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Morte Federica Monteleone, tutti rinviati a giudizio

 

Morte Federica Monteleone, il GUP rinvia tutti gli imputati a giudizio

18 nov 08 Sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di omicidio colposo i nove imputati per la morte di Federica Monteleone, la sedicenne deceduta dopo un black out in sala operatoria. Lo ha deciso il gup del tribunale di Vibo Valentia Gabriella Lupoli che ha fissato la data del processo al 20 gennaio 2009. Francesco Talarico, all'epoca dei fatti direttore generale dell'Azienda sanitaria di Vibo Valentia, oltre al reato di omicidio colposo dovrà rispondere anche di istigazione alla corruzione mentre Antonino Stuppia, titolare dell'impresa che eseguì i lavori nella sala operatoria, dovrà rispondere anche di falso. Gli indagati sono Francesco Costa, anestesista; Alfonso Luciano, ex direttore sanitario dell'azienda; Piero Schirripa direttore sanitario dell'ospedale; Roberto De Vincentis all'epoca direttore dei servizi tecnici; Nicola Gradia, responsabile di settore dei servizi tecnici; AntonioBruni, ex consulente incaricato di seguire i lavori; Matteo Cautadella, medico.
Nel processo si sono costituti parte civile i genitori di Federica, il fratellino, i nonni materni, la Regione Calabria e Cittadinanzattiva. Federica Monteleone morì il 26 gennaio dello scorso anno dopo essere entrata in coma mentre veniva sottoposta ad un intervento di appendicectomia nell'ospedale di Vibo Valentia. Il decesso della giovane avvenne nell'ospedale di Cosenza dove fu trasferita dopo essere entrata in coma per un black out in sala operatoria. Secondo la perizia d'ufficio mentre la ragazza era sottoposta all'intervento vi fu un "passaggio di corrente elettrica per contatto con elettrodo sulla cute della gamba sinistra, un black-out in sala operatoria con spegnimento del monitor e della ventilazione meccanica" che avrebbe provocato un arresto cardiaco con conseguenti danni al cervello. La ragazza fu rianimata e riprese le funzioni vitali, ma, secondo l'accusa "in stato di coma post-anossico".

La mamma di Federica “Vinta prima battaglia”. "La fiducia non è mai scemata". Maria Sorrentino, la madre di Federica Monteleone, esce in lacrime dall'aula insieme al marito Pino dopo la lettura del rinvio a giudizio da parte del gup. "Sin dall'inizio - prosegue la donna - abbiamo lavorato tutti per un interesse comune. Siamo stati sempre tutti una squadra alla ricerca della verità. Il 19 gennaio del 2007 è sempre vivo in me. E' stata la prima battaglia vinta perché se oggi qualcuno si fosse perso per strada ...". "Non voglio - prosegue la donna - che paghino degli innocenti. Però, c'era il rischio che qualche colpevole non pagasse. Siamo sulla via della verità. Ribadisco che chiediamo solo la verità e da domani saranno 22 mesi che ci facciamo sempre la stessa domanda. Non voglio sapere nient'altro, solo quello che è accaduto in quelle due ore in sala operatoria. Niente di più. Solo scoprendo la verità potrò almeno vivere in pace con la mente, non con il cuore. Aumenta il nostro dolore. Giorno e notte ripenso a quelle due ore davanti alla porta di ferro di quella sala operatoria per cui non mi serve un processo per rinfrescarmi le ferite"

La richiesta era di rinvio per tutti. Il pubblico ministero Fabrizio Garofalo aveva ribadito in mattinata la richiesta di rinvio a giudizio di tutti e nove gli imputati per la morte di Federica Monteleone, la sedicenne morta dopo essere stata sottoposta ad un intervento di appendicite. L'udienza era iniziata davanti al gup Gabriella Lupoli. Nella replica, il pm Garofalo ha sostenuto che "tutte le persone indagate devono essere ritenute responsabili, non solo il personale sanitario ma anche quello tecnico e amministrativo". Successivamente è intervenuto l'avv. Vincenzo Cantafio che rappresenta la parte civile, i genitori e il fratellino di Federica e i nonni materni che si sono costituiti in giudizio. Al termine dell'udienza, il gup si ritirerà per decidere sul rinvio a giudizio dei nove imputati. L'udienza, dopo le brevi repliche del Pm, della parte civile e di due difensori, è stata caratterizzata dalla dichiarazione spontanea del direttore sanitario dell'Ospedale di Vibo Valentia, Pietro Schirripa. Il dirigente ha fatto riferimento ad una comunicazione inviatagli dai vertici dell'Azienda sanitaria nel 2003 con la quale era stato esonerato da varie competenze. Schirripa ha sostenuto che la decisione di togliergli competenze era stata adottata come forma di ostilità per le battaglie da lui condotte "contro il malcostume". Il direttore sanitario dell'ospedale Iazzolino ha detto "di non poter essere ritenuto responsabile di quanto accaduto avendo mantenuto competenze solo in materia di igiene, statistica e polizia mortuaria"

 

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