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Inchiesta Why Not: 102 avvisi di garanzia

 

Inchiesta Why Not: Fondi distratti da 12 progetti pubblici. I PM “Un sistema di consenso clientelare”. Dagli illeciti alla guerra tra Procure

17 dic 08 Sono 12 gli interventi pubblici per i quali vi sarebbe stata una distrazione di fondi oggetto dell'inchiesta Why not. Si va dalla bonifica e la riqualificazione ambientale (progetto Red) alla sorveglianza idraulica e prevenzione del rischio di erosione costiera; dalla riqualificazione turistica alla riorganizzazione del sistema bibliotecario regionale; dal servizio di alfabetizzazione informatica delle strutture pubbliche (progetto Ipnosi) al censimento del patrimonio immobiliare della Regione. Altri progetti al centro dell'inchiesta quelli relativi alla prevenzione delle malattie degli agrumi, al sostegno finanziario alle imprese (finanziamento Fincalabra-Tesi), al reimpiego dei disoccupati di lunga durata, alla redazione dell'inventario forestale (progetto Silva Brutia) ed al monitoraggio delle specie animali bovine e ovi-caprine.

I PM “Sistema di consenso clientelare” I politici regionali calabresi per i quali è stato emesso l'atto di conclusione delle indagini Why not avevano "costituito, mantenuto ed alimentato", insieme ad Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere della Calabria, uno "stabile sistema" in forza del quale, "al fine di conseguire, in cambio, un clientelare consenso elettorale, assicuravano delittuosamente a strutture societarie di fatto governate da Saladino fondi pubblici per l'esecuzione di lavori prospettati come di pubblica utilità ". E' quanto scrivono i magistrati della Procura generale di Catanzaro nell'avviso di conclusione indagini in relazione all'ipotesi di reato di associazione per delinquere. L'ipotesi è contestata, oltre che a Saladino, ai politici regionali Agazio Loiero, Giuseppe Chiaravalloti, Ennio Morrone, Nicola Adamo, Giuseppe Gentile, Gianfranco Luzzo, Giovanni Dima, Alberto Sarra, Domenico Basile, Dionisio Gallo, Mario Pirillo, Diego Tommasi, Luigi Incarnato, oltre a funzionari regionali tra i quali l'attuale consigliere regionale Franco Morelli. Da parte sua, secondo l'accusa, Saladino, "su segnalazione dei politici, assumeva o faceva assumere, sotto varie forme contrattuali, tutte comunque caratterizzate da precarietà, un rilevante numero di persone". Il tal modo, per un verso, costituiva "una pletora permanente di aspiranti lavoratori sempre in attesa di una stabilità mai dai politici realmente voluta ed attuata e, per altro verso, un vasto e reiterato flusso, anch'esso clientelare, di finti lavoratori per opere e servizi mai realizzati o solo in parte o solo apparentemente realizzati". Saladino, secondo gli inquirenti, era il "centro di gravità del sistema trasversalmente condiviso e quindi permanente copertura politica in seno agli enti". L'associazione, secondo l'accusa, era finalizzata al compimento dei reati di peculato, abuso d'ufficio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode nelle pubbliche forniture, truffa, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, turbata libertà degli incanti e istigazione alla corruzione che vengono poi ipotizzati nei confronti dei singoli indagati, episodio per episodio nell'avviso di conclusione indagini.

