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Blitz della Polizia a Crotone

 

Blitz di Crotone: intrecci sull’Europaradiso. Ipotesi corruzione per politici indagati

25 nov 08 Uno dei punti centrali della vicenda politico-criminale di Crotone - individuato anche dall'ultima relazione dell'Antimafia presieduta da Francesco Forgione - è il progetto 'Europaradiso', che prevedeva la realizzazione in località Paglianiti di Crotone del più grande complesso residenziale turistico del Mezzogiorno, su un'area di 1.200 ettari di macchia mediterranea, vicino al mare. Questo progetto - bloccato dopo un deciso intervento contrario della Giunta Regionale calabrese - "parrebbe, scriveva l'Antimafia, aver stimolato l'interesse delle famiglie crotonesi". Sul Progetto Europaradiso è stato apposto il 'veto' da parte della Regione Calabria poiché l'insediamento include la foce del fiume Neto, indicata come oasi naturale ed inserita in una zona a protezione speciale con un vincolo di tutela comunitario imposto dall'Unione Europea e recepito anche in ambito nazionale. "Si tratterebbe - scriveva l'Antimafia - di un colossale affare non solo per quanto riguarda la realizzazione del complesso ma anche per il successivo controllo delle attività ad esso collegate. I contorni dell'intera operazione hanno suscitato l'attenzione degli investigatori, trattandosi di investimenti per 5/7 miliardi di euro. La stessa relazione annuale del dicembre 2006 della Direzione nazionale antimafia evidenzia i rischi e le ambiguità del progetto e della società che dovrebbe realizzarlo, la 'Europaradiso International Spa', costituita il 10 novembre 2004, con sede a Crotone, il cui amministratore unico, Appel Gil, è anche amministratore unico della 'Europaradiso Italia srl', costituita lo stesso giorno e con la stessa sede in Crotone. Il suddetto amministratore, considerato un 'imprenditore molto aggressivo', secondo la citata relazione della Dna, è attualmente imputato per corruzione in Israele". "La vicenda - si afferma ancora nella relazione - è emblematica del grumo di interessi che si possono intrecciare tra gli appetiti delle cosche e poco trasparenti operazioni finanziarie internazionali. Interessato all'esecuzione del progetto di Appel Gil sarebbe un noto personaggio del crotonese, in collegamento con ambienti malavitosi locali e fondatamente sospettato di riciclare, in Italia ed all'estero, il denaro sporco per conto della cosca mafiosa Grande Aracri di Cutro. E' chiaro che la scelta dell'imprenditore di realizzare a Crotone il proprio progetto, fallito su un'isola greca per il rifiuto delle istituzioni locali, era dovuto a una presunta valutazione di disponibilità 'ambientale' verso un'operazione che, per realizzarsi, non doveva avere vincoli, né rispondere a rigide regole di trasparenza politica e amministrativa". L'inchiesta di oggi riapre quegli interrogativi e anzi accentua le ombre sugli strani intrecci tra politica,affari e cosche.

I fermati. Venti persone sono state fermate ed altre quattro sono ricercate nell'ambito dell'operazione 'Perseus' compiuta stamani dagli agenti della polizia di Stato. Le persone fermate sono: Roberto Bartolotta, 44 anni; Domenico Berlingieri (39); Martino Cariati (28); Salvatore Carvelli (37); Luca Caterisano (26); Tommaso Ciliberto (27); Antonio Fazzolari (28); Giovanni Antonio Foresta (28); Pantaleone Foresta (25); Fortunato Giungato (28); Ernesto Grande Aracri (38); Angelo Greco (43); Andrea Gullo (20); Vito Mazzei (32); Fabio Pace (24); Giacomo Pacenza (40); Salvatore Pettinato (31); Francesco Antonio Russelli (36); Pasquale Scarriglia (30); Domenico Viola (34)

