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Sequestrati dalla DIA 40 mln di beni alle cosche reggine

Sequestrati dalla DIA, aziende, ville e terreni per 40 mln di euro, alle cosche reggine. Ci sono anche quelli dell’imprenditore Antonio Princi, ucciso da una bomba, che voleva riorganizzare la cosca Rugolo

12 mag 09 Beni per un valore di 40 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia di Reggio Calabria nei confronti della cosca Rugolo di Castellace di Oppido Mamertina. Per la prima volta il sequestro ha riguardato anche gli eredi di un esponente della cosca, l'imprenditore Nino Princi morto nel maggio dello scorso anno a seguito dell'esplosione di una bomba sotto la sua automobile. Il Tribunale di Reggio Calabria ha emesso due provvedimenti di sequestro, la prima su richieste del direttore della Dia per Domenico Rugolo (12 milioni di beni) e la seconda del procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, per i fratelli Antonino e Natale Princi (28 milioni di beni). Il provvedimento di sequestro nei confronti degli eredi di Nino Princi è stato reso possibile da una legge entrata in vigore dieci mesi fa che consente il sequestro di beni anche agli eredi. L'indagine della Dia, secondo quanto hanno reso noto gli investigatori, ha permesso di ricostruire il patrimonio accumulato in 30 anni da Domenico Rugolo, di 74 anni, considerato il boss dell'omonima cosca di Castellace di Oppido Mamertina. Gli uomini della Dia hanno individuato anche tutte le attività patrimoniali aziendali e societarie di Rugolo e dei fratelli Princi. Tra i beni sequestrati ci sono aziende, 8 appezzamenti di terreno per circa 10 ettari, due ville, tre automezzi, quote societarie, tra le quali il 20% della Delianuova calcio e numerosi conti correnti, per un valore complessivo di 40 milioni di euro. Domenico Rugolo, che risultava nullatenente, in realtà, per la Dia, negli anni aveva accumulato un ragguardevole patrimonio intestandolo ai propri congiunti, tra i quali i generi Domenico Romeo, considerato il prestanome del suocero negli appalti, e Antonino Princi che avrebbe reimpiegato i capitali illeciti in attività commerciali. Natale Princi, invece, era intestatario fittizio dei beni nella disponibilità del fratello. Il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatore, ed il direttore della Dia, gen. Antonio Girone, hanno illustrato stamani l'importanza dell'operazione. "Si tratta - ha detto Pignatone - di un'operazione di assoluta importanza. Ciò è stato possibile grazie alla legge dell'agosto 2008, una scelta politica forte che, da una parte significa che 'il crimine non paga', e dall'altra protegge l'economia legale da concorrenze sleali attraverso beni acquisiti non lavorando onestamente, ma frutto di azioni illegali".

Anche gli eredi di Pronci tra i destinatari dei sequestri. Ci sono anche gli eredi dell'imprenditore Nino Princi, morto nel maggio dello scorso anno dopo alcuni giorni di agonia, in seguito all'esplosione di una bomba sotto la sua auto, tra i destinatari del provvedimento di sequestro eseguito stamani dalla Dia di Reggio Calabria. Il provvedimento, secondo quanto si è appreso, è stato reso possibile da una legge entrata in vigore dieci mesi fa che consente il sequestro di beni anche agli eredi. L'inchiesta, inoltre, avrebbe permesso di ricostruire il patrimonio accumulato in 30 anni da Domenico Rugolo, di 74 anni, considerato dagli investigatori il boss dell'omonima cosca di Castellace di Oppido Mamertina. Gli uomini della Dia avrebbero anche ricostruito tutte le attività patrimoniali aziendali e societarie di Rugolo e di Princi, che era suo genero. Tra i beni sequestrati, secondo quanto si è appreso, figura anche il 16% del prezzo al quale una società, la Devin, della quale Princi sarebbe stato socio occulto, cedette, per oltre 11 milioni di euro, alla Credit Suisse il centro commerciale Porto degli ulivi di Rizziconi. Tale quota era stata già sequestrata nel corso dell'operazione condotta a maggio dello scorso anno, nel corso della quale furono arrestati Rugolo, poi condannato in primo grado con l'abbreviato a 5 anni e sei mesi di reclusione, e due suoi generi, Domenico Romeo, di 41 anni, e Pasquale Inzitari, di 49, all'epoca esponente dell'Udc e poi sospeso dal partito che si trova ancora detenuto. Nell'inchiesta era coinvolto anche Princi del quale, proprio il giorno degli arresti, era stata dichiarata la morte cerebrale.

