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Operazione contro il clan Piromalli, arrestati sindaci

 

Arresti clan Piromalli, Pignatone "Comuni al servizio delle cosche". Fatto variare addirittura uno svincolo della A3

13 ott 08 L'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che ha portato all'arresto di tre amministratori della Piana di Gioia Tauro, ha "impedito il verificarsi del paradosso" dell'ingresso "ufficiale" di Piromalli nei Comuni di Gioia Tauro e Rosarno. E' quanto sostengono i pm della Dda nella loro ordinanza, riferendosi alla disponibilità data dalle due amministrazioni a permettere all'avvocato Gioacchino Piromalli, di 39 anni, di svolgere attività per i due enti a fronte del pagamento di dieci milioni di euro cui era stato condannato. Nell'ordinanza si evidenzia come le inchieste, sin dai primi anni '90, hanno evidenziato il patto federativo tra le principali cosche, i Piromalli-Mole' a Gioia Tauro ed i Pesce e Bellocco a Rosarno, che esercitavano il loro potere criminale in entrambe le cittadine. "E' proprio in questo contesto - scrivono i pm - che trova terreno fertile il parere favorevole espresso quasi contemporaneamente da entrambi i comuni a favore di Piromalli in spregio di qualunque norma giuridica e morale, nonché del buon senso". I pm evidenziano anche che senza l'inchiesta, a Piromalli "sarebbe stato concesso di entrare 'ufficialmente' e con tutte le autorizzazioni del caso all'interno dei municipi, aumentando in tal modo il prestigio della cosca di appartenenza ed agevolandone le possibilità, già ingenti, di controllo e di indirizzo della pubblica amministrazione verso gli interessi della cosca medesima".

PG Pignatone “Comuni al servizio delle cosche”. ''Oltre il danno, la beffa". Così il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone ha commentato i risultati dell'inchiesta che ha portato all'arresto dei sindaci di Gioia Tauro e Rosarno. "La vicenda - ha proseguito - è già abbastanza nota: il comune di Gioia Tauro, parte civile in un processo di mafia, anziché farsi risarcire i danni dall'avvocato Piromalli, dieci milioni di euro, come previsto da una sentenza, offrì al condannato la possibilità di evadere la sanzione in cambio di prestazioni professionali e di consulenza allo stesso comune". Sintetizzando i risultati dell'operazione, gli investigatori hanno sottolineato come "due amministrazioni comunali, Rosarno e Gioia Tauro, erano al servizio delle cosche". I particolari sono stati forniti ai giornalisti, oltre che da Pignatone, dal capo della squadra mobile, Renato Cortese e dal vicequestore Renato Panvino. L'inchiesta ha fatto emergere tutta una serie di rapporti tra i comuni di Rosarno e Gioia Tauro finalizzati al raggiungimento degli scopi delle cosche. "Addirittura - ha detto Cortese - per interessi commerciali, alcune persone si erano rivolte a Gioacchino Piromalli senior per intercedere con il Comune di Gioia Tauro per far cambiare la progettazione del nuovo svincolo autostradale che avrebbe compromesso alcuni 'affari'. Richiesta che il boss prontamente esaudì, tant'é che l'area non subì alcun cambiamento di destinazione urbanistica"

Fatto variare svincolo A3. Il sindaco di Gioia Tauro, Giorgio Dal Torrione, arrestato stamani per concorso esterno in associazione mafiosa, era disponibile ad uniformare le scelte dell'ente agli interessi della cosca Piromalli, fino a far modificare il progetto dello svincolo dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. E' quanto emerge dall'inchiesta. Dalle intercettazioni ambientali fatte a suo carico, scrivono i pm, è emersa "la disponibilità a sposare le esigenze di un imprenditore, rappresentante di un più ampio gruppo notoriamente vicino ai Piromalli, uniformando le scelte della pubblica amministrazione agli interessi della cosca". "Si è registrato, infatti - prosegue l'accusa - l'attivo interessamento di Gioacchino Piromalli, di 74 anni, per ogni tipo di pubblica opera che ricadesse nel comprensorio di Gioia Tauro, partendo dai lavori per la costruzione di una variante della statale 111 fino ad arrivare, addirittura, a far modificare il progetto dello svincolo dell'autostrada A3 all'altezza di Gioia Tauro, a causa dell'opposizione di alcuni proprietari terrieri che, per evitare il procedimento di espropriazione, si erano rivolti al vecchio boss di 'ndrangheta che si prodigava per conseguire un risultato di interesse per la cosca che non suonasse in aperta violazione della legislazione urbanistica e degli strumenti esistenti''.

