura rigida: non indossa né un cappotto né un impermeabile. Preferisce restare con il suo maglioncino blu e riscaldarsi con un primo "anatema": "Nessuno pronunci il nome di Dio e poi si sporchi le mani con il sangue e la corruzione". Cosa fare, allora, per ricalibrare la lotta alle mafie, che é e resta l'obiettivo principe di Libera? Prima di tutto "con l'impegno quotidiano", evidenzia don Ciotti, perché "il potere mafioso va combattuto ovunque". E questo è il momento per un secondo monito: "Vergogna, perché l'Italia non ha inserito nel codice penale i reati di corruzione e quelli contro l'ambiente". Ma per il fondatore di Libera, i terreni in cui possono radicarsi le nuove mafie sono tanti: "La privatizzazione dell'acqua, il nucleare, su cui dobbiamo votare 'si' al referendum, le politiche migratorie, i tagli alla cultura che mettono a rischio la democrazia, un'informazione non libera, i giovani senza lavoro". Ma alla fine, c'é ancora speranza? Don Ciotti non ha dubbi, risponde con un "sì" convinto, e guardando il cielo sorride dicendo: "Ha anche smesso di piovere".

    "E' un dovere essere ogni anno alla giornata voluta dal sodalizio presieduto da don Luigi Ciotti". Lo ha detto la deputata del Pd Maria Grazia Laganà, vedova del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno, ucciso dalla 'ndrangheta il 16 ottobre del 2005, a Locri, partecipando a Potenza al corteo organizzato in occasione della Giornata della memoria in ricordo delle vittime delle mafie promossa da Libera. ''Bisogna dare forza - ha aggiunto - al valore di momenti come questo, che servono principalmente a tenere vivo il ricordo di quanti si sono immolati per difendere la legalità, a qualsiasi livello. Uomini e donne, circa mille, morti ammazzati da mani criminali per il solo fatto di avere scelto di non scendere per nessuna ragione a patti con la criminalità. Vale la pena continuare a lottare contro il potere criminale, tutti i giorni, tenendo sempre come obiettivo la verità e la giustizia". Maria Grazia Laganà Fortugno, nel corso della manifestazione svoltasi a Potenza, ha incontrato altre vittime di mafia provenienti dalla Calabria e i rappresentanti di Libera della regione, guidati da don Pino Demasi. La vedova di Francesco Fortugno ha abbracciato, in particolare, Filomena Iemma, la mamma di Elisa Claps.

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