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Sentenza in ritardo, fuori affiliato ndrangheta

 

La sentenza arriva in ritardo e scadono i termini della carcerazione di un affiliato alla ndrangheta

03 mar 09 A causa del mancato deposito della sentenza di condanna emessa a suo carico dal gup di Reggio Calabria, un affiliato alla 'ndrangheta è stato scarcerato per scadenza dei termini di carcerazione preventiva. La vicenda, emblematica delle lentezze della giustizia anche quando affronta casi importanti di criminalità, riguarda Cosimo Romanello, di 50 anni, presunto esponente della cosca Coluccio di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria) di cui è a capo Giuseppe Coluccio, di 42 anni, arrestato in Canada nell'agosto scorso dopo un lungo periodo di latitanza. Romanello da alcune settimane è un uomo libero malgrado la condanna ad otto anni di reclusione inflittagli dal gup distrettuale di Reggio Calabria a conclusione del processo, scaturito dall'operazione Nostromo, condotta dalla Dda reggina nel giugno del 2005, su una serie di estorsioni fatte nella zona di Gioiosa Jonica ai danni, in particolare, di pescatori. Il Tribunale ha accolto l'istanza di scarcerazione presentata dall'avvocato Leone Fonte, difensore di Romanello, perché, a causa del mancato deposito della motivazione della condanna, sono scaduti i termini di carcerazione preventiva. E' stato lo stesso avvocato Fonte a rilevare come il mancato deposito della sentenza sia dovuto al sovraccarico di procedimenti davanti al gup che si accompagna, secondo lo stesso penalista, ad un'insufficienza di organico dei giudici. La scarcerazione per scadenza dei termini non soddisfa, però, l'avvocato Fonte che avrebbe voluto, piuttosto, l'assoluzione nel merito di Romanello. "Il mio assistito - ha detto Fonte - non ha alcun precedente penale e l'accusa di associazione mafiosa ed estorsione che gli viene contestata non ha alcun fondamento. La sentenza di condanna che gli è stata comminata è profondamente ingiusta". Fonte si dice certo anche dell'innocenza di Coluccio, "indicato dagli investigatori - dice - addirittura come un capocosca. In realtà Coluccio, che difendo anch'io, non si è mai reso responsabile di alcuna attività criminale". "A dire il vero - aggiunge il penalista - il mancato deposito della sentenza rappresenta per noi un danno perché ciò che avremmo voluto era un'assoluzione nel merito. Vogliamo certezza di giudizio e che i processi si facciano nel più breve tempo possibile. Ciò che non vogliamo, sicuramente, è approfittare delle lentezze della giustizia".

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