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Notizie di cronaca

 

 

Incidente in cantiere a Scalea, operaio in fin di vita

05 feb 10 Un operaio di Orsomarso, A.B., 61 anni, è rimasto gravemente ferito stamattina in contrada Sant'Angelo di Scalea, nel Cosentino, dove lavorava all’interno d’uno stabilimento per la produzione di bitume. Secondo quanto accertato dai carabinieri della cittadina tirrenica, che indagano sul caso, l’uomo è caduto da una struttura in costruzione. Soccorso da un’ambulanza del 118, è stato successivamente trasportato in elisoccorso all’ospedale di Cosenza dov'è ricoverato in gravi condizioni. Sul caso indaga la procura della Repubblica di Paola che ha sequestrato il cantiere.

Violenza in ospedale a Lamezia, 5 condanne e 2 assoluzioni

05 feb 10 Si è concluso con due assoluzioni e la conferma di cinque condanne il processo di secondo grado per i sette imputati coinvolti nell’operazione nome in codice “Elettroshock”, che avrebbe consentito di far luce su violenze sessuali e non solo, consumate fra le mura del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Lamezia Terme ai danni di diverse donne ricoverate. La Corte d’appello di Catanzaro ha scagionato dalle accuse Maria Massimo chiamata, nella sua qualità di primario di Psichiatria, a rispondere della violazione dell’obbligo di impedire gli eventi nonostante, secondo l’accusa, avesse anche ricevuto precise denunce in tal senso. La donna, che è stata difesa dall’avvocato Francesco Gambardella, in primo grado aveva subito una condanna a quattro anni di reclusione, l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente la tutela e la curatela, l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, il risarcimento dei danni alle parti civili. Assolta anche l’infermiera Mirella Trunzo (già condannata a quattro mesi), per la quale anche il sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla ha riconosciuto l’esistenza di una causa di non punibilità. Confermata nel resto la sentenza di primo grado, emessa il 23 febbraio scorso dal giudice dell’udienza preliminare di Lamezia Barbara Borelli al termine dei giudizi abbreviati, con la quale sono stati condannati a otto anni di reclusione Domenico Casalinuovo, 55 anni, ed a sei anni Giuseppe Francesco Maria Masi, 46 anni, rispettivamente infermiere e medico in servizio nel reparto “incriminato”, accusati di violenze e abusi gravissimi. I due hanno subito anche l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente la tutela e la curatela, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, la condanna a risarcire il danno alle parti civili (solo alcune vittime degli abusi si sono costituite, con gli avvocati Leopoldo Marchese, Bernardo Marasco, Francesco Pagliuso, Gianfranco Barbieri), cui, in attesa della liquidazione in altra sede, è stata riconosciuta una provvisionale di 5.000 euro ciascuna. Condanne per reati minori, quali il favoreggiamento o le minacce, sono toccate invece agli altri infermieri imputati: Antonio Torcasio, che ha avuto una pena di due anni e quattro mesi; Pasquale De Vito, che ha avuto 8 mesi; Vincenzo Roperto, cui è stato inflitto un anno, agli ultimi due comunque sono stati concessi i benefici della sospensione condizionale della pena e non menzione nel casellario giudiziale (fra gli avvocati impegnati Giuseppe Spinelli, Francesco Fodaro, Fabrizio Falvo, Antonio Larussa). Nove in tutto gli imputati coinvolti nell’inchiesta (per due di loro si sta celebrando il dibattimento), partita alla fine del 2006, a seguito di un’informativa cui diede input la stessa direzione sanitaria dell’ospedale, e condotta dai poliziotti del Commissariato di Lamezia Terme con la direzione del sostituto procuratore della Repubblica Alessandra Ruberto. Gli inquirenti misero assieme diversi elementi probatori, comprese le dichiarazioni accusatorie rese dalle persone offese, la cui attendibilità venne accertata con un’apposita consulenza psichiatrica, ma anche acquisizione di tabulati, intercettazioni ambientali, documenti relativi agli orari di servizio degli indagati, e dichiarazioni incrociate di persone informate sui fatti. Elementi tali da chiedere e ottenere dal giudice per le indagini preliminari, Chiara Ermini, un’ordinanza di custodia cautelare che, il 13 agosto del 2007, portò in carcere Casalinuovo, e agli arresti domiciliari Masi ed un altro infermiere, Pino Franco. Gravissime le imputazioni complessivamente contestate, che vanno dalla violenza sessuale pluriaggravata, alla somministrazione alle vittime (quattro delle quali di età compresa tra i 20 e i 30 anni) di sostanze psicotrope non prescritte, alla violenza psicologica, minacce e favoreggiamento. Un quadro accusatorio che descrisse un reparto degli orrori in cui le pazienti sarebbero state sedate per evitare ribellioni e poi violentate, per un lungo periodo, partito dal 2004, caratterizzato dalla serialità degli abusi ai danni della medesima vittima, e di singoli comportamenti analoghi con vittime diverse.

