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A Crotone pavimentazioni con scorie pericolose

 

Scandalo ambientale a Crotone: pavimentazioni realizzate con scorie industriali pericolose. Pavimentate anche tre scuole

25 set 08 Diciotto aree nei territori di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro sono state sottoposte a sequestro preventivo su disposizione del Tribunale di Crotone. Nel provvedimento di sequestro preventivo si ipotizza che siano state utilizzate 350 mila tonnellate di scorie pericolose, in quanto contenenti arsenico, zinco, piombo, indio, germanio, mercurio, per realizzare, tra l'altro, i piazzali di tre scuole pubbliche di Crotone, i parcheggi di attività commerciali e la pavimentazione di una delle banchine del porto. Sette persone, nell'ambito dell'inchiesta che ha portato al sequestro condotta dalla Procura della Repubblica, sono indagate per smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e disastro ambientale. Il sequestro è stato disposto dal gip, su richiesta della Procura, perché sulle 18 aree sarebbero stati realizzati lavori edili con l'impiego di materiali di scarto, pericolosi, secondo l'accusa, per l'incolumità pubblica, provenienti da lavorazioni realizzate in industrie crotonesi. Ad eseguire il sequestro sono stati la Squadra mobile di Crotone e il Nucleo investigativo sanità e ambiente della Procura.

Realizzati i piazzali di tre scuole. I piazzali di tre istituti scolastici del crotonese sarebbero stati realizzati con materiale nocivo alla salute proveniente da scarti dell'industria Pertusola Sud, in cui si lavorava lo zinco. E' quanto emerso dall'operazione Black Mountains che stamani ha portato al sequestro di 18 aree a Crotone, Cutro e Isola Capo Rizzuto. Le aree interessate sono quelle della scuola elementare San Francesco e di un istituto tecnico superiore, entrambi di Crotone, e quello di una scuola elementare nel territorio di Cutro. Il materiale, altamente nocivo, avrebbe dovuto essere smaltito in discariche specializzate ed invece sarebbe stato ceduto a imprese di costruzioni che lo hanno utilizzato in lavori edili riguardanti, tra l'altro, anche alloggi popolari, villette, una banchina portuale e strade. Tra gli indagati nell'inchiesta figurano il legale rappresentante pro-tempore della Pertusola Sud, che ha chiuso l'attività alla fine degli anni '90; quelli di tre imprese edili, due di Crotone e una di Parma, e tre funzionari dell'ex Presidio multizonale di prevenzione dell'ex Azienda sanitaria di Catanzaro.

La Provincia di Crotone parte civile contro l’Eni. La Provincia di Crotone si costituirà parte civile, per difendere in ogni sede i diritti di territorio e popolazione, nei procedimenti a seguito del sequestro di 18 aree su cui sarebbero state utilizzate scorie di lavorazioni industriali. E' quanto si afferma in un comunicato dell'ufficio di presidenza dell'ente. "La notizia conferma, se pure ce n'era bisogno - prosegue il comunicato - la gravità eccezionale della situazione ambientale su larga parte del territorio provinciale e, in particolare, la responsabilità che, nel determinarsi di questa situazione, hanno avuto le politiche di aggressione al territorio e di rapina delle risorse per lunghi anni attuate dall'Eni attraverso le società controllate e le attività condotte nella provincia di Crotone". "Questo è il risultato - riporta il comunicato - della logica del profitto a tutti i costi, che ha trovato sul posto classi dirigenti cieche ed insensibili. Persino settori dell'informazione, sull'altare di meschini interessi economici, hanno chiuso gli occhi davanti a realtà inquietanti, che oggi si manifestano in tutta la loro esplosiva negatività. Incalcolabili danni sono stati causati alla salute dei cittadini, all'ambiente, al sistema produttivo. Con l'arrivo di Eni in città è stato chiuso un lungo ciclo industriale che aveva garantito occupazione e crescita economica ed è stata compromessa la possibilità di rilanciare una nuova idea di sviluppo che, evidentemente, non può darsi se non in presenza di una grande opera di bonifica di tutte le aree interessate". "L'Amministrazione provinciale, che ha sempre sostenuto la necessità di una vertenza con Eni quale responsabile principale dei disastri in atto nella provincia di Crotone - riferisce ancora la nota - ritiene, alla luce di quanto sta emergendo con l'indagine della magistratura e dei gravi reati che si ipotizzano, ancora più insostenibile e improponibile la tesi di chi vorrebbe affidare a Syndial, società dell'Eni, la bonifica del sito industriale. E' giunto il momento di dire basta, di fare giustizia. E' giunto il momento di chiedere il conto, di chiamare i responsabili e i loro eventuali sodali a rispondere sul piano penale e civile del male fatto. I rapporti con Eni devono avvenire alla luce del sole e non tramite incontri riservati". "Nessun calcolo politico può prevalere - sostiene ancora la nota - sulle esigenze di tutelare gli interessi del territorio e di tutti i cittadini, che sono le vittime principali del cinismo degli affari e della spregiudicatezza imprenditoriale. L'Amministrazione provinciale ritiene, invece, che sia indispensabile chiedere che Governo, Regione ed enti locali si muovano concordemente verso una posizione di netta chiusura a ogni ipotesi che preveda l'affidamento a Syndial dei lavori di bonifica. L'unica via percorribile è che Syndial restituisca i terreni, risarcisca i danni e vada via da Crotone perché la sua presenza è socialmente e moralmente inaccettabile". "E' con questo spirito e per queste finalità - conclude il comunicato - che l'Amministrazione provinciale ha deciso l'avvio di tutte le procedure legali, compresa la costituzione di parte civile, per difendere in ogni sede i diritti del territorio e delle popolazioni"

