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Archiviazione DeMagistris: leggittima iscrizione Mastella

 

Archiviazione De Magistris, per i PM di Salerno, legittima l’iscrizione di Mastella

20 feb 09 Iscrivere l'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella e il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta Why Not da parte del pm Luigi De Magistris fu una decisione giusta, basata su elementi "sostanziali e formali". Ma non solo: "la valenza delle emergenze indiziarie" contenute negli atti del procedimento "inducono a ritenere che le iscrizioni fossero obbligatorie e dovute". I magistrati della procura di Salerno motivano così la richiesta di archiviazione del procedimento avviato contro l'ex pm di Catanzaro. Nelle oltre trecento pagine inviate al Gip del tribunale di Salerno, che dovrà pronunciarsi a breve, i pm Dionigio Varesani e Gabriella Nuzzi sostengono che la linea seguita da De Magistris fu sostanzialmente corretta, non solo nei confronti di Mastella e Cesa, ma anche verso gli altri indagati Il documento é stato presentato oggi al Csm dalla difesa dell'ex pm di Catanzaro. L'iscrizione, scrivono infatti, ha una "piena legittimità sostanziale e formale" e rientra "nell'assoluta legalità di ogni iniziativa inquirente". Nelle carte dell'inchiesta ci sono quindi "elementi legittimanti" l'iscrizione non solo di Mastella e Cesa ma anche di Franco Bonferroni, del generale della Gdf Walter Cretella Lombardo, di Giancarlo Pittelli e Giuseppe Galati. Elementi, proseguono, che "emergono con evidenza dai progressivi sviluppi investigativi dell'inchiesta, i cui esiti risultano trasfusi in annotazioni ed informative della polizia giudiziaria, dichiarazioni di persone informate dei fatti, documentazione cartacea ed informatica, risultanze intercettive, esiti di accertamenti consulenziali". Insomma, "ad una lettura analitica ed organica" gli elementi indiziari "tratti dalle plurime fonti dimostrative acquisite al procedimento Why Not, appaiono, nel loro complesso, idonei a delineare a carico dei soggetti sopra indicati notizie di reato". Nella richiesta di archiviazione, inoltre, la procura di Salerno sottolinea anche che l'accusa di "duplicazione delle iscrizioni nell'ambito delle due inchieste" (Poseidone e Why Not) "non risulta fondata su alcun preventivo esame del materiale investigativo dei due procedimenti". "In assenza di reali motivazioni" concludono, "l'apparente coincidenza (soggettiva e oggettiva) delle iscrizioni, non può assumere il senso, che invece le viene artatamente attribuito, di una patologica (e artificiosa) 'duplicazione' di procedimenti attuata dal dottor De Magistris allo scopo di eluderé la revoca dell'inchiesta Poseidone".

Processo Csm, accuse infondate. Sono "infondate" le accuse di cui deve rispondere l'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris davanti alla Sezione Disciplinare del Csm. A sostenerlo è il suo difensore, il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. "Riteniamo che già sulla base delle deposizioni di oggi sia emerso che l'incolpazione è infondata, come dimostreremo anche con i testimoni della difesa", ha detto Ingroia commentando con i giornalisti l'udienza di oggi. Il pm di Palermo ha definito "importante" l'esame del consulente tecnico Gioacchino Genchi, che sarà fatto nella prossima udienza del procedimento disciplinare, fissata per il 19 maggio prossimo. Ma ha anche evidenziato la rilevanza della deposizione fatta oggi dal colonnello del Ros Pasquale Angelosanto, da cui è emersa " la totale estraneità di De Magistris rispetto alle accuse.