8 denunce dei CC nel cosentino

05 feb 10 I Carabinieri hanno denunciato sette persone, nel Cosentino, per atti osceni in luogo pubblico. Nel corso dell’operazione, un uomo è stato sorpreso in un’autovettura, parcheggiata nei pressi della Strada Statale 283 Delle Terme, in compagnia di due ragazze di nazionalità romena, in atteggiamenti molto intimi. I militari hanno elevato anche 5 contravvenzioni, ai sensi dell’ordinanza emessa dal Sindaco di Tarsia , per un importo di 200 euro, rispettivamente a tre clienti e a due ragazze, una cittadina nigeriana ed una romena. I Carabinieri di Mongrassano hanno denunciato una vedova di 35 anni per inosservanza dell’obbligo dell’istruzione scolastica. In particolare, la donna, pur avendo provveduto ad iscrivere la propria figlia minore alla scuola dell’obbligo, non le ha assicurato la regolare frequenza delle lezioni, facendola spesso assentare.

Adiconsum "Sospendere i mutui delle famiglie in difficoltà"

05 feb 10 Dal primo febbraio 2010, le famiglie in difficoltà a seguito di eventi negativi come cassa integrazione, perdita del posto di lavoro, non autosufficienza e morte del sottoscrittore del mutuo, possono ricorrere alla sospensione del pagamento delle rate del mutuo. Lo comunica Romolo Piscioneri dell’Adiconsum-Cisl regionale. “Si giunge a queste possibilità, - spiega Piscioneri - grazie all’accordo sottoscritto nel dicembre 2009 tra Abi (Associazione Bancaria Italiana ) e Associazione dei consumatori nell’ambito del “piano famiglia”. I sottoscrittori di mutui, con riferimento agli eventi verificatesi dal gennaio 2009 in poi, - spiega - potranno effettuare richiesta di accesso alla moratoria rivolgendosi presso la propria banca, sempre che questa aderisca all’accordo. Qui, saranno consegnati gli appositi modelli e saranno indicati i tempi di avvio della sospensione, rientranti nei 45 giorni lavorativi da, quando viene accolta la domanda. L’eventuale rifiuto sarà comunicato entro i 15 giorni lavorativi dalla presentazione dell’istanza. Le condizioni previste nell’accordo, che possono essere migliorate dalle singole banche, pongono dei punti fermi relativamente all’importo del mutuo, che non può superare i 150 mila euro, se acceso per l’acquisto, costruzione o ristrutturazione dell’abitazione principale, tenendo conto che il reddito imponibile del cliente non può superare i 40 mila euro. In sintesi, con l’accordo, si dà la possibilità alle famiglie in difficoltà di sospendere il pagamento del mutuo per almeno 12 mesi, anche per coloro i quali scontano ritardi nei pagamenti fino a 180 giorni consecutivi. Superato il termine e si spera anche le difficoltà, la decorrenza del pagamento riparte e si sposta in avanti nel tempo proporzionalmente al periodo di sospensione senza influire sul tasso di interesse. Come Adiconsum, poiché tra i primi promotori e sottoscrittori dell’accordo, - conclude - pensiamo che gli Istituti bancari presenti nella nostra regione non possono sottrarsi alla adesione dimostrando così le giuste sensibilità verso un territorio e verso la gente che vive le difficoltà dettate dalla crisi”.

Dopo morte congiunto tentano di fare vendetta, due arresti a Pizzo

o 05 feb 10 Dieci giorni dopo che Maurizio Cupone, marittimo di 51 anni, è morto in seguito alle ferite riportate da alcuni colpi di mattarello nel corso di una rissa con una famiglia di vicini, di cui erano stati arrestati gli autori, mamma e figlio. Una triste vicenda, registra a Pizzo Calabro, nel Vibonese, che sembrava terminata con l’assurda notte di sangue. Ma oggi si è aggiunto un nuovo capitolo. Infatti, poco dopo le 12, Rosalba Pulitano e Francesco Cupone, rispettivamente moglie e figlio della vittima, hanno aspettato nei pressi della propria abitazione Antonia Stabene, cognata e zia degli autoridell’aggressione a Cupone, e, probabilmente al termine dell’ennesima lite, l’hanno colpite più volte alla testa ed al viso con un pesante oggetto contundente, forse un crick, dandosi quindi alla fuga e facendo perdere le proprie tracce per le vie limitrofe. Un copione di quanto era successo pochi giorni prima. La donna, immediatamente trasportata presso l'ospedale di Vibo Valentia, ha riportato un trauma da ferite lacero contuse al cranio, ferite alla fronte ed alla bocca, con una prognosi di 15 giorni. I carabinieri nel pomeriggio hanno ritrovato i due autori dell’agressione a casa di un parente e li hanno arrestati con l’accusa di tentato omicidio. La Pulitano è stata rinchiusa nel carcere di Reggio Calabria, mentre suo figlio nel carcere di Vibo Valentia.

