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Cronaca
Truffa alla UE: in manette il capogruppo dei DS

 

Pacenza nega ogni addebito nell’interrogatorio di garanzia. I legali ne chiedono la scarcerazione. Di Pietro cheide le dimissioni dei parlamentari

Franco Pacenza19/08 Dovrà attendere altre 48 ore per sapere se potrà tornare in libertà oppure se dovrà aspettare il pronunciamento dei giudici del Tribunale del riesame di Catanzaro, il capogruppo dei Ds al Consiglio regionale della Calabria, Franco Pacenza. Il gip del Tribunale di Cosenza, Giuseppe Greco, al termine dell'interrogatorio di garanzia svoltosi stamani negli uffici del Tribunale di Cosenza, si è infatti riservato di decidere entro le prossime 48 ore sulla richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Pacenza, gli avvocati Franco Sammarco, Elio Ferraro e Maurizio Minicelli. Circa due ore di interrogatorio, nel quale Pacenza, per quanto riferito dai legali, ha negato ogni addebito, a partire dai rapporti con Franco Rizzo, amministratore delle aziende finite sotto inchiesta. Da parte loro, gli avvocati hanno ribadito che le accuse mosse al consigliere regionale sono insussistenti e per questo hanno chiesto la revoca della custodia cautelare in carcere. Un interrogatorio durante il quale, Pacenza ha ribattuto all'accusa di concussione mossa nei suoi confronti dal sostituto procuratore della Repubblica di Cosenza, Giuseppe Cozzolini. Un'accusa nata nell'ambito di un'indagine sull'utilizzo di fondi europei per la realizzazione di due aziende che non hanno mai attivato la produzione, e relativa al presunto interessamento per alcune assunzioni. "Ha risposto a tutto - ha riferito l'avv. Sammarco - ma vorrei sottolineare che l'interrogatorio si è svolto in termini colloquiali nel senso cioé che non è stato contestato un fatto. C'é stata semplicemente una ipotesi di interessamento politico alle vicende di un'azienda sul territorio". Pacenza, ha aggiunto il legale, è apparso "assolutamente lucido e assolutamente rivendicativo, ovviamente provato da una esperienza drammatica ancora più drammatica per chi si ritiene ed è pulito ed innocente". "Credo - ha commentato poi il legale - che i due magistrati abbiano tutti gli elementi per considerare un errore di valutazione la loro iniziativa e ci auguriamo che questo errore venga riconosciuto immediatamente. Ovviamente trarremo tutte le conseguenze possibili dal mancato riconoscimento di un sicuro errore. Non c'é alcun elemento che porti ad una qualsivoglia responsabilità di Pacenza. Anche il tenore ed i contenuti dell'interrogatorio hanno confermato l'assoluta impossibilità di ipotizzare qualsivoglia sussistenza di qualsivoglia reato. La contestazioni più seria è stata quella relativa al come e al perché Pacenza fosse interessato al mancato licenziamento di operai deciso, tra l'altro, ancor prima che l'attività delle aziende iniziasse". Intanto il collegio di difesa ha già presentato ricorso al Tribunale del riesame e stamani ha presentato un'istanza per sollecitare la trasmissione degli atti dagli uffici giudiziari cosentini al Tribunale del riesame di Catanzaro. Intanto, la senatrice di Forza Italia, Maria Burani Procaccini, ha scritto al ministro della Giustizia, Clemente Mastella, sollecitando "un'indagine ispettiva al fine di verificare, anche alla luce delle dichiarazioni rese dall'avv. Sammarco se è vero che il Procuratore della Repubblica di Cosenza ed il Capo dei Gip erano all'oscuro dell'azione giudiziaria". "Dalla lettura delle carte evincibili dai racconti di un pentito - ha sostenuto la parlamentare, non emergono quadri penali tali da giustificare l'arresto di Pacenza e si fa largo il sospetto di un errore giudiziario, certamente umanamente possibile, ma drammaticamente lesivo della libertà di un uomo politico". Il capogruppo dei Ds al Consiglio regionale della Calabria, Franco Pacenza, era arrivato verso le 11.10 al Palazzo di giustizia di Cosenza a bordo di un furgone della polizia penitenziaria ed è entrato dalla porta adibita all'ingresso dei detenuti, lontano da telecamere e macchine fotografiche. Qui alcune persone presenti hanno scandito più volte il grido "Pacenza libero". Per domani e' fissato, invece, l'interrogatorio di garanzia per l'altra persona finita in manette nell'operazione "Collaudo 2", il commercialista cosentino, indicato come la mente italiana del gruppo. Continua, invece, sul piano politico, il dibattito innescato dal Ministro Di Pietro che con una nuova replica chiede addirittura le dimissioni dei parlamentari rei di “essersi contrapposti ai poteri dello Stato”

