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    Beni per 4 mln di euro sequestrati dai CC ad usurai a Lamezia

     

     

    Beni per 4 mln di euro sequestrati dai CC ad usurai a Lamezia

    29 mag 10 I carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme e i militari del Gruppo della Guardia di Finanza hanno sequestrato beni mobili e immobili e attivita' finanziarie (conti correnti postali e bancari) per 4 milioni di euro riconducibili a due soggetti arrestati nell'operazione 'Rainbow' che risale a gennaio dello scorso anno. Nel mese di ottobre sono stati condannati. L'operazione 'Rainbow' riguardava un giro di usura ed estorsione praticato nei confronti di imprenditori in difficolta' di Lamezia Terme e Vibo Valentia, con tassi di interesse che variavano tra il 20% e il 65%, arrivando in alcuni casi fino al 608% annuo. Nell'operazione vennero arrestati in 12 mentre altre 75 persone furono denunciate a piede libero. Il provvedimento di sequestro eseguito oggi e' stato emesso dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica di Lamezia Terme.

    "Quando mi sono insediato l'obiettivo che mi ero dato era quello di agire su tre punti: ambiente, criminalità comune e organizzata, ricerca e attrazione allo Stato della ricchezza illecita". Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Vitello, circa il sequestro di beni nei confronti di Giuseppe Buffone e Vincenzo Lo Scavo, entrambi condannati nell'ottobre del 2009 per usura ed estorsione. L'operazione è stata compiuta nel corso della notte dai militari della Guardia di finanza e dai carabinieri. I particolari delle indagini sono stati resi nel corso di una conferenza stampa. "Su questi tre filoni, oggi posso dire - ha aggiunto Vitello - che la Procura ha iniziato bene. L'altro aspetto importante di questa operazione è stata la collaborazione tra carabinieri e Guardia di finanza e ciò a riprova che si può lavorare in sinergia tra le forze di polizia". I beni sequestrati sono nove fabbricati ed un terreno, cui si sono aggiunti anche cinque autoveicoli, sette conti correnti bancari e quattro conti correnti postali riconducibili a Buffone e Lo Scavo. Dagli accertamenti investigativi è emerso che negli ultimi venti anni i due, a fronte di un reddito basso dichiarato, avevano accumulato un patrimonio sproporzionato che, secondo gli inquirenti, era il risultato di un arricchimento illecito.

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