Esattore licenziato continuava a riscuotere, arrestato dai CC a Pizzo

05 feb 10 I Carabinieri hanno arrestato Domenico Vissicchio, 38 anni, di Pizzo Calabro, l’uomo, che fino a qualche mese fa lavorava per una ditta di riscossione crediti di Messina come addetto per la zona di Vibo Valentia, e che continuava a riscuotere il denaro nonostante l’interruzione del rapporto di lavoro. Secondo i carabieniri, l’uomo, noto alle forze dell’ordine, ben conscio di essere conosciuto nella zona come l’incaricato alla riscossione delle rate dei prestiti, aveva tranquillamente continuato ad incontrare una donna della città napitina per provvedere alla riscossione periodica delle somme pattuite con una nota finanziaria. Tutto avveniva apparentemente nella piena trasparenza, con tanto di quietanza di pagamento rilasciata puntualmente dal Vissicchio ad ogni riscossione. Un piano apparentemente perfetto ma che ha presentato le prime incrinature quando la società di riscossione crediti si è accorta che qualcosa non andava con alcuni clienti vibonesi che, da alcune settimane, non pagavano più puntualmente. Così la donna è stata convocata presso la sede della società per verificare cosa fosse successo ed in quella occasione si è scoperto chi fosse realmente a riscuotere il denaro che avrebbe dovuto essere restituito alla finanziaria. I Carabinieri del N.O.R.M. della Compagnia di Vibo Valentia, con il supporto di quelli del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo, hanno deciso di intervenire. Quando l'uomo si è presentato in Via Spogliatore di Vibo per riscuotere una nuova rata, i Carabinieri si sono fatti trovare ad aspettarlo in zona osservando cosa stesse succedendo. Vissicchio aveva avvicinato la donna, riscosso 300 euro e rilasciato una quietanza di pagamento quando due Carabinieri in borghese che lo hanno dichiarato in arresto con l’accusa di truffa aggravata, sostituzione di persona e falsità in scrittura privata. Per l’uomo si sono così aperte le porte del carcere di Vibo Valentia. Ora le indagini mirano a rintracciare altri clienti truffati dall’uomo mentre la società di recupero crediti ha già avviato le proprie azioni legali e sta verificando l’ammontare complessivo del danno arrecato.

Una Task force per le confische alla ndrangheta a Catanzaro

05 feb 10 La Procura generale di Catanzaro ha istituito un gruppo di lavoro per intensificare l’attività di confisca e sequestro dei beni a persone condannate con sentenza definitiva per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, usura e traffico di stupefacenti. Il gruppo di lavoro sarà coordinato dal sostituto procuratore generale, Domenico Prestinenzi, e ne faranno parte i pg Sandro Dolce, Marisa Manzini ed Eugenio Facciolla, tutti magistrati che precedentemente hanno maturato una lunga esperienza operativa come sostituti procuratori della Dda di Catanzaro. Questa mattina si è svolta a Catanzaro una riunione di coordinamento alla quale hanno partecipato tutti i Procuratori della Repubblica che rientrano nel circondario della Corte d’appello di Catanzaro, il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, Maria Vittoria De Simone, e funzionari della Dia. Durante l’incontro è stato fatto il punto sul lavoro da svolgere. Negli ultimi mesi sono stati confiscati beni per 35 milioni di euro nei confronti di quattro persone condannate in via definitiva.

Funzionario del comune di Roggiano denunicato per abuso d'ufficio

05 feb 10 Un funzionario del Comune di Roggiano Gravina e' stato denunciato dai carabinieri alla Procura della Repubblica di Cosenza per il reato di abuso d'ufficio. I militari dell'Arma nei mesi scorsi avevano sequestrato un manufatto abusivo, denunciando il trasgressore e segnalando l'illecito al comune affinche' fosse emessa un'ordinanza di sospensione dei lavori e di demolizione del manufatto. Gli accertamenti hanno stabilito che nessuna ordinanza e' stata emessa, garantendo al trasgressore un ingiusto profitto. Cosi' sono stati inviati gli atti alla magistratura.