Ipotesi corruzione per politici indagati. C'é anche l'ipotesi di corruzione per la realizzazione della mega struttura turistica Europaradiso tra le accuse rivolte a funzionari pubblici e politici indagati nell'inchiesta contro le cosche di Crotone. Oltre ai fermi gli agenti della Polizia di stato hanno perquisito le abitazioni dell'ex direttore generale del Comune di Crotone, Francesco Antonio Sulla; del capogruppo del Pd in consiglio comunale, Giuseppe Mercurio; dell'architetto del comune, Gaetano Stabile; dell'agente immobiliare, Romano Rocco Enrizo; dell'ex vice sindaco, Armando Riganello (An); del presidente della Camera di commercio, Fortunato Roberto Salerno; del capo di gabinetto del Ministero dell'Ambiente, Emilio Brogi; del direttore generale del Ministero dell'Ambiente, Aldo Cosentino; e di un funzionario dell'Unione Europea, Riccardo Menghi. Le ipotesi di accusa sono a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata dalla modalità mafiosa. Nel maggio scorso a Francesco Sulla era stata già notificata una informazione di garanzia e successivamente l'ex direttore generale del Comune era stato sentito dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni. Tra le persone indagate che sono state perquisite ci sono anche Salvatore Aracri e Antonio Francesco Russelli. Secondo gli investigatori le cosche di Crotone si sarebbero interessate a fare in modo che l'area dove doveva sorgere la struttura di Europaradiso non fosse sottoposta ai vincoli previsti dalle zone a protezione speciale (Zps). Gli inquirenti ritengono inoltre che, attraverso i funzionari del Ministero dell'Ambiente, sarebbe stata inviata all'Unione Europea una documentazione parziale per quanto riguarda i vincoli a cui era sottoposta l'area dove si intendeva realizzare la mega struttura turistica. Dalle indagini, secondo quanto si è appreso, tutte le cosche del crotonese, anche quelle che storicamente sono in contrasto tra loro, erano fortemente interessate all'opera.

Tra gli indagati il capo della segreteria di Mattoli che si dichiara estraneo. Uno degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulle cosche della 'ndrangheta di Crotone, Emilio Brogi, e' attualmente capo della segreteria del Ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli. Il presunto coinvolgimento di Brogi nell'inchiesta è riferito a quando nel 2005 era nella segreteria tecnica sempre di Matteoli, allora ministro dell'Ambiente. A Brogi è stata perquisita l'abitazione in provincia di Livorno ed altre strutture di sua pertinenza. L'accusa sostiene che Brogi ed il direttore generale dello stesso Ministero, Aldo Cosentino, avrebbero trasmesso volutamente all'Unione Europea una documentazione parziale circa i vincoli a cui era sottoposta l'area sulla quale doveva sorgere la mega struttura turistica Europaradiso. "Sono del tutto estraneo ai fatti che mi vengono contestati. Ho fiducia nella magistratura e nelle Forze dell'Ordine con cui collaborerò attivamente per dimostrare la mia piena estraneità. Desidero precisare che non sono mai stato capo di gabinetto del Ministero dell'Ambiente, all'epoca dei fatti oggetto di indagine ero capo della segreteria del Ministro". Lo dichiara Emilio Brogi, in merito all'indagine della Procura di Catanzaro.