Di Pietro rincalza e chiede le dimissioni dei parlamentari. P.Mancini lo sostiene, Burani e Sgarbi ne chiedono le dimissioni

19/08 ''La manifestazione davanti al carcere di Cosenza dei parlamentari calabresi appartenenti alla coalizione dell'Unione in favore del Consigliere regionale Francesco Pacenza, detenuto in custodia cautelare, rasenta una contrapposizione tra poteri dello Stato''. E' quanto afferma in una nota il ministro delle Infrastrutture e leader di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, circa il sit-in tenuto da un gruppo di parlamentari dell'Ulivo nei pressi del carcere di Cosenza dove e' detenuto il capogruppo dei Ds in consiglio regionale, Franco Pacenza. ''E' giusto e doveroso - ha aggiunto - dare solidarieta' ed amicizia ad una persona in carcere, ed e' altrettanto giusto che il consigliere Pacenza abbia il rispetto che merita. Noi di Italia dei Valori, ed io personalmente, proprio per questo rispetto che gli si deve, siamo convinti che non sia giusto trasformare, in un momento cosi' delicato, un fatto giuridico in fatto politico: cio' che sta accadendo a Pacenza deve restare solo una vicenda processuale e, come tale, deve essere risolta all'interno del sistema giudiziario. La politicizzazione di tutta questa faccenda finisce per trasformare un caso giudiziario nell'ennesimo attacco alla Magistratura, per giunta da parte di parlamentari di area governativa''. ''Parlamentari che manifestano - ha proseguito Di Pietro - contro la custodia cautelare di Pacenza, non fanno altro che porsi in contrapposizione con un'altra istituzione dello Stato, delegittimando cosi' l'operato dei magistrati, il che non puo' essere consentito in uno Stato di diritto. Per tutte queste ragioni, fanno bene a parlare di dimissioni, ma non devono chiederle al sottoscritto, che come unica colpa ha quella di aver denunciato il fatto, ma dovrebbero avanzarle a loro stessi che si pongono su tale crinale di ragionevolezza''.
A Di Pietro fa eco Pietro Mancini “Biasimo i parlamentari”
"I parlamentari dell' Unione che, obbedendo agli ordini del vertice regionale della Quercia, sono piombati nel carcere di Cosenza, per esprimere la loro solidarietà al capogruppo Ds alla Regione Calabria, arrestato perché accusato di gravi reati, meritano la ferma riprovazione dei cittadini calabresi onesti, giustamente sensibili alla questione morale". A sostenerlo è Pietro Mancini, ex sindaco di Cosenza e figlio del leader socialista Giacomo, in merito alla vicenda dell'arresto del capogruppo dei Ds alla Regione Calabria, Franco Pacenza. "Non spetta ai parlamentari, non eletti dal popolo bensì designati da ristrette oligarchie partitiche - aggiunge Mancini - esprimersi sui procedimenti giudiziari in corso. Questa facoltà era concessa ai governanti dei regimi autoritari, come Cuba di Fidel Castro, di cui, forse, qualcuno dei parlamentari calabresi è nostalgico, al pari di Bertinotti. Il dott. Greco, Gip del Tribunale di Cosenza, che ha firmato gli ordini di custodia cautelare, deve lavorare, serenamente, senza subire pressioni dei rappresentanti della tutt' altro che irreprensibile partitocrazia calabrese. La quale, stranamente, sempre silenziosa sui drammatici problemi della Regione, riesce a indignarsi solo quando la magistratura dimostra di voler procedere sulla giusta strada dei doverosi accertamenti sulla trasparenza e sulla correttezza degli atti politici e amministrativi".
E invece la Burani (FI) chiede le dimissioni di Di Pietro
