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3 italiani su 4 scelgono vacanze made in Italy

 

Tre italiani su quattro scelgono vacanze italiane, preferendo parchi, campagne e centri minori. Ma per gli esercenti è crisi: mare -7%, montagna -4%

05 ago 08 Nonostante il caro prezzi, la meta' degli italiani non rinuncia alle vacanze, ma cambia le rotte con una netta preferenza per le destinazioni italiane, scelte da tre italiani su quattro. E' quanto stima la Coldiretti, che sottolinea la crescita delle presenze nei parchi, nelle campagne e nei cosiddetti centri "minori" dove si riesce meglio a conciliare risparmio e qualita' del soggiorno. Se l'estate 2008 segna una netta ripresa delle tradizionali grigliate all'aria aperta con una stima di oltre 24 milioni di fuochi accesi, a registrare una tendenza positiva sono anche - sottolinea la Coldiretti - gli acquisti fatti lungo le strade, nei chioschi o direttamente nelle aziende agricole con un menu' da consumare al "sacco" in alternativa ai tradizionali ristoranti. 18.000 agriturismi italiani sono i luoghi ideali dove "riscoprire i sapori delle tradizioni" e sono 57.530 tra frantoi, cantine e cascine i luoghi aperti al pubblico dove sara' possibile comperare direttamente. Se il fatturato ha raggiunto il valore di 2,5 miliardi di euro, i prodotti maggiormente venduti sono nell'ordine - continua la Coldiretti - la frutta e verdura, il vino, l'olio, i formaggi, le carni e i salumi e il miele. Sul portale www.campagnamica.it c'e' il motore di ricerca per programmare la vacanza in agriturismo, ma anche per fare la spesa in "fattorie e cantine". L'enogastronomia locale rappresenta il vero motore della vacanza in Italia, che puo' contare su un paniere di prodotti che ha superato i 20 miliardi di euro in valore e che ha conseguito primati mondiali nei vini, nei prodotti a denominazione di origine, nel biologico e nelle specialita' tradizionali. La vacanza 'made in Italy' e' "l'unica nel mondo a poter offrire - sottolinea la Coldiretti - 171 prodotti a denominazione di origine protetta (Dop/Igp), 469 vini a denominazione Doc/Docg/Igt che vengono valorizzati durante l'estate nelle citta' del vino (546 comuni), dell'olio (284), del biologico (60) e del pane (42) o lungo le 135 strade del vino e dei sapori che percorrono praticamente tutto lo Stivale". La domanda turistica nei centri minori contribuisce poi, precisa la nota della Coldiretti, a riscoprire e a salvare dall'estinzione specialita' alimentari ottenute con metodi tradizionali. Nel 2008 - riferisce la Coldiretti - hanno toccato la vetta di 4396 (piu' che raddoppiati rispetto al 2000) i prodotti agroalimentari italiani ottenuti secondo regole tradizionali antiche tramandate nel tempo che, "salvati dall'estinzione", sono disponibili per allietare le tavole dei turisti durante le vacanze. Un patrimonio che dall'estate 2008, grazie anche all'azione della Coldiretti, e' stato dichiarato per decreto espressione del patrimonio culturale italiano. Dai fagioli zolfini toscani al formaggio puzzone di Moena del Trentino, dai lampascioni sott'olio pugliesi al pane carasau della Sardegna, l'elenco riguarda una vasta gamma di prodotti tipici italiani.

Per i gestori degli esercizi è crisi. Per il 64% dei gestori di pubblici esercizi, la stagione è iniziata peggio dell'anno precedente e solo pochissimi sperano in meglio per agosto e settembre, facendo scendere al 58% il gruppo dei pessimisti. E' quanto sostiene il centro studi della Fipe-Confcommercio, cui fanno capo oltre 240 mila imprese tra bar, ristoranti, stabilimenti balneari, discoteche e rifugi alpini, esercizi nei quali lavora oltre un milione di persone. La flessione, sottolinea la Fipe, a fine stagione sarà del 4,8%, che in termini assoluti corrisponde a 28 milioni di presenze in meno. Si spostano meno stranieri e ancor meno italiani; chi viaggia cerca di mantenere il portafoglio chiuso. A dirlo sono proprio baristi e ristoratori nei cui locali è difficile non entrare quando si è in vacanza. La crisi dei consumi nel turismo è dovuta per gran parte proprio dal minor afflusso e per il resto da una minore propensione alla spesa di chi andrà comunque in vacanza: una crisi in grado di mandare in fumo quasi tre miliardi di euro di fatturato reale con un calo di quasi il 7% rispetto all'estate 2007. "Siamo preoccupati da questi dati, ma non impreparati. Segnali negativi erano già stati annunciati da più parti, e a guardarsi intorno si vede che l'economia non gira. Non dobbiamo però piangerci addosso, ma dobbiamo darci tutti da fare e puntare sulla qualità dei servizi offerti". E' il commento del presidente della Fipe -Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, ai dati sull'andamento della stagione turistica. "Anche la politica, però,-aggiunge - deve fare la sua parte. Non basta certo una nuova classificazione alberghiera, per altro nemmeno condivisa da tutte la categorie, per invertire la rotta declinante del nostro turismo. Bisogna credere e investire energie e risorse in un nuovo modello di turismo, fatto non solo di ricettività a accessibilità, requisiti che ormai si trovano dovunque, ma anche di tanti servizi, pubblici e privati, integrati ed efficienti"

Calano le presenze al mare e in montagna. I turisti cercano di tenersi alla larga dal mare (-6,8%), dove qualche gelato e qualche oggettino da spiaggia inducono maggiormente nella tentazione della spesa. Va male, ma non malissimo, anche alla montagna (-3,8%), mentre sembrano non variare le presenze al lago, e sarebbero in aumento sia pure con una percentuale poco consistente (1,1%) quelle nei centri minori. Sono alcuni dei dati resi noto dal centro studi della Fipe-Confcommercio sull'andamento dell'estate per i pubblici esercizi. Per quanto riguarda gli stranieri, l'Italia richiama maggiormente l'attenzione dei 'nuovi' ricchi, cioé europei del Nord, russi e cinesi; in calo, invece, i cittadini di Stati le cui economie sono in sofferenza. Gli statunitensi neanche quest'anno lasciano le loro residenze per il Belpaese; pochi anche i francesi e i tedeschi in giro. Un'occhiata al tipo di bene consumato dà bene l'idea dei pochi soldi in circolazione: va alla grande l'acqua minerale consumata al posto di bibite; si rinuncia alla vacanza, ma non al gelato; male gli affari per le pizzerie e per i ristoranti. E questa volta non sembra essere colpa dei prezzi: il 66,7% degli esercenti dichiara di non aver ritoccato i listini.

 

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