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Guerra tra procure
Guerra tra procure, entro gennaio le decisioni del CSM 23 dic 08 E' stata chiusa l'istruttoria del Csm sullo scontro tra le Procure di Salerno e Catanzaro. Il 7 gennaio la I Commissione di Palazzo dei Marescialli procederà al deposito degli atti. Scatteranno da allora dieci giorni di tempo entro i quali i sette magistrati nei cui confronti sono state aperte le procedure di trasferimento d'ufficio potranno presentare memorie difensive. Un termine che potrà essere prorogato di altri dieci giorni su richiesta. Alla fine di questo periodo e dunque entro la fine di gennaio la Commissione deciderà se chiedere al plenum il trasferimento d'ufficio di questi magistrati o l'archiviazione delle loro posizioni. I magistrati sotto procedura sono per Catanzaro il pg Enzo Iannelli e i sostituti Alfredo Garbati, Domenico De Lorenzo e Salvatore Curcio; mentre per quanto riguarda Salerno si tratta del procuratore capo Luigi Apicella e dei sostituti Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi. Intanto la Prima commissione invierà i verbali delle audizioni dei magistrati ascoltati al procuratore generale e al ministro della Giustizia, che sono i titolari dell'azione disciplinare, per eventuali iniziative di loro competenza. Il rischio di eventuali azioni disciplinari potrebbe riguardare anche magistrati diversi da quelli di cui si sta occupando il Csm. E non è escluso che un pericolo del genere possa ricorrere anche per lo stesso De Magistris. Ad una domanda specifica sull'ex Pm di Catanzaro, il presidente della Prima commissione, Ugo Bergamo, ha risposto: "Nei verbali ci sono riferimenti a comportamenti anche di altri magistrati. Spetterà ai titolari dell'azione disciplinare valutare se ci sono iniziative da assumere per fatti che non sono all'attenzione della nostra procedura" I PM di Salerno non rispondono al CSM. Hanno consegnato una memoria scritta, ma non hanno risposto alle domande dei consiglieri del Csm - come già aveva fatto il loro procuratore capo Luigi Apicella - i pm di Salerno Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi, autori del sequestro del fascicolo Why not che ha portato allo scontro con la procura di Catanzaro. I due magistrati dovevano essere ascoltati dalla Prima Commissione di Palazzo dei marescialli che ha aperto nei loro confronti - oltre che in quelli di Apicella, e dei pm di Catanzaro - la procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale. Il Csm contesta a Verasani e Nuzzi - che era già stati sentiti il 10 dicembre scorso ma che oggi erano chiamati a difendersi dalle accuse mosse nei loro confronti - di aver disposto il sequestro del fascicolo, partendo dal presupposto che vi fossero "resistenze" da parte dei colleghi di Catanzaro a collaborare, senza valutare l'adozione di strumenti processuali differenti, di aver assunto così un atteggiamento "apparso conflittuale e incompatibile con i doveri di indipendenza e terzietà propri di ogni magistrato". Sotto accusa sono anche le modalità delle perquisizioni eseguite nei confronti dei colleghi di Catanzaro che - secondo Palazzo dei marescialli - hanno di fatto inciso negativamente" sulla loro "reputazione personale e professionale, e dignità". A questo punto saranno anticipate le audizioni dei pm di Catanzaro Salvatore Curcio, Domenico De Lorenzo a Alfredo Garbati, che dovevano essere sentiti dopo i sostituti procuratori di Salerno. A loro il Csm contesta di non essere stati in grado di fronteggiare la situazione di "grave conflittualità" con la procura di Salerno, ma anzi di aver con le loro condotte "acuito il clima di tensione e scontro". Catanzaro, i PM replicano ad accuse: triplicati gli indagati. I pm di Catanzaro hanno più che triplicato il numero iniziale degli indagati dell'inchiesta Why Not. Se l'ex pm De Magistris aveva messo sotto inchiesta una trentina di persone, gli attuali titolari dell'indagine hanno portato gli indagati a 106. Sono stati loro stessi a comunicare questo dato alla I Commissione del Csm, per smentire ancora una volta la tesi della procura di Salerno, secondo cui loro avrebbero invece insabbiato l'inchiesta di cui era titolare in origine De Magistris. I pm di Catanzaro al Csm hanno raccontato di aver ereditato da De Magistris un'indagine contrassegnata da fumosità, e di aver messo loro ordine riportando razionalità nell'inchiesta. Le toghe di Catanzaro hanno anche riferito che la gran parte della banca dati dell'ex consulente di De Magistris Gioacchino Genchi è ancora nelle loro mani. Mentre solo una minima parte di quegli atti, quella che si riferisce alle inchieste Why Not e Poseidone, è stata trasmessa in copie alla procura di Salerno. De Magistris aveva copia dell’inchiesta Why Not avocata. L'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris ha trattenuto una copia del fascicolo Why not anche dopo che gli era stata avocata l'inchiesta. Al punto che ha fornito ai pm di Salerno su supporti informatici il 75% dell'indagine che lui aveva svolto. Lo hanno riferito al Csm il pm di Catanzaro Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, che oggi sono stati ascoltati dalla I Commissione per difendersi dall'accusa di aver alimentato il conflitto con la procura di Salerno. I due magistrati si sono difesi attaccando sia De Magistris, sia i colleghi di Salerno che hanno sequestrato loro il fascicolo Why not e che li hanno messi sotto inchiesta per il presunto insabbiamento delle indagini avocate. Il contro sequestro dell'inchiesta, hanno spiegato, è stata una nostra reazione al comportamento dei pm di Salerno, che hanno voluto fare "un processo al nostro processo", su input dello stesso De Magistris. I pm di Catanzaro hanno parlato di una sorta di "eterogestione" del procedimento di Salerno da parte di De Magistris. E' stato lui a sollecitare la Procura di Salerno a procedere al sequestro del fascicolo Why not, hanno sostenuto, citando passaggi di deposizioni dell'ex pm di Catanzaro contenute nello stesso provvedimento dei magistrati di Salerno. Inoltre i pm di Catanzaro hanno fatto presente, con documenti alla mano, di esser stati disponibili all'invio degli atti che venivano chiesti dalla Procura di Salerno.
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