Chiusura notturna degli svincoli A3 tra Altilia e Farlena il 9 per lavori

05 feb 10 L’Anas comunica che, per lavori, martedì 9 febbraio 2010 dalle ore 24.00 alle ore 5,00, sarà chiuso al traffico il tratto dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria tra gli svincoli di Altilia e Falerna, dal km 285,800 al km 304,000. Il provvedimento si rende necessario per interventi urgenti nell’ambito della prosecuzione dei lavori di ammodernamento all’interno del macrolotto 4b Nelle ore di chiusura il traffico a lunga percorrenza verrà deviato con uscita dall’autostrada allo svincolo di Cosenza Nord – Rende, proseguirà sulla strada statale 107 e successivamente sulla strada statale 18, e rientrerà in A3 allo svincolo di Falerna e viceversa. Il traffico locale in direzione Sud proseguirà, invece, fino allo svincolo di Altilia – Grimaldi. I dispositivi di traffico ed i percorsi alternativi sono stati comunicati agli Enti e alle Istituzioni interessate.

Intimidazione a giornalista freelance a Reggio

05 feb 10 Persone non identificate hanno incendiato a Reggio Calabria l'automobile del giornalista free-lance Antonino Monteleone. La vettura (una Fiat Idea), che è stata prima cosparsa con liquido infiammabile, è andata distrutta. L’episodio si è verificato dopo pochi minuti dal rientro di Monteleone nella sua abitazione. Monteleone ha denunciato l'intimidazione alla Polizia. Monteleone collabora con numerosi organi di stampa, tra cui Il Fatto Quotidiano ed Il Punto, e televisive, tra cui Report. Dal 2006 Monteleone cura e gestisce un blog molto seguito. "Sono molto amareggiato - ha detto Monteleone - per quanto é accaduto. Ciò che ipotizzo è che qualcuno, ma non so chi, abbia voluto vendicarsi nei miei confronti per una questione legata alla mia attività professionale. Se qualcuno vuole intimidirmi, però, ha sbagliato indirizzo".