Cosca Piromalli come soggetto attivo dello sviluppo. La cosca Piromalli era diventata ''soggetto attivo dello sviluppo territoriale di Gioia Tauro". E' quanto emerge dall'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che stamani ha portato all'arresto dei sindaci di Gioia Tauro e Rosarno, del vicesindaco di Gioia Tauro, e del boss Gioacchino Piromalli, di 74 anni, e del nipote omonimo di 39 anni. I Piromalli, scrivono i pm Boemi, Di Palma, Pennisi e Miranda, erano riusciti, "grazie alle canoniche e ben collaudate regole dell'antico casato mafioso, a subordinare ai propri interessi l'attività deliberativa di approvazione del programma di recupero urbano, con la finalità di inserirsi nei lavori per la ristrutturazione della statale 111 e dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria".

Minniti “Spinta al processo di liberazione”. "Quella di oggi è da considerare una giornata positiva che favorisce il processo di liberazione della Calabria da ogni condizionamento mafioso". E' quanto afferma, in una nota, Marco Minniti, ministro dell' Interno del governo ombra. "Dall'operazione eseguita questa mattina nella provincia di Reggio Calabria dalla squadra mobile e dalla Procura antimafia di Reggio - prosegue Minniti - emerge la conferma di un inquietante e pervasivo condizionamento mafioso su amministrazioni comunali di grandi e decisivi centri della Calabria e del Reggino". "Condizionamento peraltro - sostiene ancora Minniti - già evidenziato dallo scioglimento del consiglio comunale di Gioia Tauro per infiltrazioni mafiose. L'operazione testimonia la capacità di penetrazione della mafia nelle istituzioni; la disponibilità e il cedimento di una parte della politica agli accordi con la 'ndrangheta; la pericolosita' di questa realtà per sindaci e amministratori, e sono la grande maggioranza, che operano tenendo al centro soltanto gli interessi delle proprie comunità"

Calipari “Infiltrazioni profondissime”. ''L'operazione condotta dalla Dia di Reggio Calabria, a cui va tutta la nostra stima ed apprezzamento, evidenzia la profondità delle infiltrazioni della malavita organizzata in Calabria. Il livello degli arrestati indica come oramai da tempo la ndrangheta, al pari della mafia e della camorra, abbia assunto posizioni di primo piano nelle istituzioni". Lo dice Rosa Villeco Calipari (Pd) sull'operazione di questa mattina. "Una serie di cinghie di trasmissione che consentono ai clan di avere il controllo diretto del territorio e dell'economia - aggiunge - rendendo quanto mai difficoltosa la difesa della legalità. Risulta infatti incomprensibile come Giocchino Piromalli potesse essere il consulente legale dei comuni di Gioia Tauro e Rosarno dopo una condanna con sentenza definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso e al risarcimento di 10 milioni di euro. In questo contesto le collusioni tra malavita organizzata e Pubblica Amministrazione continuano ad avvelenare la società". La scorsa legislatura - prosegue Calipari - "era stato avviato un importante lavoro di riordino normativo giungendo ad un testo condiviso che puntava ad introdurre norme più stringenti per quanto riguardava lo scioglimento delle Pubbliche Amministrazioni e delle Asl infiltrate dalla mafia e che consentiva anche di intervenire contro gli amministratori resisi colpevoli. Noi lo abbiamo riproposto e quindi attendiamo un confronto sugli interventi già annunciati dal sottosegretario Mantovano e sui quali ritengo si possano trovare delle convergenze. Nei casi di scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose - ha spiegato ancora - si dovrebbe estendere la responsabilità anche alla fascia burocratica dell' amministrazione ed arrivare alla sospensione dall'incarico o alla risoluzione del rapporto di lavoro".

Napoli “Palese pervasività delle cosche”. "Sento grandi apprensione e preoccupazione per questo particolare momento nella Piana di Gioia Tauro". Lo afferma la parlamentare Angela Napoli. "Gli omicidi e gli arresti dei mesi scorsi - aggiunge - gli arresti di stamani, i contenuti delle relazioni antimafia e le diverse indagini evidenziano la pervasività e la potenzialità delle cosche della 'ndrangheta di quel territorio''. "E' ormai palese - afferma la Napoli - la capacità degli uomini della 'ndrangheta di penetrare nelle Istituzioni, ancora non tutte pronte e capaci a fare da scudo. Ritengo che oggi nessuno debba piu' fingere di non conoscere e nascondersi dietro i 'fantomatici' protocolli per la legalità. Il legislatore deve urgentemente rivisitare sia la legge sullo scioglimento degli enti locali, non idonea ad infrangere le collusioni tra mafiosi e funzionari, sia l'attuale normativa sulle certificazioni antimafia, ormai pesantemente aggirata dagli stessi mafiosi". "Pur recependo la capacità estensiva che la cosca Piromalli ha acquisito a livello internazionale per la gestione delle sue illecite attività - ha concluso Angela Napoli - credo non vada sottovalutata la potenzialità che questa cosca, insieme a quella delle altre cosche della Piana di Gioia Tauro, esercita su tutto il territorio tirrenico reggino, forse per troppo tempo lasciato pressoché immune da adeguate indagini in merito".

 

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