Con reazione Jannelli fine vulnus. La reazione del procuratore generale di Catanzaro, Enzo Jannelli, di fronte al "vulnus" messo in atto dalla Procura di Salerno, ha avuto l'effetto di porre fine ad una vicenda "abnorme" che rischiava di bloccare a tempo indeterminato le indagini Why not alla vigilia della loro conclusione. E' uno dei passaggi del ricorso alla Corte di cassazione presentato dal difensore del procuratore generale di Catanzaro, Enzo Jannelli, per contestare l'applicazione della misura cautelare da parte del Csm Così facendo, secondo il suo difensore, Jannelli ha accreditato davanti alla cittadinanza di Catanzaro un'immagine di difesa dell'ufficio, delle sue competenze e delle sue prerogative perché la reazione del Pg si è mossa nell'ottica della difesa non già del prestigio, ma della funzione, ed ha prodotto effetti positivi sul successivo andamento dell'amministrazione della giustizia con la conclusione delle indagini. Per la difesa di Jannelli, l'ordinanza del Csm ha avuto riguardo più all'impatto mediatico della vicenda nel suo complesso in ambito nazionale che al concreto evolversi nella sede di Catanzaro ed alle ragioni che hanno indotto Jannelli ad una difesa efficace ed apprezzata sul posto.

Ricorso Garbati. La sezione disciplinare del Csm, nelle motivazioni della decisione con cui ha disposto il trasferimento di sede e funzioni per il sostituto procuratore generale di Catanzaro Alfredo Garbati, ha omesso di considerare quanto dallo stesso dichiarato alle prima ed alla seconda commissione del Csm. E' questo uno dei punti del ricorso presentato dal difensore di Garbati alla Cassazione contro il decreto del Csm. Secondo la difesa del magistrato, il Csm gli avrebbe anche attribuito, erroneamente, un ruolo preminente nel pool che ha coordinato l'inchiesta Why not, del quale era coordinatore, affermando che Garbati era andato a Salerno a fare da raccordo dopo l'intesa sul dissequestro delle carte raggiunto tra gli uffici giudiziari di Catanzaro e Salerno, quando, in realtà, si trattava di un ruolo meramente esecutivo di un accordo raggiunto dai vertici delle Procure generali dinnanzi al Procuratore generale presso la Cassazione. Inoltre dalla funzione di coordinatore, ha evidenziato nel ricorso il legale di Garbati, non consegue la preminenza nell'adozione del provvedimento di contro sequestro. Tra gli altri punti trattati, anche quello sull'incompatibilità, per il quale il Csm non avrebbe tenuto conto della realtà oggettiva.

Il 19 maggio sarà ascoltato Genchi. Sarà ascoltato anche Gioacchino Genchi dalla sezione disciplinare del CSM che oggi ha avviato il processo a carico dell'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Processo in cui l'ex sostituto procuratore si deve difendere dall'accusa di aver affidato al suo perito un incarico che implicava "accertamenti e valutazioni del tutto estranei a quelli di un consulente tecnico"; come pure deve rispondere della contestazione di aver acquisito tabulati telefonici intestati all'allora ministro della Giustizia Clemente Mastella senza aver chiesto l'autorizzazione alla Camera dei Deputati. Genchi sarà sentito il 19 maggio prossimo, data alla quale é stata aggiornata la prosecuzione dell'udienza di oggi, che è stata tutta dedicata alle deposizioni dei testimoni dell'accusa, ufficiali e sottufficiali del Ros. A chiedere la deposizione di Genchi é stato il difensore di De Magistris, il procuratore aggiunto di Palermo Antonino Ingroia. La sezione disciplinare ha anche deciso di chiedere informazioni alla Procura di Roma sull'indagine in corso a carico di Genchi sull'archivio in cui sono contenute utenze riconducibili a istituzioni (camere, presidenza del consiglio, ministeri, csm), magistrati e servizi segreti. Il 'Tribunale delle toghe' ha acquisito anche la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura di Salerno nei confronti di De Magistris per gli stessi fatti oggetto del procedimento disciplinare. E oltre a Genchi il 19 maggio prossimo ascolterà un altro consulente di De Magistris, Piero Sagona, esperto in materia finanziaria.