Coro di solidarietà al giornalista Monteleone

05 feb 10 “Esprimo tutta la mia vicinanza e solidarietà al giornalista Antonino Monteleone per il vile atto intimidatorio di cui è stato oggetto nella notte. L’ennesimo, di questi tempi, contro quella stampa calabrese che con coraggio sta affrontando battaglie di legalità”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero.
Mi spiace che il clima torbido di minacce e intimidazioni non accenni a placarsi e colpisca amministratori come il Sindaco di Siderno, giornalisti come Monteleone e imprenditori e politici come Callipo. A loro va la mia solidarietà convinta". Lo afferma il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti. "Debbo constatare - aggiunge - come le minacce ai giornalisti e agli amministratori abbiano raggiunto livelli preoccupanti che in Calabria si prestano a letture e interpretazioni disparate. Così come mi rammarico che qualcuno pensi di avvelenare i pozzi del dibattito democratico rivolgendo a Callipo esortazioni deliranti e inviti a soprassedere all'impegno diretto in politica che vanno semplicemente cestinati". "Credo che la Calabria autentica - conclude Scopelliti - viva come alteri ed estranei a sé questi atteggiamenti minacciosi e terroristici, antitetici alle tradizioni di tolleranza, di rispetto, di solidarietà che animano le vene della nostra cultura bimillenaria".
"E' l'atmosfera generale che è pesante. L'ho già detto in altre occasioni, ma non è superfluo ripeterlo: non dobbiamo lasciare soli i giornalisti che hanno passione per il lavoro che fanno e che, come nel caso di Antonino Monteleone, fanno bene il loro lavoro". Con queste parole Pippo Callipo esprime la sua solidarietà al giornalista Antonino Monteleone. "Io credo che l'Italia, le Istituzioni nazionali, i vertici dei partiti, considerata la complessità e la gravità della condizione calabrese, debbono assumersi le loro responsabilità. Servono segnali di chiara discontinuità col passato, forti, coraggiosi. Il meglio del Paese dovrebbe stare assieme al meglio della Calabria, se vogliamo arginare la mafia, il malaffare, il sottosviluppo”.
"Esprimo tutta la mia vicinanza e solidarietà al giovane giornalista Antonino Monteleone per il vile atto intimidatorio di cui è stato vittima nella notte". Lo afferma Rosa Villecco Calipari. Vice Presidente grupo Pd Camera dei Deputati. "Per l'ennesima volta viene colpita quella stampa seria che con coraggio da tempo affronta battaglie di legalita''.
"Esprimo sincera solidarietà al giornalista Antonino Monteleone e condanno il vile atto intimidatorio subito". Lo ha sostenuto la parlamentare Angela Napoli. "Ancora una volta - ha aggiunto - in Calabria viene colpito quel mondo del giornalismo serio e coraggioso. Purtroppo anche l'incendio dell'autovettura di Antonino Monteleone rientra sicuramente in quella pericolosa strategia della 'ndrangheta messa in atto in questo periodo e da me denunziata in un atto ispettivo indirizzato nella giornata di ieri al Presidente del Consiglio ed ai Ministri dell'Interno e della Giustizia. Non v'é dubbio che gli uomini della 'ndrangheta ed i suoi collusi temono tutti coloro che possono scoprire e denunciare le verita' assolute, utili a riportare sicurezza e giustizia nella nostra Calabria. Conoscendo la serietà di Antonino Monteleone e la passione che ripone nella sua professione sono certa che proseguirà la sua attività continuando ad informare in modo corretto e scrupoloso i cittadini calabresi".
"Intendo esprimere la mia personale solidarietà al giovane giornalista Antonino Monteleone per il vile atto intimidatorio subito questa notte". Lo ha detto il presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Morabito. "Addetti all'informazione, sempre più spesso - ha aggiunto - si vedono costretti a fare i conti con la realtà criminale che non accetta le inchieste libere, gli approfonditi reportage e le puntuali cronache riportate dai giornali e dai nuovi mezzi di comunicazione. Sono certo che il bravo Monteleone non abbandonerà il suo impegno quotidiano che lo vede, in modo professionale e competente, attento osservatore della nostra comunità".
"Esprimo a nome mio e di tutto il Movimento Ammazzateci tutti piena solidarietà all’amico giornalista Antonino Monteleone. Sappia che non è e non sarà mai solo" è il commento di Aldo Pecora, leader del Movimento antimafie Amazzateci tutti. "Nino come tutti noi – continua Pecora – ama questa terra che sembra inesorabilmente condannata al silenzio ed all’omertà e per questo – aggiunge Pecora – è stato “marchiato” da chi evidentemente ha paura di lui e soprattutto di ciò che dice scrive, filma e racconta>>. Aldo Pecora, preoccupato, alza il tiro: "La cosa che più mi preoccupa è che chi ha appiccato il fuoco alla autovettura di Monteleone non lo ha fatto in una delle tante occasioni in cui lui è lontano dalla città, ma proprio sotto casa sua e poco dopo il suo rientro, il che non esclude che Nino possa essere stato negli ultimi tempi seguito da costoro anche nei suoi spostamenti privati e professionali". "Confido pienamente nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura reggina – conclude il Presidente dell’organizzazione antimafia – perché si scoprano subito gli autori del vile atto vandalico ed intimidatorio"