"Per il sen. Di Pietro, purtroppo, non esiste il concetto di diritto e di solidarietà nella difesa e la sinistra pur di vincere le elezioni si è alleata con il suo giacobinismo incivile di cui oggi ne fa le spese. Le dichiarazioni del ministro sui parlamentari dell'Ulivo che hanno fatto visita al consigliere Pacenza sono inaccettabili e lesivi delle prerogative costituzionali dei parlamentari ed indicano quale brutta aria si respiri in alcuni settori della coalizione di Governo". Ad affermarlo è la senatrice Maria Burani Procaccini, di Fi, in merito alla vicenda dell'arresto del capogruppo dei Ds al Consiglio regionale della Calabria, Franco Pacenza. "Di Pietro dovrebbe dimettersi per coerenza - continua la Burani - e la sinistra finalmente dovrebbe accorgersi quanto costi rinunciare ai principi di libertà e di civiltà giuridica oltre che politica. In questo Governo ci sono uomini come Levi ed uomini come Di Pietro: l'antitesi politica e culturale di ciò che dovrebbe essere una coalizione progressista che dovrebbe riconoscersi nel primo pienamente e respingere decisamente il secondo. Non si può passare sopra le dichiarazioni di Di Pietro che meriterebbero un intervento dei presidenti Bertinotti e Marini a tutela dell'alto esercizio costituzionale del parlamentare". La parlamentare critica poi l'atteggiamento della Cgil calabrese: "nemmeno l'arresto, per noi ingiusto, di un suo ex dirigente, induce la Cgil ad assumere comportamenti equilibrati: agganciare la vicenda giudiziaria di Pacenza ad uno spoil system non effettuato in alcuni enti è un'opera di malafede e di insincerità. C'é un' inchiesta giudiziaria in corso - afferma - ed il principio del diritto è quello di aspettare, poiché se gli atti restituissero trasparenza e comportamenti ineccepibile delle persone indagate bisognerebbe chiedere loro scusa. Anche in questa vicenda abbiamo dato prova di signorilità e di garantismo, ma proprio all'interno della sinistra, fra Di Pietro e le pasionarie di un sindacato che ha colpe storiche pesanti in Meridione, si agitano gli spettri di un giacobinismo inaccettabile e quanto mai inopportuno proprio nel momento in cui un consigliere regionale Ds ed ex sindacalista si trova in carcere".
Sgarbi attacca Di Pietro e chiede la riabilitazione di Craxi
"Ancora una volta, un errore di grammatica, questa volta istituzionale", da parte del ministro Antonio di Pietro. Ad affermarlo è Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura del Comune di Milano, osservando che "Di Pietro, con l'aspirazione all'onnipotenza che egli da sempre, attribuisce alla magistratura e al singolo magistrato, manifesta stupore per la visita di un gruppo di parlamentari a Franco Pacenza nel carcere di Cosenza, 'nonostante il divieto di colloqui imposti dal magistrato'". Ma "nessun magistrato può imporre divieti che prescindano dai principi della Costituzione", sottolinea Sgarbi. "E, come non può torturare, nonostante le convinzioni di Di Pietro, così non può proibire ai parlamentarti ciò che la Costituzione prevede". "Ancora più grave - aggiunge Vittorio Sgarbi - è il riferimento a Bettino Craxi che, piuttosto che essere indicato come modello negativo, dovrebbe ricevere le scuse di Di Pietro, per la sproporzione fra i reati che gli furono attribuiti e l'umiliazione, soprattutto politica, che dovette patire dalle inchieste di un ministro che sta tranquillamente nello stesso governo con Giuliano Amato, il quale condivise in ogni momento la politica e l'azione di governo di Bettino Craxi". "Se oggi Di Pietro convive e lavora serenamente con Giuliano Amato - conclude Sgarbi -, è arrivato il momento che egli, invece di continuare a screditarlo, riabiliti Bettino Craxi".