D.Bianchi “Gravi lesioni alla collettività”. "I sequestri dell'operazione Black Mountains rivelano gravi lesioni all'interesse collettivo". A sostenerlo è la senatrice del Pd, Dorina Bianchi che, sulla vicenda, preannuncia un'interrogazione. "L'operazione che ha portato al sequestro di 18 aree nel territorio di Crotone - prosegue Bianchi - mette in chiara luce come negli anni ci sia stato un mancato controllo sulle scorie provenienti dalla Pertusola Sud che, invece di essere smaltite secondo i crismi previsti dalla legge, sono state riutilizzate mettendo così a repentaglio la salute dei cittadini. Chiunque sia responsabile di tali deprecabilissimi atti, dovrà rispondere non solo nei Tribunali, ma anche moralmente alla collettività se solo si pensa che tra le aree sequestrate ci sono i piazzali di due scuole di Crotone e una di Cutro". Per la parlamentare "figli inconsapevoli, hanno vissuto in aree pericolose, respirando una micidiale miscela, di arsenico, zinco, piombo, mercurio, cadmio, tutti metalli altamente cancerogeni. Quanto accaduto è di una gravità assoluta e confido nel solerte lavoro della magistratura per far luce su una vicenda deprecabile e alla quale dovrà essere prestata la massima attenzione". "Non escludo che tutti i cittadini del territorio di Crotone - sostiene ancora la parlamentare - possano essere legittimati a far valere un diritto collettivo, attraverso una class action, poiché il danno alla salute si configura come tale. Anche la mancata istituzione di un registro sui tumori, è una grave assenza, poiché il registro avrebbe potuto rivelare l'esatta incidenza di queste scorie sulla salute dei cittadini del territorio". "Ho intenzione di presentare una interrogazione parlamentare nei prossimi giorni - conclude Bianchi - perché il reato che si configura è quello di disastro ambientale ed è perciò necessario che a livello nazionale ci si occupi di questa vergognosa vicenda"

Minniti “Fatti di una gravità eccezionale”: "Le notizie che arrivano dall'indagine della magistratura di Crotone sul sistema che ha lucrato attorno ai rifiuti tossici sono di una gravità eccezionale". A sostenerlo, in una nota, è Marco Minniti, ministro dell'Interno del governo ombra del Pd. "Che rifiuti tossici siano stati utilizzati per costruire scuole frequentate dai bambini - prosegue Minniti - fa venire la pelle d'oca. Bisogna immediatamente attivare, intanto, tutte le verifiche e le iniziative per mettere in sicurezza la salute dei bambini e dei cittadini. Ed è necessario che magistrati ed investigatori, ai quali deve andare il ringraziamento di tutti noi, possano fare presto nell'accertare fino in fondo la realtà e tutte le responsabilità".

 

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