"Provoca sconcerto anche al cittadino reggino assuefatto al triste costume della 'macchina saltata' la notizia che un tuo coetaneo, un tuo amico si sia risvegliato per il calore delle fiamme che avvolgono la sua macchina". Lo ha sostenuto Vittorio Delfo Siclari, di Azione universitaria. "Non ci sono limiti all'indecenza. Nino - ha proseguito - è, probabilmente la punta di diamante di una nuova generazione di ventenni che si sta risvegliando, che nega il proprio asservimento alla 'ndrangheta. E viene colpito. Antonino Monteleone e' uno studente di Giurisprudenza; un ragazzo-uomo che ha fatto della legalità la sua ragione di vita, nello studio, nella professione ma soprattutto nel suo essere cittadino. E per questo viene colpito. Con mestizia, con rabbia chiedo a lui di trarre da questo 'insegnamento' forza, eroico furore per migliorarsi e proseguire nella sua missione. Posso dare lui una certezza: non sarà mai solo, avrà al suo fianco sempre i 'migliori' giovani di questa città, i giovani che, in Spe Salvi, ogni giorno si cercano e si ritrovano per lottare contro la 'ndrangheta''.
Solidarietà a Monteleone è stata espressa anche da il settimanale Il Punto. "Poco dopo le 2 di questa notte - è scritto in una nota - il giornalista Antonino Monteleone è stato vittima di un grave atto di intimidazione. La sua auto è stata data alle fiamme da alcuni sconosciuti subito dopo essere rientrato nella sua abitazione di Reggio. I vigili del fuoco, intervenuti immediatamente, hanno indicato in un'elevata quantità di liquido infiammabile la causa dell'incendio. Alcuni testimoni avrebbero visto alcuni sospetti armeggiare intorno all'auto presumibilmente dopo averla seguita durante il tragitto e dopo aver atteso che il proprietario si allontanasse. Monteleone, da tempo impegnato in inchieste scottanti sulla 'ndrangheta e le collusioni tra criminalita' organizzata e politica nella sua regione, già noto per il suo popolare blog e per la sua attività di denuncia, da circa un mese aveva avviato una collaborazione con il settimanale 'il Punto', tutt'ora in essere, firmando recentemente, in qualità di corrispondente da Reggio Calabria, un reportage da Rosarno e un servizio sugli ordigni piazzati davanti alla procura del capoluogo calabrese. L'editore, il direttore e la redazione de 'il Punto' esprimono ad Antonino la più sincera solidarietà per il vile gesto di cui è stato vittima, fieri di ospitare la sua firma e di condividere con lui la passione e la determinazione delle sue inchieste".
La federazione provinciale di Azione Giovani - Giovane Italia ha espresso la sua solidarietà nei confronti di Monteleone, "vittima di un gravissimo e vergognoso attentato. Ciò che colpisce - è scritto in una nota - è che il destinatario di questo atto così vile, sia un ragazzo, un giovane legato alla sua terra tanto da difenderla, sulla carta stampata e non solo, dal cancro 'ndranghetista che la opprime tenacemente, e che non molla. Politicamente saremo forse lontani, ma per tutta la nostra comunita' diventa un dovere in queste occasioni, e nel suo lavoro quotidiano, sostenere Monteleone; facendo capire a chi ancora intende disseminare la città con bombe, a chi la vuole spaventare con atti intimidatori, che Reggio lentamente prende coscienza, lentamente si sveglia dal torpore durato per troppi anni e nei suoi cittadini trova il coraggio di non voltare faccia dall'altra parte. Auspichiamo che le autorità possano accertare i fatti in maniera rapida, ma sappiano le 'ndrine che questa terra non e' per loro. Ad Antonino tutta la nostra vicinanza".
"L"Anonima incendì, come ogni notte, ieri si è messa all'opera. Ma oltre ai 'soliti' negozi e alle 'solite' autovetture di chi non accetta le leggi del racket, degli amministratori locali e i dipendenti pubblici che fanno il loro dovere, ha preso di mira anche una voce libera che in questi anni non ha scelto la via della ribellione silenziosa". Lo afferma, in una nota, il capogruppo nel Consiglio provinciale di Reggio Calabria di Rifondazione comunista, Omar Minniti, facendo riferimento all'intimidazione compiuta ai danni del giornalista Antonino Monteleone. "Una voce che, attraverso i canali di internet, dell'etere e della carta stampata - aggiunge Minniti - ha urlato i nomi e i cognomi ed indagato sui meccanismi di potere che a Reggio e in Calabria vedono sullo stesso fronte 'ndrangheta, massoneria, mala-politica e mala-imprenditoria. Colpendo il giornalista Nino Monteleone, gli 'ignotì incendiari pensavano di intimidirlo e metterlo a tacere. Ma l'effetto che sortiranno, e questo lo posso dire tranquillamente, conoscendolo di persona, è l'opposto: Nino, con maggiore testardaggine, determinazione e spirito dissacratore, continuerà nel suo impegno di cronista fuori dal coro e controcorrente e, con certezza, ci regalerà altre inchieste e spunti di riflessione di cui questa comunità ha gran bisogno".
Pietro Interdonato, presidente del Comitato Pendolari dello Stretto, ha detto che "la vicinanza a chi si batte quotidianamente contro chi 'ruba il presente,il futuro e la speranza' è totale ed incondizionata. Stavolta è toccato al giornalista Antonino Monteleone, vittima dell'ennesimo vigliacco atto intimidatorio. Il Comitato Pendolari dello Stretto, ricordando questi anni di dura lotta - afferma Interdonato - ringrazia i tanti coraggiosi giornalisti che hanno saputo regalare quel 'fascio di luce' che la mobilità nello Stretto richiedeva. Battaglia non semplice, né facile. Tale battaglia é solo all'inizio. Bisognerebbe sapere rimuovere gli ostacoli che soffocano la sana competitività affinché si abbiano prezzi adeguati e non più come avviene fino ad oggi, che sanno tanto di 'conservazione lobbistica' a tutto danno della crescita locale. Tale compito spetterebbe alla politica, ma alle nostre latitudine è mera utopia, visto 'l'incancrenito intrecciò. Considerando il prossimo appuntamento elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale, sarebbe doveroso, non a parole ma con i fatti, che, iniziando dai candidati alla Presidenza del Consiglio regionale, arrivando al semplice candidato ,si firmasse un protocollo,in cui si dicesse che la "ndragheta e la mafia 'hanno rubato il presente e ipotecano il futuro dei nostri figli e non si cerchino i voti fra questi, ladri del futuro e della speranza''.

