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    Blitz della Finanza in tutta Italia contro riciclaggio denaro: 20 arresti

    02 ago 11 E' in corso in tutta Italia un blitz della Guardia di Finanza per bloccare una maxi operazione di riciclaggio di denaro messa in atto attraverso l'intermediazione di esponenti di spicco della 'Ndrangheta e di Cosa Nostra. Venti le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda di Reggio Calabria ed eseguite dalle Fiamme Gialle del comando di Reggio nei confronti di altrettanti soggetti accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, alla truffa e alla falsificazione di titoli di credito. Al blitz partecipano gli uomini della guardia di Finanza di Reggio Calabria. L'indagine - a cui ha partecipato anche il nucleo di polizia valutaria della Gdf e, in una prima fase, la procura di Palmi - ha stroncato organizzatori ed esecutori del riciclaggio, impedendo un affare da centinaia di milioni di euro.

    "Le trattative intavolate con le banche ci fa porre alcune domande sul rischio di collusione o di una ingenuità eccezionale da parte dei funzionari bancari". E' quanto ha detto il procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, nel corso della conferenza stampa per illustrare gli esiti dell'operazione contro il riciclaggio di denaro compiuta stamane dalla guardia di finanza e nella quale sono state arrestate di venti persone. "Al di là di tutto, l'aspetto positivo - ha aggiunto - di questa operazione è l'aver impedito il cambio di un titolo falso. Perché se l'operazione fosse andate in porto una grande quantità di denaro sarebbe transitata in diversi conti correnti aperti sia in Italia che all'estero e non avremmo avuto nessuna possibilità di recupero".
    "I risultati raggiunti dalla guardia di finanza sono assolutamente eccezionali, sia sul piano qualitativo che su quello quantitativo". Ha aggiunto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, a margine della conferenza stampa circa l'operazione della guardia di finanza contro il riciclaggio. "Tutto ciò - ha aggiunto - è dovuto al grande sforzo compiuto dal Comando Generale della Guardia di Finanza che ha saputo investire su questo territorio impiegando, ad ogni livello, a partire dagli Ufficiali, personale di elevato spessore professionale e morale, oltreché potenziando e ristrutturando alcune articolazioni operative fortemente impegnate".

    Il procuratore aggiunto, Nicola Gratteri, ha evidenziato che "davanti ad una somma così ingente non sarebbe dovuto accadere che alcuni funzionari di banca senza battere ciglio abbiano cominciato a trattare ed a discutere la negoziazione del titolo. Siamo stati anche fortunati a trovare l'ottima collaborazione che ormai la Procura di Reggio Calabria ha da tantissimi anni con le autorità straniere, in particolare con la Svizzera. Da almeno due anni gli svizzeri collaborano molto più di altri Stati europei. La loro collaborazione ci ha permesso di dimostrare che questa era una organizzazione abbastanza determinata ed agguerrita". Per il comandante provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria, Col. Albero Reda, si è trattato di una " indagine partita nel settembre del 2009 con il sequestro nella Piana di Rosarno del Titolo in possesso di due soggetti originari di Taurianova, vicini alla cosca egemone Fazzolari-Viola Avignone. Da essa emerge - ha aggiunto Reda - uno scenario allarmante di una criminalità niente affatto rozza con una struttura stabile, in grado di investire ingenti risorse".

    Nell'ambito dell'operazione antiriciclaggio vi è stato il sequestro, nei pressi di Rosarno (RC), il 29 settembre del 2009, di un Certificato di deposito (in oro) del valore nominale di 870 milioni di dollari, nei confronti di due soggetti originari di Taurianova, vicini alla cosca egemone Fazzalari – Viola – Avignone, emesso nel 1961 dall'allora Credito Svizzero a nome del noto dittatore Indonesiano Mr. Soekarno (il cui vero nome era Kusno Sosrodihardjo), ha richiesto l'esecuzione di meticolose indagini finanziarie e tecniche, appostamenti e rilievi fotografici degli incontri avvenuti in varie parti del territorio nazionale. Particolare curioso è che il nome Soekarno, ci si riferiva allora al figlio dell'ex presidente indonesiano, è salito alla ribalta delle cronache già negli anni '90, quando come finanziere d'assalto lo stesso si impegnava in grosse operazioni finanziarie, come l'acquisto della casa automobilistica inglese "Lotus" e il tentativo di acquistare la società italiana "Bugatti". L'operazione, convenzionalmente denominata "Artù", che nella sua prima fase ha visto la collaborazione della Procura reggina con quella di Palmi, infligge un durissimo colpo ai suoi organizzatori ed esecutori, privandoli, tra l'altro, della possibilità di realizzare, in caso di esito positivo, un affare estremamente redditizio del valore di centinaia di milioni di euro, basti pensare che è stata rifiutata un'offerta pari al 45% del valore del titolo. Il provvedimento cautelare oggi in esecuzione, basato anche su rogatorie internazionali, è stato emesso dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria, D.ssa Silvana Grasso, al termine di una complessa ed articolata richiesta del Procuratore Distrettuale Antimafia, Dott. Giuseppe Pignatone e del Procuratore Aggiunto, Dott. Nicola Gratteri, che hanno pienamente condiviso gli approfondimenti investigativi sviluppati dal P.M., D.ssa Sara Ombra. La base dell'organizzazione è nella provincia di Reggio Calabria, precisamente nella piana di Gioia Tauro. Da qui sono partiti i soggetti che hanno cercato di monetizzare il titolo di credito rivolgendosi a insospettabili professionisti e cercando di coinvolgere contemporaneamente primari istituti di credito nazionali ed esteri (ci si riferisce a MPS, Banco di Sicilia, Unicredit, ING Direct e lo IOR). Per giustificare la legittima origine del certificato di deposito si era addirittura ricorsi al falso espediente di documentarne la provenienza attraverso un Monsignore deceduto che avrebbe ottenuto il titolo dal dittatore indonesiano come ricompensa per avergli salvato la vita durante una rivolta avvenuta in Indonesia a metà degli anni '60 del secolo scorso. Per rendere credibile la versione e la falsa documentazione prodotta alcuni componenti del sodalizio si erano addirittura recati sulla tomba del religioso, realmente esistito, sita in Rombiolo (VV), per estrapolarne le date di nascita e di morte.

