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    Costituito il comitato per il no alla centrale a biomasse di Panettieri

     

     

    Costituito il comitato per il no alla centrale a biomasse di Panettieri

    10 mag 10 Si è costituito il Comitato contro la costruzione della Centrale a Biomasse che si vorrebbe realizzare nel Comune di Panettieri (CS), in un sito attiguo alla frazione Iannetta del Comune di Bianchi ed a poche centinaia di metri dalle abitazioni del confinante comune di Carlopoli (CZ). Per il 10 maggio 2010, è stata convocata presso la Regione Calabria – Dipartimento Attività Produttive, la prima Conferenza dei servizi per l’approvazione del progetto di una centrale a biomasse da della potenza di 11,5 Mega Watt elettrici. Il Comitato, formato da singoli cittadini, associazioni e consiglieri comunali, si propone di informare la popolazione sui tanti aspetti negativi che la realizzazione dell’impianto comporterebbe. Infatti questo è un fatto rilevante, che ipoteca il futuro del comprensorio montano del Reventino e della Presila, di cui però pochi hanno, fino ad ora, avuto conoscenza, neppure gli amministratori dei Comuni limitrofi, nonostante le ricadute negative siano moltissime. Questi impianti pongono dei seri problemi: • riguardo alle reali possibilità di approvvigionamento del combustibile; • al traffico dei pesanti mezzi usati per il trasporto; • alle ingenti quantità d'acqua necessarie per il loro funzionamento (200.000 m3 annui); • alle risorse naturalistiche e paesaggistiche dell’intero territorio; • alle emissioni inquinanti rilasciate in atmosfera che, complessivamente, come è facile intuire, più che un solo Comune, possono investire un intero comprensorio; • ai danni provocati all’occupazione ed alle attività economiche (turismo ed ospitalità, agricoltura di qualità, prodotti tipici, raccolta frutti del bosco e sottobosco). Nello specifico, una centrale di queste dimensioni, se realizzata, oltre a porre dei problemi seri riguardanti l’approvvigionamento della biomassa, non reperibile in zona nelle grandi quantità annue previste, (circa 130.000 tonnellate annue dichiarate), in ogni caso comporterebbe la totale destinazione del patrimonio boschivo del nostro comprensorio per i suoi consumi, con un evidente uso improprio della risorsa bosco con la conseguenza di provocare la distruzione del patrimonio naturalistico e del paesaggio fortemente tutelato dalla Costituzione Italiana (art. 9). Sull’approvvigionamento – come peraltro riportato in interrogazioni parlamentari riguardanti altre proposte di realizzazioni di centrali in Calabria - l'Assessorato regionale all'Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione Calabria, nel Piano Triennale «Programma Autosostenibile di Sviluppo nel Settore Forestale Regionale», a pag. 44, affermava che «In regione Calabria sono stati realizzati in 4 siti diversi 5 impianti di produzione di energia elettrica con biomasse forestali e agricole. La potenzialità di assorbimento di tali impianti è di 2,25 M ton, un volume ben superiore alle attuali condizioni dell'offerta regionale», suggerendo perciò l'impossibilità di alimentare con biomasse autoctone ulteriori Centrali elettriche. Sono chiari i rischi di dissesto idrogeologico, provocati dalle enormi quantità di bosco che verrebbero tagliate per procurare il legname necessario per l’alimentazione della centrale. Un inverno di frane e gravissimi danni alle strade di montagna, sembra non abbia insegnato nulla. Preoccupa, inoltre, sia la situazione idrogeologica del fiume a monte ed a valle del sito, peraltro segnalata all’Autorità di Bacino Regionale, che l‘inchiesta della Guardia di Finanza riguardante la variante urbanistica dell’area. La devastazione di questa risorsa paesaggistica e naturalistica, provocherebbe anche un danno alle attività economiche che fondano la propria capacità attrattiva sulla bellezza del nostro territorio montano, dove operano numerosi alberghi, ristoranti, agriturismi, bed & breakfast ecc. e quindi all’occupazione nel settore. Ulteriori problemi all’intero comprensorio potranno essere apportati dal traffico e dall'inquinamento dei mezzi pesanti diretti all’impianto, peraltro su tortuose strade di montagna, a fronte della quantità necessaria dichiarata, si può affermare che passeranno sulle nostre strade migliaia di Tir all’anno. Il maggiore danno alla salute sarebbe provocato dalla nocività delle emissioni prodotte da questo tipo di impianti, quali: polveri sottili, (le c.d. PM10, quelle che comportano la chiusura del traffico di molte città del nord); le ancora più pericolose nano-polveri, ossidi di azoto, ossidi di carbonio e da sostanze cancerogene, quali: formaldeide, benzene, idrocarburi policiclici aromatici, furani e diossine! Altro problema viene provocato dalle ceneri ed in particolare dalle ceneri volanti, contenenti: cadmio, cromo, rame, piombo e mercurio. Tutte queste criticità vengono evidenziate da una letteratura scientifica che incomincia a preoccuparsi del problema della combustione delle biomasse e che si sofferma non solo sulle conseguenze dell’inalazione di tali sostanze, ma nella concentrazione, destinata ad aumentare nel tempo, nella zona e quindi nella catena alimentare. E’ evidente che le varie sostanze chimiche che si rilascerebbero, molto dannose per la salute umana ed indicate negli stessi elaborati progettuali, comporterebbero il conseguente depauperamento delle attività agricole e di trasformazione dei prodotti tipici, di raccolta dei frutti del bosco e sottobosco (come i funghi), la cui qualità è data dalla salubrità del nostro territorio, anche qui con evidentissimi danni all’occupazione del comprensorio. La scarsità di biomasse nel territorio calabrese è da più parti evidenziata, tanto che il gruppo industriale Marcegaglia, proprietario dell’analoga centrale a biomasse d Cutro, ha dichiarato di voler rinunciare al proprio programma di investimenti, in quanto non più remunerativo. Incombe, evidente, la possibilità concreta che questo impianto sia poi destinato a bruciare rifiuti, visto che per la normativa italiana, assurdamente, frazioni dei rifiuti industriali e urbani sono assimilate alle biomasse. Il Comitato fa quindi appello ai cittadini, alle associazioni, ai partiti, agli amministratori locali, ai lavoratori e agli imprenditori anche attraverso le loro organizzazioni di categoria, affinché si mobilitino per evitare lo scempio del comprensorio. Invita gli amministratori di Panettieri, a riflettere su cosa si stanno mettendo in casa ed a quale futuro stanno offrendo ai loro cittadini e all’intero comprensorio, desistendo dall’attuare un progetto completamente avulso dal territorio, che porterebbe vantaggi solo alla società lombarda che realizza l’impianto, che lucrerebbe dalle incentivazioni statali previste con un bassissimo ritorno occupazionale. Il Comitato annuncia l’organizzazione di un convegno sul tema per le prossime settimane.

     

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