Cantiere aperto ad Aiello Calabro per il carnevale 2010

05 feb 10 Cantiere aperto ad Aiello Calabro dove le Associazioni Locali, insieme all’Amministrazione Comunale, stanno stilando in questi giorni il programma per il prossimo carnevale previsto per i giorni 14, 15 e 16 Febbraio. Si prevede, per la prima giornata, un pomeriggio dedicato ai bambini curato dall’ANSPI, dove la ormai tradizionale sfilata di maschere per le vie del paese culminerà nella grande Piazza Plebiscito con musica e giochi popolari. Nella serata del Martedi Grasso, una kermesse più ampia di allegri ed originali costumi si ritroverà in Piazza Municipio con una giuria che aggiudicherà svariati premi a gruppi e singoli partecipanti al concorso “FACCIAMO IL CARNEVALE” curato dalla ProLoco. Novità di quest’anno, il Gran Ballo in Maschera previsto per la serata del 15 in Piazza Plebiscito dove, in un simpatico dopocena che coincide con la serata della festa dedicata ai single (San Faustino) ci si auspica che tra un valzer ed un giro di piazza possa scoccare l’amore!

Il 9 il inaugurazione anno giudiziario del Tribunale regionale ecclesiastico

05 feb 10 Si terrà martedì 9 febbraio 2010, alle ore 18 presso il Seminario arcivescovile "Pio XI" di Reggio Calabria (Via Pio XI, 236), l'inaugurazione del Nuovo Anno Giudiziario 2010 del Tribunale Ecclesiastico Regionale Calabro. Dopo il saluto del Moderatore del Ter Calabro, Sua Eccellenza mons. Vittorio Mondello, Arcivescovo metropolita di Reggio-Bova e Presidente della Conferenza Episcopale Calabra, seguirà la relazione di mons. Raffaele Facciolo, presidente del Ter Calabro, sull'attività giudiziaria svolta dal Tribunale nel corso del 2009. La prolusione sul tema “Giustizia ecclesiastica e ordinamento penale” sarà tenuta dal prof. Paolo Moneta, ordinario di diritto canonico all'Università di Pisa e Presidente nazionale dell'Associazione canonistica italiana.

Iniziati a Rosarno lavori di bonifica dell’ex Opera Sila

05 feb 10 Iniziati a Rosarno i lavori di bonifica dell’area dell’ex Opera Sila, occupata nelle scorse settimane dagli immigrati impiegati nei campi della zona. “Su incarico del presidente della Regione Agazio Loiero – ha spiegato Eugenio Ripepe, che partecipa all’operazione come Protezione Civile – abbiamo avviato le attività di messa in sicurezza. Quest’area è stata utilizzata dai lavoratori immigrati che vivevano qui in condizioni pessime, fino allo sgombero avvenuto nel gennaio scorso dopo la 'rivolta di Rosarno. La Regione mette ora in sicurezza l’area costituita, tra l’altro, da due capannoni e diversi silos”. “Stiamo pulendo il sito – ha concluso Ripepe – da materassi, gomme, bombole di gas, indumenti. Saranno montati cancelli e porte, rimettendo a norma la struttura che da qualche mese fa parte del patrimonio della Regione Calabria. Quest’operazione doveva partire dieci giorni fa, ma è stata rimandata per le piogge continue. Oggi si parte con l’imponente opera di bonifica che potrebbe durare diverse settimane”.

Rissa a Polistena, 5 extracomunitari in manette

05 feb 10 Cinque persone extracomunitarie sono state arrestate a seguito di una rissa a Polistena. Si tratta di Houari Belarbe 30 anni, algerino, Sadiq Nourddine, 34 anni marocchino, di Mhamed Essalhi, 25 anni, marocchino, Abdellah Lafif, 42, marocchino e Zaim Ahlabo 22 anni, marocchino. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della locale stazione. Il fatto si è verificato in via Stella di Polistena, nel centro storico, intorno all’una di notte. I militari, impegnati in un servizio perlustrativo, dopo aver sentito grida in lingua araba provenire dal centro storico sono intervenuti sul posto. Al loro arrivo hanno assistito ad un violento ed acceso diverbio tra cinque extracomunitari che si colpivano reciprocamente con inaudita violenza con pugni, calci e testate. I militari hanno subito chiesto rinforzi alla Centrale Operativa del Comando Compagnia Carabinieri di Taurianova. Sul posto sono giunte pattuglie della Stazione di S.Giorgio Morgeto ed un equipaggio dell’Aliquota Radiomobile, nonchè altro personale dell’arma, che hanno dovuto sudare le fatidiche sette camice per dividere i cinque. Una volta sedati gli animi, anche se la lite verbale è proseguita, i militari hanno constatato la gravità del fatto: uno dei contendenti aveva una vistosa ferita al labbro ed aveva addirittura perso il ponte sul quale erano fissati i denti anteriori, altri due presentavano ferite con perdita di sangue al volto e gli altri avevano il volto tumefatto dai colpi ricevuti. Tutti sono stati accompagnati al pronto soccorso del locale presidio ospedaliero e sottoposti alle cure mediche del caso: nei loro confronti sono state formulate prognosi che partiva varianti dai 10 ai tre giorni a secondo delle lesioni subite. Due, però, hanno rifiutato di sottoporsi agli accertamenti medici e di ricevere le cure del caso. Nella Caserma di Polistena è stata successivamente ricostruita la dinamica e il movente della violenta lite, maturata tra dissapori di vicinato e pretestuose antipatie personali, sfociate poi nella rissa. A carico dei 5 extracomunitari è scattato l’arresto per rissa e nella stessa mattinata gli arrestati sono stati giudicati con rito direttissimo al Tribunale di Cinquefrondi e condannati a pene che vanno da 8 a 10 mesi di reclusione.

