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    Piano di rientro sanità, corsa contro il tempo. Tagli dolorosi ma necessari

     

     

    Piano di rientro sanità, corsa contro il tempo. Tagli dolorosi ma necessari e mancano piani sanitari

    14 mag 10 Una manciata di giorni per rimettere in sesto i piani di rientro nella sanita' e sperare nel via libera del governo. Da qui a fine mese Lazio, Campania, Calabria e Molise dovranno escogitare vie d'uscita per ripianare i conti e scongiurare la stangata fiscale. Il rebus e' complesso, il tempo stringe e non e' detto - ne sono convinti anche esperti di settore - che la leva fiscale basti. Ieri Tremonti ha comunicato ai quattro governatori interessati che senza misure alternative scattera' l'aumento di Irap e addizionale Irpef. E da oggi le Regioni stanno ragionando sulle contromisure. ''Stiamo lavorando per evitare un aumento delle tasse'', afferma Renata Polverini. Il Lazio deve rastrellare 420 milioni e il primo fronte di intervento e' ''la riorganizzazione della rete ospedaliera, che la giunta precedente non ha voluto fare''. La Calabria e' sotto di 1 miliardo sul 2009, cifra che raddoppia se sommata al deficit accumulato negli anni. Scopelliti accusa la gestione Loiero, il suo predecessore. Sinistra ecologia e liberta' gli suggerisce di alleggerire del 30% le indennita' dei consiglieri e di accorpare in una le 5 aziende sanitarie provinciali. In Campania, dove serve mezzo miliardo, Caldoro e' alle prese con un altro bubbone: gli stipendi dei dipendenti delle Asl. ''Quando mi sono insediato, non ho trovato i soldi neppure per questo'', ammette. A fine aprile, infatti, e' scoppiata la protesta alla Asl 1 di Napoli e i soldi sono arrivati in ritardo. Copione che rischia di ripetersi, secondo i sindacati, certi che il 27 non sara' giorno di paga e bisognera' attendere il 31 maggio. Polverini, Caldoro e Scopelliti, comunque, da poco eletti col centrodestra, non contestano le ragioni di fondo del governo. Chi proprio non ci sta e' Michele Iorio, Pdl, in sella dal 2001, rieletto nel 2006. Al Molise servono 67 milioni per ripianare il 2009. Ma bloccare i Fas, i fondi per le aree depresse, che le Regioni avrebbero potuto dirottare sulle falle della sanita', ''e' illeggittimo''. ''Saremo anche piccoli e neri ma non accetteremo mai di vederci ridurre la qualita' dei servizi. Siamo pronti a scendere in piazza'', aggiunge. Qualcuno gia' chiede la sua testa. ''Non mi dimetto'', ribatte lui. Ma alzare le tasse bastera' a coprire il buco nella sanita' di queste 4 regioni? ''La leva fiscale non bastera' - sostiene il professor Marco Giorgino, del Mip, business school del Politecnico di Milano - e produrra' un gettito totale di 629 milioni di euro'', mentre il deficit 2009 sfiora i due miliardi. Ma se ''la coperta del gettito e' corta e non basta lavorare sulle aliquote'', il segnale del governo, osserva l'economista, ''va nella direzione giusta: quella sanitaria e' la principale fonte di spesa: da li' bisogna iniziare a razionalizzare. Ed e' stato opportuno anche bloccare i Fas''