Burani Procaccini (FI) scrive a Mastella “Verificare sei i capi PM e GIP erano all’oscuro della vicenda”

19/08 "Un'indagine ispettiva al fine di verificare, anche alla luce delle dichiarazioni rese dall'avv. Franco Sammarco, legale di Franco Pacenza, se è vero che il Procuratore della Repubblica di Cosenza ed il Capo dei Gip erano all'oscuro dell'azione giudiziaria" è stata chiesta al ministro della Giustizia, Clemente Mastella, dalla parlamentare di Forza Italia, Maria Burani Procaccini, in merito all'arresto del capogruppo dei Ds al Consiglio regionale della Calabria, Franco Pacenza. "Ti scrivo - ha sostenuto la senatrice - come parlamentare eletta, con orgoglio, nelle liste di un partito civile e democratico, quale è Forza Italia, e come cittadina, ho sempre avuto ed avrò massimo rispetto per la libertà, che è il bene indifferibile a cui tutti dobbiamo essere legati. Ho grande stima nei confronti dei magistrati (tant'é che ne ho sposato uno), ma credo che si debbano stigmatizzare i loro possibili errori, specie se questi significano la privazione della libertà ad un cittadino incensurato. E' quello che Silvio Berlusconi ha sempre detto con coraggio". "Come saprai - ha proseguito la parlamentare - il 16 agosto, in Sardegna, la guardia di finanza ha eseguito il mandato di cattura nei confronti del sig. Franco Pacenza, che non è uno dei boss più ricercati d'Italia, ma un consigliere regionale della Calabria, dei Ds, accusato di un'intercessione presso alcune aziende che hanno usufruito dei finanziamenti della legge 488/88 per uno stabilimento a Corigliano mai aperto. Ebbene , dalla lettura delle carte evincibili dai racconti di un pentito, non emergono quadri penali tali da giustificare l'arresto di Pacenza e si fa largo il sospetto di un errore giudiziario, certamente umanamente possibile, ma drammaticamente lesivo della libertà di un uomo politico".

Sammarco “I magistrati hanno tutti gli elementi per considerare l’arresto di Pacenza un errore”

Il Gip del Tribunale di Cosenza, Giuseppe Greco, deciderà entro le prossime 48 ore sulla richiesta di scarcerazione avanzata stamani dai difensori del capogruppo dei Ds al Consiglio regionale della Calabria, Franco Pacenza, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, al quale ha partecipato anche il magistrato titolare dell'inchiesta. Pacenza è accusato di concussione, per avere favorito l'assunzione di alcuni operai, nell'ambito di un'inchiesta della Procura cosentina, sull'utilizzo di fondi europei per la realizzazione di due aziende che non hanno mai attivato la produzione. L'esponente dei Ds, ha riferito uno dei suoi legali, l'avv. Franco Sammarco, è apparso "assolutamente lucido e assolutamente rivendicativo, ovviamente provato da una esperienza drammatica ancora più drammatica per chi si ritiene ed è pulito ed innocente. Ha risposto a tutto - ha aggiunto il legale - ma terrei a sottolineare che l'interrogatorio si è svolto in termini colloquiali nel senso cioé che non è stato contestato un fatto. C'é stata semplicemente una ipotesi di interessamento politico alle vicende di un'azienda sul territorio". "Credo - ha aggiunto Sammarco - che i due magistrati abbiano tutti gli elementi per considerare un errore di valutazione la loro iniziativa e ci auguriamo che questo errore venga riconosciuto immediatamente. Ovviamente trarremo tutte le conseguenze possibili dal mancato riconoscimento di un sicuro errore. Non c'é alcun elemento che porti ad una qualsivoglia responsabilità di Pacenza. Anche il tenore ed i contenuti dell'interrogatorio hanno confermato l'assoluta impossibilità di ipotizzare qualsivoglia sussistenza di qualsivoglia reato. La contestazioni più seria è stata quella relativa al come e al perché Pacenza fosse interessato al mancato licenziamento di operai deciso, tra l'altro, ancor prima che l'attività delle aziende iniziasse". I difensori di Pacenza hanno già presentato ricorso al Tribunale del riesame. Al riguardo, stamani, hanno anche presentato un'istanza per sollecitare la trasmissione degli atti dagli uffici giudiziari cosentini al Tribunale del riesame di Catanzaro.