Princi voleva riorganizzare la cosca Rugolo. Voleva riorganizzare la cosca Rugolo secondo criteri piu' moderni superando la vecchia mentalità legata agli interessi rurali dell'anziano suocero, Antonino Princi, l'imprenditore morto nel maggio dello scorso anno per l'esplosione di un'autobomba, nei confronti del quale é stato emesso un decreto di sequestro di beni eseguito stamani dalla Dia. E' la convinzione degli inquirenti che nel maggio dello scorso anno ne avevano chiesto l'arresto al gip distrettuale reggino che pur avendo valutato la sussistenza di gravi indizi non aveva emesso il provvedimento in considerazione delle ferite gravissime che Princi aveva riportato nell'esplosione e che lo portarono alla morte cerebrale nel giorno dell'operazione. Princi, imprenditore nel settore dell'abbigliamento e delle attività immobiliari con interessi anche nel mondo del calcio, secondo l'accusa, aveva cooperato col suocero Domenico Rugolo nella gestione degli interessi economici della cosca. Il Natale Princi, per gli investigatori, era intestatario fittizio dei beni nella disponibilità del fratello. Nei confronti di Natale, il Tribunale ha disposto, in via provvisoria il divieto di ottenere licenze ed autorizzazioni di polizia e di commercio e di concludere contratti di appalto con la pubblica amministrazione. Il Tribunale ha emesso due provvedimenti di sequestro su richieste del direttore della Dia per Domenico Rugolo (12 milioni di beni) e del procuratore di Reggio Giuseppe Pignatone per i fratelli Princi (28 milioni di beni). Per la prima volta in Italia è stata applicata la nuova norma che consente il sequestro di beni a carico di un soggetto deceduto prima della formalizzazione della proposta purché non siano trascorsi 5 anni dal decesso.

Sequestrate aziende, ville e terreni. Quindici aziende, 8 appezzamenti di terreno per circa 10 ettari, due ville, tre automezzi, quote societarie, tra le quali il 20% della Delianuova calcio e numerosi conti correnti, per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro: sono i beni sequestrati stamani dalla Dia di Reggio Calabria e riconducibili al presunto capocosca Domenico Rugolo ad Antonino Princi ed al fratello Natale. La cosca Rugolo, secondo gli investigatori, e' risorta dalle ceneri della storica cosca Mammoliti-Rugolo sfaldatasi in passato in seguito a svariate inchieste giudiziarie nonché per le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Saverio Mammoliti. L'inchiesta condotta nel maggio dello scorso anno, di cui i sequestri di oggi sono una continuazione, aveva consentito di svelare le illecite attività poste in essere dalla rinnovata organizzazione criminale per ottenere il controllo delle attività economiche attraverso estorsioni, infiltrazioni in appalti pubblici ed il successivo reimpiego dei proventi in varie iniziative imprenditoriali, tra le quali, per gli investigatori, spiccano quelle collegate alla realizzazione del centro commerciale Porto degli Ulivi di Rizziconi. Domenico Rugolo, che risultava nullatenente, in realtà, per la Dia, negli anni aveva accumulato un ragguardevole patrimonio intestandolo ai propri congiunti, tra i quali i generi Domenico Romeo, considerato il prestanome del suocero negli appalti, e Antonino Princi che avrebbe reimpiegato i capitali illeciti in attività commerciali.

Pignatone: Operazione possibile con legge su sequestro a deceduti. ''Si tratta di un'operazione di assoluta importanza. Ciò è stato possibile grazie alla legge dell'agosto 2008, una scelta politica forte che, da una parte significa che 'il crimine non paga', e dall'altra protegge l'economia legale da concorrenze sleali attraverso beni acquisiti non lavorando onestamente, ma frutto di azioni illegali". Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, incontrando i giornalisti con il direttore della Dia, gen. Antonio Girone, ed il capocentro reggino, col. Francesco Falbo. "Con la legge 125 - ha proseguito - il legislatore ha permesso di estendere l'applicazione del sequestro preventivo e l'eventuale confisca ai soggetti indagati anche nei cinque anni successivi ad un loro eventuale decesso". Girone ha sottolineato che "l'indagine ha permesso di chiarire sia gli aspetti 'militari' della cosca, che le attività finanziarie ed imprenditoriali. Un gruppo storico, quello dei Rugolo nel panorama della 'ndrangheta, con a capo Domenico che, da semplice agricoltore, in pochi anni, aveva accumulato un patrimonio terriero di quasi 12 milioni di euro, intestato in buona parte alle sue quattro figlie''. Falbo ha ricostruito i passaggi con cui il gruppo Rugolo-Princi aveva costruito l'enorme ricchezza, "con interessi anche nella grande distribuzione e nella gestione del centro commerciale Porto degli Ulivi".

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