    Mancano piani sanitari. Mancanza di piani sanitari, scelte sbagliate, investimenti carenti e una modesta organizzazione. Sono questi i limiti principali delle regioni con i conti sanitari in rosso per Walter Ricciardi, professore dell'Universita' Cattolica ed esperto di questioni sanitarie. Che prova a tracciare un bilancio della situazione sanitaria di Lazio, Calabria, Campania e Molise, ovvero le Regioni che oggi si trovano a dover affrontare una situazione delicata, con il rischio di aumentare le tasse dopo che il Governo ha negato l'utilizzo dei fondi Fas per le aree sottosviluppate. ''Oggettivamente la situazione e' difficile, e nel breve periodo alle Regioni non rimane dunque che da aumentare le tasse, ma il problema principale, se si vuole andare all'origine delle cause, e' un altro: queste Regioni non hanno fatto negli ultimi 15 anni nessun tipo di programmazione''. Con conseguenze, afferma, oggi sotto gli occhi di tutti. ''Basti pensare che queste regioni sono andate avanti senza aver mai fatto piani sanitari e senza delibere per l'accreditamento. E' chiaro che la conseguenza di tutto di tutto questo porta ad una cattiva organizzazione e una gestione non sana delle risorse''. D'altronde, aggiunge Ricciardi, ''basterebbe vedere la situazione in Campania o nel Lazio, solo per citare due esempi, dove ci sono troppi ospedali piccoli, che hanno i conti in rosso, funzionano male e che non forniscono prestazioni adeguate. Perche' questo e' l'altro grande problema con cui queste regioni si dovrebbero confrontare: l'offerta da offrire al cittadino''. Per il professore dell'Universita' Cattolica, infatti, ''queste Regioni hanno mantenuto un'offerta che forse andava bene 30 anni fa, ma che oggi non rispecchia piu' quelli che sono i nuovi bisogni dei cittadini. Ma per fornire un'offerta adeguata, ripeto, serve uno studio approfondito e una programmazione seria, altrimenti i conti difficilmente torneranno in positivo''

    Tagli dolorosi ma necessari. Dopo anni di sprechi e inefficienze per la sanita' italiana sembra essere arrivato il momento della responsabilita'. E dunque dei sacrifici. Anche in previsione dell'arrivo di quel federalismo fiscale che dovrebbe premiare le regioni piu' virtuose e mettere definitivamente alla berlina quelle 'cattive', ovvero con i conti in rosso. Ne sono convinti manager Asl ed esperti del settore, che dopo il rigore mostrato ieri dal Governo provano a tracciare le linee future da seguire per tutte quelle Regioni in deficit che hanno la necessita' di rimettere in sesto i propri conti sanitari. Non a caso parla di sacrifici ''dolorosi ma inevitabili'', sui quali ''e' difficile fare obiezioni di sistema'', Giovanni Monchiero, presidente della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), che non critica la decisione del Governo di negare i fondi Fas per le aree sottosviluppate a Calabria, Lazio, Campania e Molise: ''E' una soluzione dolorosa - spiega - e anche inattesa ma che cambia davvero l'approccio economico al sistema. Si e' sempre detto che le Regioni devono prendersi le loro responsabilita', e il governo ha portato all'estremo limite questo concetto''. Citando come esempio il caso del Lazio, il presidente della Fiaso sottolinea che ''e'impensabile che il Lazio possa mantenere tutti i posti letto che ha attualmente e che non sono necessari; per cui per forza bisognera' tagliarli''. Una tesi di fatto condivisa anche da Walter Ricciardi, professore dell'Universita' Cattolica ed esperto di questioni sanitarie, secondo il quale il vero problema ''e' che molte regioni italiane non hanno fatto negli ultimi 15 anni nessun tipo di programmazione''. Con conseguenze, spiega, oggi sotto gli occhi di tutti. ''Basti pensare che queste regioni sono andate avanti senza aver mai fatto piani sanitari e senza delibere per l'accreditamento. E' chiaro che il risultato di tutto questo ha prodotto una cattiva organizzazione e una gestione non sana delle risorse. Basterebbe vedere la situazione in Campania o nel Lazio dove ci sono troppi ospedali piccoli che funzionano male e che non forniscono prestazioni adeguate''. Senza pero' dimenticare, aggiunge Ricciardi, ''l'altro grande nodo da affrontare: quello dell'offerta, ferma a 30 anni fa''. E a sentire Enzo Paolini, presidente dell'Aiop, il problema non riguarda una questione di fondi, bensi' di mala gestione: ''Il problema non sono le risorse. I soldi per la sanita' in Italia ci sono e sono sufficienti. Ma il pubblico spende troppo, non e' competitivo e le Asl sembrano piu' macchine di consenso elettorale che istituzioni di governance al servizio del cittadino''. D'altronde gli sforzi per contenere la spesa sanitaria, nonostante alcune Regioni 'canaglia', hanno portato i loro frutti, passando da un +10,79% del 2004 al +2,81% del 2009, conclude Monchiero, sottolineando che ''a pesare maggiormente sia il disavanzo di 1,7 miliardi della spesa farmaceutica ospedaliera''

