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    Un suicidio nel carcere di Castrovillari

     

     

    Un suicidio nel carcere di Castrovillari

    14 feb 11 Un detenuto di nazionalita' romena, del quale non sono state rese note le generalita', si e' suicidato nel carcere di Castrovillari. Lo ha reso noto il segretario generale aggiunto del Sappe, il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, Giovanni Battista Durante. Il romeno si e' impiccato nella sua cella utilizzando alcuni lacci dopo che un agente era passato per il consueto giro di controllo. Lo stesso agente ha tentato di soccorrere il detenuto, che pero' era gia' morto. ''Il trend dei suicidi nel 2011 - afferma Durante in una nota - e' simile a quello del 2010, anno in cui ne abbiamo registrati 66. Con quello di oggi i suicidi nelle carceri nel 2011 sono gia' sette. Purtroppo sovraffollamento e carenza di personale non consentono nessun tipo di prevenzione. Speravamo che la legge Alfano sortisse effetti migliori. E invece sono meno di mille i detenuti che a oggi sono andati agli arresti domiciliari, un numero molto esiguo se paragonato ai circa mille detenuti in piu' che ogni mese entrano nelle carceri''. ''A Castrovillari - ha detto, da parte sua, Damiano Bellucci, segretario generale della Calabria del Sappe - i detenuti hanno raggiunto punte di 300, a fronte di una capienza di circa 150 posti e c'e' un solo psicologo che puo' prestargli assistenza. Gli agenti sono cento, ma ce ne vorrebbero almeno altri 30''

    Due suicidi oggi, il nono da inizio anno. Due suicidi in un solo giorno - uno nel carcere laziale di Velletri e l'altro in quello calabrese di Castrovillari - fanno salire a nove il drammatico bilancio dei detenuti che si sono tolti la vita dall'inizio del 2011. Senza contare - fanno notare in coro i sindacati penitenziari Sappe, Osapp e Uil-Pa - il centinaio di tentati suicidi sventati dagli agenti dei 'baschi azzurri'. Ma la giornata nelle sovraffollate carceri italiane (circa 67.500 detenuti per 43mila posti regolamentari) e' stata nera anche sul fronte dei decessi per cause naturali, con un morto per infarto a Chieti e un collaboratore di giustizia colto da malore mentre faceva attivita' fisica nel penitenziario di Sanremo. Il trend dei suicidi al momento resta in linea con quello del 2010, quando a togliersi la vita furono 66 detenuti. A deciderla di farla finita, oggi, e' stato un 37enne romano, arrestato per ricettazione, in attesa di giudizio a Velletri: si e' impiccato alle sbarre della cella con lenzuola annodate. Ha invece usato i lacci delle scarpe l'altro detenuto suicida, un romeno in carcere a Castrovillari. In entrambi i casi gli operatori del settore puntano il dito contro il sovraffollamento: nel penitenziario calabrese - fa notare il Sappe - i detenuti hanno raggiunto punte di 300, a fronte di una capienza di circa 150 posti, mentre un solo psicologo puo' prestare loro assistenza. A Velletri, invece, il garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni denuncia uno sforamento della capienza regolamentare (208 detenuti) di altre 166 unita', seppure un nuovo padiglione da 200 posti sia pronto ma rimanga chiuso per gravi carenze di organico di polizia penitenziaria. Fallimentare, secondo i sindacati, la legge 'svuota-carceri' in vigore dalla fine del 2010 per consentire ai condannati con una pena residua non superiore ad un anno di andare in detenzione domiciliare: ''sono meno di mille i detenuti che ad oggi sono andati ai domiciliari - sottolinea Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe - un numero molto esiguo se paragonato ai mille in piu' che ogni mese entrano nelle carceri''. Anche Leo Beneduci, segretario dell'Osapp, rileva che nonostante gli effetti della 'svuota-carceri' la capienza delle carceri ha sforato qualsiasi tetto consentito in molte regioni: ''si passa da un +7,5% dei detenuti oltre il limite tollerabile in Emilia Romagna, a un +8,6% in Lombardia e a un 9% in Calabria, per arrivare alla percentuale piu' alta del 14.6% in Puglia, mentre la nuova emergenza umanitaria della Tunisia rischia di devastare completamente l'assai scarsa funzionalita' penitenziaria''. Nonostante questo quadro desolante di sovraffollamento e morti in carcere, ''chi e' preposto a gestire il sistema penitenziario italiano - conclude Eugenio Sarno della Uil-Pa - si contraddistingue per indifferenza, distanza e insensibilita''.

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