La presenza capillare delle cosche. Una presenza definita ''storicamente capillare" quella delle cosche mafiose nel crotonese secondo la relazione sulla situazione della Calabria trasmessa alle Camere il 20 febbraio scorso dalla Commissione parlamentare antimafia. La relazione dell'Antimafia, che disegna uno scenario in cui l'invasione dell'economia, del sistema degli appalti, della capacità di penetrazione delle Amministrazioni locali è a livelli assai preoccupanti, dedica le sue pagine principali proprio a Crotone e provincia. Nel capoluogo, secondo la Commissione parlamentare, la situazione appariva "stabile" con il predominio incontrastato della cosca dei Vrenna-Ciampa-Bonaventura, mentre nella frazione Papanice - dove si sono verificati gli ultimi episodi di cronaca nei mesi scorsi con la faida che prende il nome dalla frazione crotonese Papanice - la cosca Megna è distinta in due frazioni, una facente capo a Luca Megna ed un'altra a Pantaleone Russelli. Il punto di maggiore instabilità l'Antimafia lo ha individuato però ad Isola Capo Rizzuto, con il contrasto tra gli Arena (storica famiglia di predominio mafioso) ed i Nicoscia, alleati del clan Grande Aracri di Cutro. Quest'ultima famiglia è una delle più potenti del crotonese, con ramificazioni in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e in Germania. A Cirò continua ad essere egemone il clan Farao-Marincola (considerato uno dei più potenti dell'intera regione), con presenze segnalate in Lombardia e Umbria. Nella Valle del Neto - nei comuni di Belvedere Spinello e Rocca di Neto - è invece presente la cosca Iona, capeggiata dal boss detenuto Guirino Iona, interessata alle estorsioni e alle infiltrazioni nei pubblici appalti. A Petilia Policastro e a Mesoraca la Commissione antimafia segnala le presenze, rispettivamente, dei Comberiati-Garofalo e dei Ferrazzo. Questi ultimi hanno - sempre secondo la relazione della Commissione parlamentare - proiezioni e ingerenze nei lavori pubblici in Lombardia e in comuni del confine italo-svizzero e della stessa Svizzera.

Questore “Dopo fermi città più libera”. "Dopo i fermi compiuti stamani la città di Crotone è più libera". Lo ha detto il questore di Crotone, Gaetano D'Amico, nel corso della conferenza stampa per l'operazione 'Perseus'. "Abbiamo inferto - ha aggiunto un duro colpo alle cosche del crotonese. I papaniciani, infatti, stavano per prendere in mano l'intera città di Crotone. L'operazione attuale è la prosecuzione dell'inchiesta 'Heracles' portata a termine nei mesi scorsi". Alle indagini, oltre a intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno contribuito anche quattro collaboratori di giustizia che hanno rivelato i piani e le strategie delle cosche. Alla conferenza stampa per illustrare le indagini ha partecipato anche il procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia, Emilio Le Donne, il Procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, il Procuratore di Crotone, Vincenzo Mazzotta, il procuratore aggiunto del capoluogo calabrese, Salvatore Murone, il questore di Catanzaro, Arturo De Felice, ed i dirigenti delle squadre mobili. "Per giungere a questa operazione - ha detto il Procuratore di Catanzaro - c'é stata una intensa collaborazione delle questure e delle procure di Catanzaro e Crotone. Questo è un esempio di come si bisogna lavorare per contrastare concretamente la criminalità organizzata. C'é stato un intenso lavoro iniziato già prima della serie di omicidi avvenuti a Pasqua". Per il Procuratore di Crotone, invece, la città di Crotone ha "bisogno di legalità. Con questi fermi abbiamo dimostrato che lo Stato c'é". "C'é stato - ha detto il questore di Catanzaro - un intenso lavoro della polizia di Stato ed abbiamo dato una risposta concreti di efficienza e di organizzazione". Il procuratore aggiunto del capoluogo calabrese ha invece evidenziato che "nonostante la situazione difficile dell'organico della procura di Catanzaro, con il 40% dei posti scoperti, riusciamo a dare risposte ai problemi del territorio"

Camera di Commercio non coinvolta. ''La Giunta della Camera di commercio di Crotone, appreso dal presidente Fortunato Roberto Salerno della perquisizione avuta all'interno della propria abitazione e dei propri uffici, in relazione all'indagine sul progetto Europaradiso, sottolinea che la Camera di commercio non é in alcun modo interessata dalle indagini". E' quanto si afferma in un comunicato dell'ente camerale a firma del vice presidente Raffaele Luca. "La Giunta - prosegue il comunicato - conferma, inoltre, piena fiducia al presidente ed auspica che la magistratura completi rapidamente le indagini consentendo al presidente di chiarire la sua estraneità ai fatti contestati".

