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    Processo Why Not: ex manager "CM Sistemi" parla del ruolo della Bruno Bossio

     

     

    Processo Why Not: ex manager "CM Sistemi" parla del ruolo della Bruno Bossio

    01 apr 11 Il ruolo svolto da Enza Bruno Bossio quale direttore generale della Cm sistemi è stato descritto stamani dall'ex manager dell'azienda Maurizio Poerio, sentito dai giudici del tribunale di Catanzaro nel corso del processo Why Not che vede imputate 27 persone, tra le quali ex assessori ed ex consiglieri regionali. Enza Bruno Bossio entro' nell'organigramma della Cm sistemi nel gennaio del 2003. "Ufficialmente - ha detto Poerio - non c'erano motivazioni particolari per l'assunzione della Bossio. Però nel corso di incontri lei parlava di sapere di alcune cose della Regione". Enza Bruno Bossio e' stata assolta dalle accuse nel processo con rito abbreviato conclusosi nel marzo del 2010. Alla risposta data stamani da Poerio, il sostituto procuratore generale Massimo Lia gli ha contestato i contenuti di un verbale di interrogatorio nel quale aveva riferito che "la Bruno Bossio dava ad intendere di poter conoscere in anticipo, tramite il marito Nicola Adamo, gli orientamenti della Regione". Nel processo attualmente in corso è imputato Adamo. Durante l'udienza di stamane i giudici hanno anche acquisito gli articoli scritti alcuni anni fa dal giornalista Fulvio Mazza sul Quotidiano della Calabria che riguardavano le vicende relative al progetti Ipnosi, ed alle aziende Why Not, Tesi e Consorzio Clic. I giudici hanno acquisito anche i verbali di interrogatorio, fatti durante le indagini preliminari, di otto lavoratori della Why Not. Di alcuni dipendenti della CM SISTEMI pure presenti oggi in tribunale, infine, sono state acquisite direttamente le dichiarazioni gia' rese agli inquirenti, cosi' come nel fascicolo dibattimentale sono entrati anche alcuni articoli di Mazza. Il processo e' stato poi aggiornato all'udienza del 15 aprile per l'audizione di altri testimoni. 27 le persone rinviate a giudizio nell'inchiesta avviata a suo tempo da De Magistris e poi affidata alla Procura generale di Catanzaro e che riguardava un presunto comitato d'affari politico affaristico che avrebbe illecitamente gestito i soldi pubblici destinati allo sviluppo della Calabria. Il processo e' presieduto dal giudice Antonio Battaglia, a latere Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni. L'accusa e' sostenuta dai sostituti procuratori generali Massimo Lia ed Eugenio Facciolla. Sul banco degli imputati 27 persone rinviate a giudizio il 2 marzo 2010, tra le quali anche Caterina Merante, testimone chiave dell'inchiesta "Why Not", chiamata a rispondere dell'unico capo d'accusa contestatole: una contravvenzione alle leggi in materia di lavoro, Aldo Curto, Marino Magaro', Gennaro Ditto, Francesco Morelli, Antonio Mazza, Rosario Caccuri Baffa, Giorgio Cevenini, Rosalia Marasco, Ennio Morrone, Cesare Carlo Romano, Rosario Calvano, Dionisio Gallo, Domenico Basile, Giancarlo Franze', Antonio Gargano, Filomeno Pometti, Michelangelo Spataro, Michele Montagnese, Pasquale Citrigno, Pasquale Marafioti, Clara Magurno, Alfonso Esposito, Giuseppe Pascale, Ernesto Caselli, Nicola Adamo.

    Legali Adamo: dichiarazioni ininfluenti. I difensori di Nicola Adamo, gli avvocati Ugo Luciano Celestino e Fabio Viglione, in merito al "contenuto effettivo della deposizione resa dal teste Maurizio Poerio" che il teste "ha dichiarato di non conoscere le motivazioni per le quali la CM Sistemi aveva proceduto all'assunzione di Enza Bruno Bossio, ed ha ipotizzato unicamente che tali motivazioni potessero risiedere nel fatto che la Bruno Bossio aveva una buona concoscenza del territorio calabrese nel quale la CM sistemi aveva deciso di operare investimenti" hanno dichiarato che "La nota d'Agenzia, al contrario, non riferisce una circostanza emersa con chiara evidenza a quanti hanno preso parte all'udienza: il teste Poerio ha riferito circostanze assolutamente ininfluenti e comunque inidonee a supportare l'imputazione per cui è processo. Lo stesso teste ha chiaramente ammesso di essere a conoscenza di fatti verificatisi sino al Marzo del 2003, mentre il capo d'imputazione è relativo a fatti verificatisi nel 2004. All'evidenza, si è trattato di un teste le cui dichiarazioni risultano completamente impermeabili rispetto ai fatti che l'accusa vorrebbe e dovrebbe provare. In particolare, poi, il riferimento alla Bruno Bossio non ha alcun collegamento con la fattispecie di reato. E' fin troppo evidente come la citazione , nella nota pubblicata, della dr.ssa Bruno Bossio, già assolta con formula piena da ogni ipotesi di reato, sia completamente fuori luogo. In riferimento alla vicenda 'Tesi', dalle specifiche deposizioni rese in aula, è emersa l'assenza di pressioni, interventi o azioni dell'On. Adamo finalizzate ad avvantaggiare Tesi o qualsiasi altra società".

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