La CISL chiede maggiori controlli sui fondi

19/08 "La Cisl provinciale di Cosenza e la Cisl regionale della Calabria esprimono ancora una volta disappunto e contrarieta' rispetto ai numerosi episodi di pseudo-imprenditori che utilizzano risorse pubbliche senza creare sviluppo e occupazione nella nostra Regione. Da anni come Cisl rivendichiamo l'esigenza che le istituzioni locali, la Regione e il governo nazionale esercitino una attenta verifica sul quadro delle agevolazioni finanziarie finalizzate alla creazione di impresa in Calabria e nell'area della Sibaritide in modo particolare". Lo affermano in una dichiarazione congiunta il segretario generale Cisl Calabria, Luigi Sbarra, e il segretario generale Cisl Cosenza, Paolo Tramonti. "L'ennesima inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Cosenza auspichiamo - afferma la Cisl - possa servire da monito affinche' situazioni analoghe non abbiano piu' a ripetersi e possa rappresentare, al tempo stesso, un forte richiamo alla politica e alle istituzioni per avviare una seria e rigorosa verifica sui tanti finanziamenti regionali, nazionali e comunitari riconosciuti e deliberati a favore del sistema delle Imprese calabresi. In questo senso la Cisl da anni rivendica l'istituzione di una cabina di regia per monitorare i reali effetti prodotti dagli interventi attivati utilizzando la legge 488, i fondi comunitari (pit, pis, piar) e la programmazione negoziata (patti territoriali, contratti d'area, contratti di programma). Peraltro - aggiunge il sindacato - proprio in occasione di uno degli incontri con l'amministrazione provinciale di Cosenza, la Cisl territoriale ha chiesto che si procedesse ad una ricognizione sullo stato di attuazione degli insediamenti produttivi avviati sul nostro territorio anche grazie ai benefici previsti dalle agevolazioni in questione e, soprattutto, al contempo effettuare una attenta verifica delle relative ricadute occupazionali". "Per quanto riguarda piu' in particolare gli avvenimenti di questi giorni la Cisl - affermano Sbarra e Tramonti - nell'esprimere piena fiducia nell'operato della magistratura cosentina per l'inchiesta appena avviata, manifesta l'auspicio che l'onorevole Pacenza possa dimostrare al piu' presto l'assoluta e piu' completa estraneita' ai fatti contestatigli fornendo tutti i chiarimenti richiesti. Anche a seguito degli attuali avvenimenti la Cisl ribadisce con forza l'esigenza, ormai non piu' procrastinabile nella nostra Regione, di una nuova legge sul mercato del lavoro e della formazione che garantisca pari opportunita' di accesso e regole certe per ogni azione di reclutamento al lavoro dei giovani calabresi inoccupati e disoccupati. Tutto cio' - secondo la Cisl - dovra' essere affiancato da un'opera di costante verifica dei programmi industriali attivati in Calabria misurandone coerenze e obiettivi, in modo da debellare definitivamente fenomeni degenerativi sempre piu' frequenti e scongiurare il ripetersi di scorribande imprenditoriali. Anche il sindacato, infine, soprattutto quello che fa riferimento alla sinistra politica e sociale, nel territorio e in Calabria deve fare la sua parte svolgendo la sua funzione di rappresentanza degli interessi dei lavoratori e dei disoccupati (di tutti i disoccupatiÂà) con il massimo di serieta' ed in una condizione di piena autonomia - conclude la nota - rompendo ogni rapporto di collateralismo e fiancheggiamento con la politica, pezzi di istituzioni e apparati imprenditoriali".

Gasparri (AN) affonda la lama “Dimissioni della Giunta”. Gli replica di Feraudo (IDV) “Una speculazione vergognosa”