    Guerzoni "Bene Scopelliti, cittadini al centro". ''Due volte ho incontrato il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti e in entrambe le occasioni il nuovo governatore ha sottolineato la necessita' che il cittadino sia al centro dell'azione di rilancio della sanita'. Mi sembra un input importante''. Andrea Guerzoni, direttore generale del Dipartimento Tutela della salute della Regione, non ha alcuna difficolta' a sottolineare questo aspetto: ''sia chiaro - precisa - non piaggeria perche' non vado in cerca di riconferme. Un lavoro ce l'ho''. Dalla sede dell'Assessorato, all'indomani dell'incontro dei presidenti delle Regioni in deficit con il Governo, Guerzoni affronta il nodo di quei conti che avevano portato nei mesi scorsi, presidente Agazio Loiero, alla firma del Piano di rientro dal debito. A tentare di fare luce sul 'buco nero' del disavanzo c'e' al lavoro, da anni ormai, un advisor privato la societa' Kpmg, indicata dal Ministero dell'economia, che alla fine del 2007 ha certificato un ''rosso'' pari a 1,6 miliardi di euro. Il dato aggiornato non e' ancora disponibile dal momento che gli esperti dell'advisor devono verificare le cifre fattura per fattura e azienda per azienda. Un metodo certosino che spiega i ritardi che si scontano. ''E' fondamentale conoscere le cifre - sostiene Guerzoni - il presidente Scopelliti ha giustamente chiesto, nei limiti della correttezza, un'accelerazione davanti a cifre troppo oscillanti. La richiesta e' stata chiara. vogliamo avere dati certi. Anche perche', se la situazione e' come la si e' prospettata, ci sono da produrre soluzioni diverse in base all'entita' del debito. ''Stiamo attendendo - prosegue ancora Guerzoni - la chiusura del 2009 che dovrebbe essere pronta a giorni. Abbiamo, comunque, un sistema che e' tarato sui 200-250 milioni di euro di perdita annua. Cosa si intende fare? Lavorare sulle aree indicate nel Piano di rientro: personale, beni e servizi, farmaceutica, rete ospedaliera e territoriale. Non solo tagli di qua e di la', quello che anche il presidente ha dato e' un input molto pragmatico per offrire servizi che siano di qualita'. Serve una sanita' che funzioni, anche stando nei limiti imposti dalle scelte economiche, ma che funzioni. Scopelliti, peraltro, ha ragione anche da un punto di vista tecnico. Se il sistema funziona i cittadini non hanno necessita' di recarsi fuori evitando cosi' di alimentare una mobilita' passiva che pesa per 230-250 milioni di euro all'anno''. Per il direttore generale ''quello che serve e' un cambiamento di mission del servizio sanitario regionale. L'obiettivo non e' creare occupazione ma erogare servizi di qualita' ai cittadini. Bisogna, a breve, avere un piano di riorganizzazione della rete ospedaliera e della rete territoriale che punti alla riqualificazione. Gli ospedali e' necessario che siano effettivamente tali: oggi l'ospedale e' un concentrato di tecnologia e multiprofessionalita'. Non possono esserci presidi che fanno tutti la stessa cosa. A mio parere il cittadino calabrese ha espresso un'esigenza di cambiamento e il cambiamento significa riportare il cittadino al centro''. ''Faccio un esempio pratico - sottolinea Guerzoni - in cui si contemplano esigenze che, apparentemente, sembrerebbero confliggere. Abbiamo firmato un accordo quadro con 58 aziende produttrici di farmaci e da lunedi', grazie all'uniformita' di prezzo, ci sara' un abbattimento di costi di 20-25 milioni di euro all'anno. E a questo risultato siamo giunti rispettando la norma. Oltre a produrre risparmi, cosi', salvaguarderemo l'occupazione. Questo tipo di risultato e' stato ottenuto sinora solo in Calabria e nel Lazio. Sulla stessa linea si pone anche l'approvazione recente, da parte della giunta regionale, del Prontuario terapeutico regionale''

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