Secondo Demoskopea dall'immigrazione un business da 290 mln

05 feb 10 Dal 1999 ad oggi gli immigrati sbarcati sulle coste calabresi e successivamente rintracciati sono stati ben 19.227 con un giro d’affari stimato di 290 milioni di euro per la ‘ndrangheta. Analizzando i flussi, emerge che il picco massimo è stato raggiunto, dal punto di vista quantitativo, nel biennio 2000-2001 rispettivamente con 5.045 soggetti nel 2000 e 6.093 nel 2001 pari al 57,9 per cento sul totale degli sbarcati. Nell’ultimo anno, inoltre, la Calabria ha visto diminuire il numero degli immigrati sbarcati sulle sue coste di quasi 67 punti percentuali passando da 1.973 immigrati del 2007 ai 663 del 2008. È quanto emerge da una ricerca dell’istituto Demoskopika. “La riduzione del traffico clandestino di esseri umani - ha spiegato il presidente dell’istituto, Raffaele Rio - è stato volutamente deciso dalla criminalità organizzata calabrese per evitare la massiccia intensificazione dei controlli da parte delle forze dell’ordine a presidio del territorio. La preoccupazione delle ‘ndrine riguarda principalmente il mercato degli stupefacenti il cui giro d’affari è, senza alcun dubbio, più remunerativo dell’arrivo dei clandestini in Calabria”. Ma quali sono - si è chiesta Demoskopika - gli orientamenti dei calabresi sulle politiche di ammissione, di regolamentazione del soggiorno e di attribuzione di diritti agli stranieri considerato che la questione dell’entrata degli immigrati e, specularmente, la questione della chiusura delle frontiere sono quotidianamente al centro del dibattito politico? In pochissimi - spiega l’istituto - hanno posto l’attenzione sulla libera circolazione (4,2%) e pochi hanno scelto come politica più giusta la chiusura delle frontiere per non perdere l’identità nazionale (8,6%). La maggior parte degli intervistati ha invece legato l’entrata degli immigrati in Italia al lavoro. La modalità che ha attratto più risposte è quella che più delle altre fa leva sulle paure nei confronti degli stranieri che non lavorando si pensa possano delinquere: il 49,9% ha dichiarato di voler fare entrare solo chi ha voglia di lavorare; il 33,5% ha invece privilegiato un’interpretazione utilitarista del fenomeno dichiarando di voler regolamentare l’accesso in base al fabbisogno di manodopera. La regolarizzazione degli irregolari (65,1%) trova più accordo della loro espulsione (55,1%) ma raccoglie anche la più alta percentuale di coloro che sono in completo disaccordo: il 20,3% contro l’11,4%. La terza e quarta modalità di risposta propongono situazioni più favorevoli agli immigrati rispetto a quelle rese possibili dall’attuale legge sulla cittadinanza che prevede che un extracomunitario possa richiedere la cittadinanza per naturalizzazione solo dopo dieci anni di residenza. La differenza fra questi due items consiste nel tenere o no legata la concessione della cittadinanza a immigrati che risiedono da almeno cinque anni al fatto di non aver commesso reati. Questo elemento sembra essere fondamentale per molti calabresi: infatti solo il 22,9 per cento è d’accordo con la frase “È giusto concedere - è la risposta frequente - la cittadinanza agli immigrati che risiedono in Italia da 5 anni”, mentre ben il 58,2 per cento con l’affermazione “È giusto concedere la cittadinanza agli immigrati che risiedono in Italia da 5 anni, purché non abbiano commesso reati”.

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