La scheda: dagli illeciti sui fondi pubblici alla guerra tra Procure. Era stata avviata nel 2007 l'inchiesta Why Not sui presunti illeciti nella gestione dei fondi statali, regionali e comunitari. L'indagine, iniziata dall'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris, ha mosso i primi passi con una serie di perquisizioni e con una informazione di garanzia nei confronti dell'ex presidente della compagnia delle opere, Antonio Saladino, che è tra i principali indagati. Nell'inchiesta figurano alcuni politici nazionali e regionali e imprenditori. Tra i nomi di spicco anche quelli dell'ex presidente del consiglio dei ministri, Romano Prodi, e l'ex ministro della giustizia, Clemente Mastella, la cui posizione è stata archiviata nell'aprile scorso. L'iscrizione nel registro degli indagati di Mastella, che in qualità di Guardasigilli aveva chiesto il trasferimento di De Magistris per presunte irregolarità nella gestione di altre indagini, provocò nell'ottobre del 2007 l'avocazione dell'inchiesta da parte della Procura generale di Catanzaro. Da allora all'inchiesta ha lavorato un gruppo di sostituti della Procura generale ed altri applicati da procure della Repubblica del circondario di Catanzaro coordinati dal procuratore generale, Enzo Jannelli. Gli atti dell'inchiesta, che per comodità investigativa è stata divisa in più filoni d'indagine, sono contenuti in ottanta faldoni che occupano un'intera stanza della Procura generale. Le vicende relative all'avocazione dell'inchiesta e l'archiviazione della posizione di Mastella sono all'origine di un'inchiesta della Procura di Salerno nata dopo una serie di denunce fatte dall'ex pm De Magistris. L'inchiesta di Salerno ha portato nelle settimane scorse al sequestro degli atti di Why Not ed al successivo scontro con i magistrati della Procura generale di Catanzaro che hanno contro-sequestrato gli atti dell'indagine. Successivamente la procura generale di Catanzaro e la Procura di Salerno hanno raggiunto un accordo, con la mediazione della Corte di cassazione, in base al quale c'é stato il reciproco dissequestro degli atti e l'acquisizione da parte dei magistrati campani di copia della documentazione utile per la loro inchiesta. Sullo scontro tra i magistrati è intervenuto il Csm, che ha notificato un atto d'incolpazione ai magistrati di Salerno e Catanzaro. Domani il pg di Catanzaro, Enzo Jannelli, e il procuratore della Repubblica di Salerno, Luigi Apicella, saranno sentiti per la seconda volta dalla prima commissione del Csm, mentre per il 22 dicembre è prevista l'audizione dei sostituti delle due Procure.

Laboccetta (PD) “Smentite accuse di De Magistris”. "La notizia della notifica dell'avviso di conclusione delle indagini da parte della Procura generale di Catanzaro agli indagati dell'inchiesta Why Not è l'ultima smentita, semmai ve ne fosse stato bisogno, che le accuse di De Magistris nei confronti dei magistrati del capoluogo calabrese erano del tutto infondate". Lo afferma il deputato napoletano del Pdl Amedeo Laboccetta, membro delle commissioni Finanze e Bilancio e della Commissione Antimafia. "Solo a chi ha smarrito il lume della ragione, come De Magistris - sottolinea Laboccetta - al quale l'indagine era stata tolta legittimamente, poteva venire in mente di calunniare chi, nella pienezza dei poteri, ha concluso le indagini ed è ora pronto a richiedere il rinvio a giudizio degli indagati".

Commodari: Rifondazione esca dalla Giunta regionale."L'avviso di conclusione dell'inchiesta Why not evidenzia la trasversalità della politica in Calabria e quanto sia diffusa l'idea e la pratica di una risposta individuale e non collettiva al soddisfacimento di un bisogno, che prontamente viene trasformato da diritto in favore". Lo afferma, in una nota, Pino Commodari, componente del Comitato politico nazionale di Rifondazione comunista. "Questa inchiesta - aggiunge Commodari - conferma, ancora una volta, la nostra analisi e la nostra denuncia, e cioé che in Calabria esiste oramai da tempo una gigantesca "questione morale" che si intreccia con una altrettanto enorme "questione criminale" che sospendono la democrazia, determinando una vera e propria crisi di civiltà". Secondo Commodari, "oggi più che mai si inverano le ragioni della nostra uscita prima dall'esecutivo e poi dalla maggioranza regionale, a partire dalla gigantesca questione morale, ma anche da una azione amministrativa e politica della Giunta Loiero, che si svolge in piena continuità con il passato e non si è affatto caratterizzata come alternativa, tanto da aggravare ulteriormente le già critiche condizioni socio-economiche dei calabresi. In questo contesto il rientro del PRC nella maggioranza e nella giunta Loiero, oggi più che mai, non dà sollievo alla Calabria, né al nostro partito, che, anzi, si ritrova oggi oberato da un evitabile aumento di corresponsabilità nelle politiche antipopolari portate avanti da questo governo e non riesce, anche per questo, a mantenere e a ricostruire rapporti di fiducia con il territorio, e in particolare con i giovani, i lavoratori, i precari". "La decisione assunta a luglio, annullata dal Collegio nazionale di garanzia, dal gruppo dirigente del Prc calabrese - sostiene ancora Commodari - di ripristinare l'intesa con Loiero, con la conseguente entrata nella giunta regionale, oltre che una violazione delle più elementari regole statutarie, democratiche e dell'etica politica, si sta dimostrando un grave errore politico. Ciò arreca un enorme danno alla credibilità dello stesso Prc., come forza di cambiamento nella nostra regione, e non contribuisce a migliorare le condizioni materiali di vita dei cittadini calabresi. Il Prc deve, quindi, collocarsi immediatamente all'opposizione".

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