Durante le amministrative pagati voti a 40 euro. In occasione delle elezioni del 2006 per il rinnovo del consiglio comunale di Crotone alcuni esponenti alcuni candidati avrebbero pagato circa 40 euro a voto alle cosche. Il particolare emerge dal provvedimento di fermo emesso dalla Procura Distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti degli esponenti delle cosche del crotonese. In una intercettazione emerge che Giacomo Pacenza, il cui cugino Salvatore e' stato eletto nella lista dell'Udc in consiglio comunale, in occasione della campagna elettorale chiede a Domenico Elia di "mobilitare tutta la cosca dei papaniciari per ottenere 50 voti in cambio di duemila euro". In particolare nella conversazione si fa riferimento anche all'intervento di Luca Megna, capo dell'omonima cosca ucciso alla vigilia di pasqua, per il reperimento dei voti. Giacomo Pacenza, che è stato fermato, nella conversazione con Elia chiede "me li prendi cinquanta voti a Papanice?...ti do duemila euro?"

La faida di Papanice. Le cosche di Cutro, Isola Capo Rizzuto e Papanice sono state recentemente al centro di una sanguinaria faida che non ha risparmiato neanche donne e bambini. La sera della vigilia di Pasqua 2008 nella frazione Papanice di Crotone fu ucciso in un agguato Luca Megna mentre rimase gravemente ferita la figlia di cinque anni. Tre giorni dopo fu ucciso Giuseppe Cavallo, componente del gruppo dei 'papaniciarì (abitanti cioé di Papanice) che si contrappongono a quelli di Megna. Nei giorni successivi vi furono una serie di omicidi compiuti tra Crotone e Isola Capo Rizzuto. La faida rientra nell'ambito di una guerra per il controllo del territorio e delle attività illecite che da anni vede contrapporsi le famiglie dei Grande Aracri-Nicoscia-Capicchiano e Russelli contro i Dragone-Trapasso-Arena e Megna. A luglio scorso gli agenti della polizia di Stato hanno arrestato Pantaleone Russelli che fu rintracciato ad Imola (Bologna). L'uomo, che è indagato per l'omicidio di Luca Megna, fu trovato con una frattura alla gamba che è compatibile con la dinamica del delitto ricostruita dagli investigatori.

Intrieri “Non candidata per le mie denunce”. ''Tutto questo mi è costata la mancata ricandidatura al Parlamento, ne ero consapevole e ne ho accettato il rischio perché a prevalere deve essere sempre l'interesse collettivo". E' quanto afferma l'ex parlamentare Marilina Intrieri che aveva denunciato infiltrazioni e interferenze delle cosche sulla vita politica di Crotone. "Non avevo alcun dubbio - prosegue Intrieri - che la Dda di Catanzaro, unitamente agli inquirenti ed alle forze dell'ordine, avrebbe perseguito le collusioni tra 'ndrangheta, politica ed imprenditoria crotonese, oggetto delle odierne notizie, che furono anche da me denunciate anche all'interno del mio partito locale, al momento delle elezioni comunali del 2006 quando tentai di oppormi senza riuscirvi ad alcune candidature. Spiace che a non credermi furono anche i dirigenti nazionali del mio partito, in primis l'allora vice ministro Marco Minniti e la vice capogruppo Marina Sereni, ai quali consegnai durante una seduta parlamentare un mio scritto che riferiva fatti precisi, di cui ancora conservo copia.Ad opporsi violentemente alla mia ricandidatura fu proprio l'attuale segretario regionale del Pd Marco Minniti che, insieme a diverse persone, si disse infastidito di queste mie denunce, fatte a lui anche in riunioni presso il Ministero dell'Interno". ''Voglio anche ricordare - prosegue l'ex parlamentare - l'aggressione fisica di cui fui oggetto nella direzione regionale del partito del luglio scorso, quando Minniti, sollecitando alcuni dirigenti crotonesi ed altri parlamentari, mi impedì di rappresentare all'organismo regionale implicazioni con la 'ndrangheta e indagini su rappresentanti istituzionali di prossima scadenza''. "Io sono tra quei politici - conclude Intrieri - che ritengono che la 'ndrangheta vada sempre combattuta, rispetto ad altri che pensano che la 'ndrangheta vada 'governata'"

 

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