19/08 "E' semplicemente vergognoso quanto sta accadendo in Calabria tra la distrazione dei massimi vertici istituzionali, compreso il presidente della Repubblica. La regione governata dalla sinistra è travolta da una serie impressionanti di scandali e collusioni mafiose. Non si capisce con quale legittimità possano rimanere in vita la Giunta e il Consiglio regionale". A sostenerlo è stato Maurizio Gasparri, dell'esecutivo di Alleanza nazionale, in merito alla vicenda dell'arresto del capogruppo dei Ds al Coniglio regionale calabrese, Franco Pacenza, annunciando la presentazione di una mozione per chiedere l'attivazione delle procedure per lo scioglimento del Consiglio regionale. "L'ultimo scandalo, che ha portato all'arresto del capogruppo Ds alla regione - ha proseguito Gasparri - è solo la ciliegina su una torta di malaffare e di 'ndrangheta. La sinistra si autoassolve e corre a solidarizzare con l'ultimo arrestato in carcere. Di Pietro critica, ma il suo mini partito puntella la maggioranza regionale del malaffare calabrese, così come lui a Roma pur di mantenere poltroncine e prebende di potere ha accettato l'indulto. Di Pietro si finge moralista, ma vive poltronista. In Calabria lo stesso presidente della Giunta ha chiesto al consigliere regionale Crea di dimettersi perché sospettato di essere stato eletto anche con i voti delle cosche. Crea non si è dimesso e il presidente della Giunta fa finta di niente. Se il centrosinistra, come ha ammesso il presidente della Giunta, ha avuto voti della 'ndrangheta perche' non si procede allo scioglimento della Regione come avviene in casi analoghi riguardanti altri enti locali? Perché poi non si fa luce fino in fondo sul caso Fortugno. Lo stesso scioglimento della Asl di Locri ha messo in evidenza le pesanti collusioni tra 'ndrangheta e gestore della sanita' in Calabria. La Margherita è nell'occhio del ciclone e dovrebbe spiegare quali sono le vere cause dell'omicidio Fortugno. Ce ne è insomma abbastanza perché anche il Quirinale si occupi della vicenda". "Presenterò - ha concluso Gasparri - una mozione in Parlamento per chiedere che si attivino le procedure per portare allo scioglimento del Consiglio regionale in cui il numero degli indagati, anche per gravissime vicende, ha superato il livello di guardia. Non è tollerabile che le collusioni affaristico mafiose del centrosinistra vengano minimizzate. E' tempo di fare pulizia, senza una giustizia severissima nei confronti di taluni solo perché non di sinistra, e distratta o tardiva soprattutto nel dire la verità all'Italia sugli evidenti legami tra il centrosinistra calabrese e la 'ndrangheta soprattutto della locride''.
Alle critiche di Gasparri replica Feraudo
''L'On. Maurizio Gasparri, che non mi risulta abbia preso posizione quando un esponente del suo partito a Crotone e' stato colto con le mani nella marmellata, oggi si arroga il lusso di utilizzare la vicenda giudiziaria che vede coinvolto il collega Pacenza, i cui esatti contorni non risultano ancora sufficientemente chiari, per tentare di delegittimare l'intero Consiglio regionale''. E' quanto afferma in una nota il consigliere regionale dell'Italia dei Valori, Maurizio Feraudo, circa alcune affermazioni del parlamentare di An, Maurizio Gasparri, relative all'arreso del capogruppo dei Ds in consiglio regionale, Franco Pacenza. ''Una speculazione vergognosa - ha aggiunto - un vero e proprio atto di sciacallaggio politico, che non puo' essere accettato. L'On. Gasparri e' esponente di un partito che non ha titolo, ne' legittimazione politica, etica e morale, per utilizzare quei toni e quel linguaggio ne' nei confronti di una istituzione regionale, come quella calabrese, che dopo la fallimentare esperienza del governo Chiaravalloti, in cui Alleanza Nazionale ha avuto grossissime responsabilita', sta faticando per recuperare il tempo e le occasioni disperse dalle precedenti esperienze di governo, ne' nei confronti di un partito, come l'Italia dei Valori, che da sempre si batte per la legalita' e la moralizzazione della politica. Prima di prendere posizione sulla vicenda calabrese e sul Consiglio regionale della Calabria, l'On. Gasparri farebbe bene a spiegare agli italiani cosa ne pensa della vicenda che, in occasione delle elezioni regionali dello scorso anno, ha avuto come protagonista, nella Regione Lazio, l'On. Storace. Cosi' come l'On. Gasparri, per quel che ci riguarda piu' da vicino, farebbe bene a spiegare ai calabresi dov'e' finito il fiume di denaro destinato al sistema della depurazione in Calabria e di cui si sono perse le tracce''. ''Questo chiedono i calabresi, ai quali - ha proseguito Feraudo - non servono strumentalizzazioni ne' invettive. E l'Italia dei Valori, coerentemente agli impegni assunti con il suo elettorato, si sente fortemente motivata ed impegnata nell'azione di rilancio di questo governo regionale, del quale e' parte integrante e in cui vuole dare il suo pieno contributo, sicuro che esso sara' capace di restituire ai calabresi quella credibilita' e quella autorevolezza che i passati governi di centrodestra, quelli si caratterizzati dal malaffare, hanno minato ed intaccato. Questo e' il ruolo che l'Italia dei Valori svolge in Calabria e nel consiglio regionale. Un ruolo di sostegno leale al Presidente Loiero e alla coalizione di centrosinistra. L'On. Gasparri non puo' utilizzare una confusa accozzaglia di argomentazioni per catturare l'attenzione di una opinione pubblica che e' abbastanza matura per capire da quale parte sta il bene e da quale parte sta il male. Un'opinione pubblica che sa capire e valorizzare le battaglie, quelle vere, come quella sull'indulto, portate avanti con determinazione da Antonio Di Pietro. Una opinione pubblica che sa bene da che parte stanno l'Italia dei Valori e il suo presidente Antonio Di Pietro, il quale non ha affatto accettato l'indulto, anzi lo ha avversato fino in fondo e con forza''. ''Non mi risulta - ha concluso - che le stesse battaglie e la stessa determinazione le abbia avute l'ex Ministro Gasparri quando ''puntellava'' un governo impegnato a sfornare leggi ''ad personam'' e a garantire, in un mostruoso intreccio di conflitti di interessi, benefici e impunita' ad una ristretta cerchia di furbetti del quartierino. E' la storia di ciascuno di noi che ci dice chi e' poltronista e chi falso moralista. Questo giudizio, consentitemelo, non lo lasciamo di certo a Gasparri e ad Alleanza Nazionale''.

