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Operaio uccide la moglie che voleva lasciarlo

 

Operaio di Longobardi uccide la moglie, che voleva lasciarlo, a coltellate

08 ago 09 Un operaio, Francesco Gramendola, di 58 anni, e' stato arrestato dai carabinieri a Pizzo dopo aver accoltellato la moglie, Rosellina Lo Bianco, 47 anni, di Vibo fraz. Longobardi, che è morta dopo essere stata ricoverata in gravi condizioni all’ospedale di Vibo. Raccapriccianti i particolari. La donna e' morta in ospedale ma dopo essere stata raggiunta da numerose coltellate al petto e alla carotide, inferte dal marito. Una furia che è stata trattenuta a stento dalla nuora che è riuscita a fermare l’ex marito della donna solo dopo essersi accorta di quanto stava accadendo.Lei stava accudendo il bimbo appena nato della Lo Bianco in un altra stanza ed è accorsa in aiuto alla donna dopo aver sentiro le grida. L’uomo si era introdotto di nascosto nell’abitazione del figlio in cui si era trasferita la moglie dopo la separazione che era li era in attesa delle carte per il divorzio. Trasportata in gravissime condizioni all'ospedale di Vibo Valentia, dopo qualche ora e' spirata. Gramendola, invece, al termine di un inseguimento e' stato bloccato dai carabinieri a bordo della sua automobile mentre cercava di fuggire. All’interno della stessa è stato trovato anche il coltello utilizzato presumibilmente per il delitto, sporco di sangue. Nell'auto è stato trovato anche un machete. Le uniche parole proferite dall'uomo sono state Bravi mi avete preso, poi si è chiuso in un asssoluto mutismo. L'uomo è stato trasferito nel carcere di Vibo Valentiza in attesa delle decisioni dell'autorità giudiziaria competente.

Telefono Rosa “Una mattanza”. "Una mattanza senza fine" questo il commento dell'associazione Telefono Rosa in seguito all'omicidio della donna avvenuto in Calabria, a Pizzo, vicino Vibo Valentia. La presidente Gabriella Moscatelli, spiega: "Stiamo assistendo a violenze continue contro donne che il più delle volte non volevano altro che recuperare la propria vita e la propria indipendenza. Ci siamo appellate più volte alle forze dell'ordine, alla politica, ai media, ma questa volta vogliamo arrivi il nostro urlo di dolore in tutte quelle case dove l'indifferenza di chi ci è attorno è la prima nemica". "Spesso a insistere perché alcuni rapporti proseguano o a non credere alle paure delle donne sono gli stessi familiari - continua la Moscatelli - Noi invitiamo tutti coloro i quali assistono a situazioni di gravità evidente nei rapporti a non tirarsi indietro, ad offrire aiuto alle donne e a non minimizzare mai le loro paure. Purtroppo, nel caso dell'omicidio di Vibo Valentia, nonostante la vicinanza dei familiari, non si è evitata la tragedia. L'Italia sta raggiungendo livelli di inaudita violenza contro le donne e senza una presa di coscienza generale nessuno strumento repressivo o di prevenzione può essere davvero efficace. Le donne devono denunciare e proteggersi, ma chi è loro accanto deve aiutarle".

 

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