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Dibattito sulla ndrangheta a Tiriolo

 

Don Ciotti “O cambiamo oppure le mafie non moriranno mai”

14 giu 08 ''Le mafie non moriranno mai se non cambiera' la politica e non cambieremo noi'': e' questo il passaggio centrale dell'intervento che don Luigi Ciotti ha fatto stasera a Tiriolo, a conclusione di una iniziativa per la presentazione di un libro sulla ndrangheta. ''Possibile - ha detto con Ciotti - che 50 milioni di italiani debbano essere schiacciati da un'infima minoranza? Possibile che non ci sia una reazione di quella che io chiamo societa' responsabile, non piu' societa' civile? Aveva ragione Corrado Alvaro, un grande calabrese: la disperazione peggiore e' che il vivere onestamente sia considerato inutile''. Don Ciotti ha lanciato un forte appello a combattere indifferenza, rassegnazione, delega. ''La 'ndrangheta - ha detto - e' un sistema. Nei giorni scorsi al Parlamento europeo abbiamo rappresentato la necessita' che ad una sfida globale delle mafie si risponda in tutto il continente, ad esempio con l'uso sociale e le confische estese in tutta Europa. Il dato che piu' mi sconvolge e' lo scenario collettivo, l'estendersi dell'individualismo e quindi l'eclisse della legalita'''. ''In questo quadro - ha proseguito Don Ciotti - la politica e' stata troppo tiepida. A volte c'e' stata una condanna moralistica fine a se stessa, o una presunzione di essere immuni dal problema o, ancora, in Europa spesso una miopia individualistica che ha ostacolato la collaborazione''. I punti centrali per combattere le mafie e la 'ndrangheta Don Ciotti li ha riassunti cosi': etica pubblica, riforma radicale della politica, ruolo centrale della scuola e dell'istruzione

Macrì “La vera capitale della ndrangheta è Milano”. ''La 'ndrangheta non ha oggi una sola capitale, Reggio Calabria certamente, ma forse la vera capitale e' Milano'': ha aafernati, il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, Enzo Macri' a Tiriolo dove il magistrato ha partecipato ad un dibattito insieme a don Luigi Ciotti, lo studioso Enzo Ciconte e Francesco Forgione autore del libro '''ndrangheta'' (Baldini Castoldi Dalai editore). Macri' ha aggiunto che il dinamismo e la pericolosita' estrema della 'ndrangheta e' dato proprio da questo fatto, di non avere cioe' - a differenza di cosa nostra e camorra - una sede principale. ''Le cosche della 'ndrangheta - ha aggiunto Macri' - hanno sedi secondarie a Torino e in altre parti del nord e in quasi tutti e cinque i continenti''. Due i fatti nuovi segnalati dal magistrato della Dna: la conferma del giro d'affari della 'ndrangheta, che l'Eurispes ha segnalato in 45 miliardi di euro l'anno, ed il provvedimento delle autorita' statunitensi di estendere le misure di protezione di quel Paese agli affiliati di 'ndrangheta. La relazione di Macri' ha sottolineato come in questa fase, Cosa nostra sia praticamente assente in Piemonte, tranne alcune propaggini riferite al clan dei catanesi; mentre in Lombardia, in interi comuni (il magistrato ha fatto l'esempio di Corsico e Buccinasco) ''la presenza della 'ndrangheta e' opprimente''. ''E non ci si ferma qui - ha aggiunto il sostituto procuratore della Dna - perche' le ultime indagini hanno messo in rilievo le presenze determinanti nel Lazio e assai di recente in Sardegna. Neanche noi riusciamo a capire bene le dimensioni del fenomeno''. Rispetto a questa specificita' Macri' ha sollevato critiche rispetto all'adeguatezza del contrasto, citando ad esempio i recenti orientamenti del Csm alle nomine apicali negli uffici giudiziari di Reggio Calabria e Catanzaro, dove non sarebbero state prese in considerazione le specificita' e le conoscenze acquisite in Calabria. Altro esempio sulla inadeguatezza del contrasto, sempre secondo Macri', il recente Ddl sulle intercettazioni, per il quale il magistrato ha fatto riferimento ai dati (''non veri'' ha detto), sui decreti di perquisizione e sulla spesa annua nel bilancio della giustizia.

 

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