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Tripodi respinge le accuse del pentito

 

 

Il consigliere regionale Pasquale Tripodi respinge le accuse del pentito: Non conosco ne Molè ne Virgiglio

11 mar 10 "Amareggiato e stupito". Così si è definito il consigliere regionale della Calabria, Pasquale Tripodi, dell'Udc, parlando con i giornalisti in merito alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, elemento vicino alla cosca Molé di Gioia Tauro, secondo il quale il boss Rocco Molé, ucciso il primo febbraio 2008, avrebbe avuto contatti con lo stesso Tripodi quando era assessore regionale. "Posso dire sin da ora - ha detto Tripodi - che non conosco, né ho mai conosciuto Virgiglio e Molé. Ho passato esperienze anche più brutte ma la giustizia è venuta sempre a galla. Per questo ho dato incarico al mio difensore, l'avv. Emanuele Genovese, di comunicare agli investigatori, ai magistrati, la mia totale disponibilità ad essere ascoltato in qualsiasi veste. Ancora una volta però, per dichiarazioni 'de relato', la mia persona, la mia famiglia ed il mio partito finiscono in una gogna mediatica in un determinato momento storico, nel corso di una campagna elettorale difficile. Nel caso in cui una sola delle cose dette da questo personaggio fosse vera, mi dimetterei da qualsiasi incarico il giorno dopo". "Sono stato colpito - ha proseguito - nella serenità, così come la mia famiglia. Non voglio entrare nel merito dell'indagine e ribadisco la piena fiducia nella giustizia e prego che io e la mia famiglia, come in passato, non si debba essere sottoposti a prove durissime che, a posteriori, si sono rivelate false. Chi vuole bloccarmi e per quale motivo? Dobbiamo far prevalere i fatti e non le congetture. Tutto ciò non è politicamente corretto. Io e il mio partito abbiamo costruito liste, soprattutto in provincia di Reggio, all'insegna della trasparenza". Tripodi ha parlato di "gogna mediatica, di titoli di giornale che sembrano indurre l'opinione pubblica ad una condanna preventiva. Le forze dell'ordine sanno di ognuno di noi morte e miracoli, sanno chi ci ha sostenuto e chi ci ha votati. Ed io non credo proprio che ci sia chi possa dire che Pasquale Tripodi sia stato votato, o peggio, sia contiguo ad una cosca mafiosa. Ripeto, la stampa deve fare il suo lavoro ma è altrettanto ingiusta questa campagna mediatica".

 

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