Jannelli “Tutelato archivio Genchi”. Il sequestro dell'inchiesta Why not da parte della Procura di Salerno era finalizzato ad espropriare i magistrati di Catanzaro dalla loro funzione giudiziaria. Il contro sequestro si è reso necessario, quindi, per salvaguardare proprio questa funzione ed impedire che l'archivio realizzato da Gioacchino Genchi, consulente dell'ex pm Luigi De Magistris fosse trasferito a Salerno, che non ne aveva mai giustificato la richiesta. E' questo, in sintesi, uno dei punti su cui si basa il ricorso di 36 pagine presentato dal procuratore generale di Catanzaro, Enzo Jannelli, alla Corte di Cassazione contro la decisione del Csm di trasferirlo di sedi e funzioni dopo lo scontro tra le due Procure. Della presentazione del ricorso parla oggi il quotidiano "Calabria Ora". Nel ricorso alla Cassazione preparato dal suo difensore, Jannelli, ribatte punto per punto alle contestazioni del Csm. Nel ricorso, il difensore di Jannelli sottolinea che i magistrati della Procura generale di Catanzaro non avevano mai rifiutato la trasmissione degli atti alla Procura di Salerno, chiedendo però che fosse chiarita la necessità degli atti richiesti. Inoltre il provvedimento della Procura di Salerno viene qualificato come una inammissibile interferenza che ha provocato il blocco dell'indagine Why not proprio alla vigilia della sua conclusione. Tant'é, viene ricordato nel ricorso, che subito dopo il dissequestro, la Procura generale di Catanzaro ha emesso l'avviso di conclusione indagini nei confronti di 106 persone per 46 reati. Secondo la difesa di Jannelli, nelle motivazioni del Csm c'é una manifesta illogicità in quanto, da un lato, riconosce la sostanziale abnormità dell'atto di Salerno e, dall'altro, imputa a Jannelli ed ai suoi magistrati un'interferenza nell'inchiesta salernitana. Per la difesa del Pg, il contro sequestro era giustificato dalla necessità di impedire che l'attività di interferenza della Procura di Salerno fosse portata ad ulteriori conseguenze ed anche le ipotesi di reato a carico dei magistrati di Salerno erano giustificate. Jannelli ed i suoi sostituti, dunque, si afferma nel ricorso, hanno adottato il provvedimento di contro sequestro in piena consapevolezza e con attenta considerazione delle circostanze in cui si trovava ad operare.

Farina (PDL) “Sull’archivio Genchi commissione d’inchiesta”. Una commissione di inchiesta, "dotata dei più ampi poteri, affinché si abbia, procura per procura, tribunale per tribunale, un quadro preciso delle procedure, delle spese, dell'efficacia e, anche, degli sforzi di tanti magistrati probi che non si avvalgono di uno Genchi qualsiasi". E quanto chiede il deputato del Pdl, Renato Farina in un'interrogazione al Presidente del Consiglio, al Ministro della Giustizia, al Ministro dell'Interno, al Ministro della Difesa, al Ministro dell'Economia, al Ministro della Funzione pubblica sulla vicenda dell'archivio raccolto da Gioacchino Genchi, il consulente dell'ex pm di Catanzaro Luigi de Magistris. Nell'interrogazione l'esponente del Pdl rileva che la relazione del Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica), "non deve restringere il nostro angolo visuale al solo caso Genchi e al magistrato De Magistris, il quale, dopo tutto, gli ha conferito solo una parte dei numerosi incarichi". Facendo un escursus dell'intera vicenda, Farina osserva ad esempio che "un organo sovrano, com'é questo Parlamento, non può accettare che si affermino procedure e modus operandi, sotto il mantello dell'autonomia della magistratura". Inoltre chiede chi nel ministero dell'Interno, doveva vigilare "sul difetto di autorizzazione per gli incarichi a Genchi"; quali e quanti sono i magistrati che hanno nominato Genchi affidandogli la "tracciatura dei famigerati tabulati"; quali "i provvedimenti che il ministero della Giustizia intende promuovere" ove siano state violate disposizioni di legge; "quanti sono i funzionari di Ministeri dell'Interno, Difesa ed economia che assumono incarichi esterni di consulenza".

 

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