    I provvedimenti emessi riguardano 20 soggetti dislocati (dato riferito alla mera residenza) nelle seguenti province: Trapani (2), Reggio Emilia (2), Modena (2), Catanzaro, Palermo, Bologna (2), Verona, Cosenza e Reggio Calabria (8). Solo uno dei venti provvedimenti cautelari personali fa riferimento ad arresti domiciliari.

    Destinatari della misura della custodia cautelare in carcere: Andronaco Vincenzo, nato a Oppido Mamertina (RC) il 04.09.1973; Angelo Andrea, nato ad Alcamo (TP) il 07.05.1978; Angelo Salvatore, nato a Salemi (TP) il 02.04.1949; Arena Rocco, nato a Taurianova il 25.10.1970; Baccarini Paolo, nato a Modena il 25.09.1966; Dattilo Vincenzo, nato a Nicastro (CZ) il 23.05.1956; Drago Antonio, nato a Valledolmo (PA) il 18.02.1957; Fidale Michele, nato a Polistena (RC) il 31.10.1961; Filippone Francesco, nato a Melicucco (RC) il 10.08.1980; Filippone Rocco Santo, nato ad Anoia (RC) il 10.03.1940; Galasso Antonino, nato a Cittanova (RC) il 19.05.1952; Galati Nicola, nato a Vibo Valentia il 04.03.1958; Grupico Francesco, inteso "Franco", nato a Marina di Gioiosa Ionica il 17.01.1967; Napoli Antonino, inteso "Nino", nato a Polistena il 28.05.1954; Rovitti Alessio Vincenzo, nato a Cassano allo Ionio (CS) il 24.03.1975; Sposato Carmelo, nato a Taurianova (RC) il 09.11.1974; Sposato Giuseppe, nato a Taurianova (RC) il 11.02.1965; Surace Antonio, inteso "Antonello", nato a Polistena (RC) il 08.07.1977; Ursino Rocco, nato a Locri (RC) il 19.12.1960.

    Arresti domiciliari per la sola Daniela Rozzi, nata a Modena il 24.12.1968. Alcuni dei soggetti risultano essere legati a cosche presenti sul territorio della Provincia di Reggio Calabria. Si tratta, nello specifico, di: Antonio Napoli affiliato alla cosca Longo-Versace (operante nella zona di Polistena); Antonino Galasso affiliato cosca Facchineri (operante nella zona di Cittanova); Rocco Santo e Francesco Filippone rispettivamente capocosca ed affiliato alla cosca Filippone-Bianchino-Petullà (operante nella zona di Cinquefrondi); Francesco Grupico affiliato alla cosca Aquino (operante nella zona di Marina di Gioiosa Jonica). Angelo e Andrea Salvatore, invece, risultano essere legati a Cosa Nostra in quanto vicini alla famiglia di Salemi (inteso come Comune di Salemi), nella persona di Salvatore Miceli (di recente tratto in arresto a Caracas in Venezuela), a sua volta legato al ben più noto Matteo Messina Denaro. Il loro intervento era, in particolare, volto alla negoziazione del titolo presso il Banco di Sicilia di Palermo.

    Numerose banche italiane ed estere, tra cui lo Ior, sono state contattate dall' organizzazione criminale sgominata stamane dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria per negoziare un certificato di deposito da 870 milioni di dollari emesso dal Credit Suisse nel 1961 ed intestato al dittatore indonesiano Soekarno. Il particolare emerge dalle indagini della Guardia di finanza coordinate dal Procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone e del Procuratore Aggiunto, Nicola Gratteri. Per giustificare la legittima origine del certificato di deposito i componenti dell'organizzazione avevano fatto ricorso anche al falso espediente di documentarne la provenienza attraverso un monsignore deceduto che avrebbe ottenuto il titolo dal dittatore indonesiano come ricompensa per avergli salvato la vita durante una rivolta avvenuta in Indonesia a metà degli anni '60 del secolo scorso.

    L'indagine della Dda di Reggio riguarda persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio,alla truffa e alla falsificazione di titoli di credito. Ha avuto inizio dopo il sequestro di un un certificato di deposito emesso dal Credit Suisse per un importo di 870 milioni di dollari, l'inchiesta della guardia di finanza che ha portato stamane all'arresto di venti persone in tutta Italia. In occasione del sequestro del certificato di deposito furono denunciate due persone ritenute vicine alla cosca dei Fazzalari - Viola - Avignone. Dagli accertamenti compiuti è emerso che il certificato di credito è stato aperto nel 1961 ed intestato a mister 'Soekarno', il quale risulterebbe essere stato, da successivi accertamenti, il dittatore dell'Indonesia dal 1945 al 1967, scomparso nel 1971. Dalle indagini compiute dalla guardia di finanza è emerso che era stata costituita una associazione criminale, tra esponenti della 'ndrangheta e di Cosa Nostra Siciliana, per commercializzare titoli di credito falsi. In particolare le venti persone arrestate, secondo quanto si e' appreso, avevano contatti con numerose istituti di credito in Italia e all'estero.

     

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