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Processo Fortugno

 

Processo Fortugno: dopo l’omicidio si spaccò la cosca dei Cordì

11 giu 08 Dopo l'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, ci fu una frattura all'interno della cosca Cordì. E' quanto ha riferito stamattina, nel corso dell'udienza a Locri in Corte d'assise per l'omicidio di Fortugno, un ispettore capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria (Dap), Fausto Ciorba. Secondo Ciorba, dopo l'omicidio di Fortugno, al fine di accertarne il movente, il Dap, nel dicembre del 2005, e cioé due mesi dopo l'assassinio, avviò un monitoraggio sulle cosche della Locride, ed in particolare sulla cosca Cordì. E proprio dalle indagini specifiche che vennero fatte emerse che alcuni associati alla cosca Cordì si dissociarono da Vincenzo Cordì, uno dei capi del gruppo criminale, che nel processo per l'omicidio di Fortugno è imputato di associazione per delinquere di tipo mafioso. Nel processo in corso a Locri sono imputati dell'omicidio di Fortugno Salvatore Ritorto, Domenico Audino ed Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, mentre altri tre imputati, oltre a Vincenzo Cordì, Antonio e Carmelo Dessì ed Alessio Scali, devono rispondere di associazione per delinquere di tipo mafioso.

Le prove nelle lettere dei detenuti. Emerge da alcune lettere tra detenuti la frattura all'interno della cosca Cordì provocata dall'omicidio di Francesco Fortugno. L'ispettore Ciorba, rispondendo alle domande dei difensori degli imputati del processo per l'omicidio di Fortugno, ha riferito che Cosimo Ruggia, detenuto, presunto affiliato alla cosca Cordì, scrisse a Salvatore Cordì, di 31 anni, per sottolineare i dissapori con Vincenzo Cordì, che si trovava nel suo stesso carcere, tanto da chiedere di essere trasferito in un'altra struttura penitenziaria. Ciorba ha riferito anche di altre lettere inviate da Vincenzo Cordì. In una Cordì segnala all'attenzione del boss Giuseppe Belcastro, detenuto nel carcere di Reggio Calabria, la presenza nello stesso carcere di affiliati alla sua cosca, mentre in un'altra ringrazia il boss Filippo Barreca per il suo interesse per Bruno Piccolo, uno dei pentiti dell'inchiesta per l'omicidio di Fortugno, suicidatosi in carcere il 16 ottobre del 2007 in coincidenza col secondo anniversario dell'omicidio Fortugno. L'ispettore, infine, ha fatto riferimento alle lettere inviate dal boss Salvatore Cordì a Domenico Audino, il secondo pentito dell'inchiesta sull'assassinio di Fortugno. Il processo è stato poi aggiornato a lunedì prossimo, 16 giugno.

 

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