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Cosentino ucciso e bruciato nell'auto a Manduria

 

E’ di Montegiordano il dirigente ucciso e bruciato trovato a Manduria in Puglia. Oggi l’autopsia. C’è già un indagato per l’efferato delitto

05 ago 08 (Manduria) E' un imprenditore agricolo di Manduria, con piccoli precedenti penali, la persona indagata in stato di libertà con l'accusa di omicidio volontario per l'uccisione del funzionario dell'Ispettorato agrario della Regione Puglia, il cosentino di Montegiordano, Giovanni Meo. Il movente del delitto sarebbe da ricercare nell'attività professionale della vittima. Meo lavorava nella sede di Taranto dell'Ispettorato e si occupava della certificazione delle derrate alimentari e delle ispezioni nelle aziende agricole della provincia jonica. Polizia e carabinieri stanno verificando l'alibi fornito dall'indagato e stanno accertando se vi siano stati contrasti tra l'imprenditore e la vittima. L'autopsia da compiere sui resti carbonizzati di Meo è intanto slittata al pomeriggio. Meo, secondo i primi accertamenti del medico legale Marcello Chironi, è stato ucciso con un colpo di pistola alla tempia sinistra: poi, il corpo è stato rinchiuso nel bagagliaio della sua 'Y10' data alle fiamme.

Una persona è indagata in stato di libertà con l'accusa di omicidio volontario per l'uccisione di Giovanni Meo, di 47 anni, originario di Montegiordano (Cosenza) e dipendente dell'Ispettorato agrario della Regione Puglia. Lo si è appreso dal sostituto procuratore presso il tribunale di Taranto Vincenzo Petrocelli, che dirige le indagini. Meo è stato assassinato con un colpo di pistola alla tempia e poi bruciato nella sua auto nelle campagne di Manduria, comune nel quale viveva con la famiglia da anni. Nella tarda mattinata il medico legale Marcello Chironi, su incarico della Procura di Taranto, eseguirà l'autopsia sui resti carbonizzati di Meo. Ieri pomeriggio Chironi, dopo il ritrovamento del corpo bruciato dell'uomo, aveva eseguito una prima ispezione cadaverica. Secondo quanto riferito dal magistrato inquirente, Meo è stato ucciso il 30 luglio scorso, cioé lo stesso giorno in cui si è allontanato da casa dicendo alla moglie che sarebbe tornato presto. Dai tabulati telefonici del suo cellulare risulterebbe che l'ultima persona con la quale ha parlato è una donna. Sul movente del delitto il pm Petrocelli ha detto che "non é ancora esclusa alcuna ipotesi".

Ucciso come un mafioso. Era scomparso da casa cinque giorni fa e i familiari pensavano a un allontanamento volontario. Giovanni Meo, 47 anni, originario di Montegiordano (Cosenza) e residente a Manduria, dipendente dell'Ispettorato agrario della Regione Puglia, è stato invece ucciso con modalità tipicamente mafiose. Gli hanno infatti sparato un colpo di pistola alla tempia sinistra, poi lo hanno caricato nel bagagliaio della sua Autobianchi Y10 e hanno dato fuoco alla vettura, abbandonata nelle campagne tra manduria e Uggiano Montefusco. Meo si era allontanato da casa, in via Piave, lo scorso 30 luglio, dicendo alla moglie che aveva un appuntamento con delle persone. Ma a casa non è più tornato. Dopo aver raccolto la denuncia di scomparsa, polizia e carabinieri hanno rastrellato per giorni, ma senza esito, le campagne del versante orientale della provincia jonica. E' stato il proprietario di un vigneto, questa mattina, a trovare nel suo terreno la Y10 completamente bruciata e a dare l'allarme. I carabinieri sono intervenuti per primi sul posto e hanno scoperto il cadavere. In seguito sono giunte anche pattuglie del commissariato di polizia di Manduria e agenti della Scientifica. Il medico legale Marcello Chironi, che ha effettuato l'ispezione cadaverica, non esclude anche l'uomo possa essere stato legato. Meo, secondo i primi accertamenti, sarebbe stato sequestrato per alcune ore dai sicari prima di essere ucciso. L'omicidio risalirebbe ad almeno due giorni fa. Il pm Vincenzo Petrocelli, che coordina le indagini, ha disposto perquisizioni, posti di blocco e interrogatori nonché l'autopsia. L'uomo era residente a Manduria da diversi anni. Dopo aver frequentato la facoltà di Agraria dell'Università di Bari, era stato assunto come dipendente dalla Regione Puglia e lavorava nella sede di Taranto dell'Ispettorato agrario, nella zona Bestat. Sposato e padre di un figlio di otto anni, si occupava soprattutto di documentazioni e pratiche legate alle attività delle aziende agricole. Gli investigatori stanno cercando di capire se l'uomo avesse assunto debiti con qualcuno o fosse entrato in contrasto, per una qualsiasi ragione, con esponenti della criminalità locale. La ferocia con cui i sicari hanno agito fa pensare a un regolamento di conti. Ma il dipendente della Regione era descritto come una persona mite e disponibile.

 

 

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