La solidarietà dei DS di Cariati in una lettera aperta

19/08 “Sai, come noi, che quello che stai vivendo, è capitato anche a tanti innocenti galantuomini come te”. Questo è l’inizio della lettera aperta inviata dalla sezione Ds di Cariati “F.Caligiuri” ai verici del parttito locale e nazionale. “Sai come noi –prosegue la missiva- che la Magistratura, senza voler generalizzare, spesso prende grossi abbagli. Sai come noi che non solo gli uomini delle istituzioni e/o dell'apparato ti sono vicino ma i tuoi 8.500 elettori sono profondamente indignati e moralmente delusi del comportamento della Magistratura Cosentina che non ha tenuto in alcun conto la tua onestà intellettuale, la tua integerrima integrità morale, il tuo alto senso dello Stato. Non ha saputo cogliere che dietro quel nome, non c'era un comune delinquente, c'era un uomo dabbene che ha fatto della difesa delle istituzioni democratiche, della lotta alla criminalità organizzata, della denuncia al malaffare la sua unica scelta di vita. Chi ti ha sbattuto in carcere come un volgare criminale, probabilmente, non sa le battaglie che hai condotto in difesa della indipendenza della Magistratura ogni qualvolta qualcuno voleva ridurne ruoli e funzioni. Quella Magistratura che tu come noi hai sempre difeso e che con tanta solerzia ha deliberato il tuo arresto è chiamata a toglierti, in maniera altrettanto solerte, perché sei pulito, quelle manette che certamente per le battaglie contro il caporalato, i padroni di sempre, la mafia, che hai combattuto in prima fila, non avrebbero dovuto cingerti i polsi. Insieme a te noi, comuni cittadini onesti, abbiamo gridato a voce alta che i soldi pubblici devono essere spesi per lo sviluppo e l'occupazione. Sei stato l'artefice di questa battaglia in difesa del territorio e dei lavoratori che venivano minacciati di licenziamento e avevano maturato spettanze arretrate. Hai continuato ancora una volta a comportarti da sindacalista mettendoti dalla parte dei più deboli, di quei lavoratori che hai senza sosta difeso con l'obiettivo dichiarato di far affermare, sempre e comunque, i diritti e la legalità. Fino a quando giustizia non ti sarà fatta noi tutti ci sentiamo carcerati, e ci indigna profondamente l'errore giudiziario di cui sei vittima innocente. Il carcere lo diciamo con forza e senza perifrasi è una umiliazione per tutti noi che difendiamo insieme a te la legalità Comprendiamo, ma non lo condividiamo, che caratteristica singolare della legge penale è il suo muoversi in ritardo nella comprensione della realtà sociale e storica. I giudici, pertanto, sono psicologicamente lontani dagli uomini che condannano, giacché appartengono a un ceto sociale diverso da quello della " concussa clientela" che si muove attorno a chi fa politica. Ma è poi così, per davvero? Possibile che ci sono giudici che non sanno che tanti giovani disoccupati, spesso, si rivolgono al politico di turno per chiedere loro un aiuto? Ma in quale mondo viviamo? Se i politici riuscissero per davvero a sistemare i propri elettori in Italia non avremmo più disoccupati. Purtroppo, caro Franco, i Signori Togati, probabilmente, sono scollegati dalla realtà nella quale vivono ed operano. Nasce da qui forse l'atavica diffidenza che accompagna taluni giudici nei confronti della politica, convinti, a torto, che tutto è marcio, ovunque regna il malcostume, il malaffare, l'imbroglio. Tra uomini tanto differenti per cultura, modo di vivere, linguaggio, modo di pensare, si crea naturalmente una sorta d'incomunicabilità difficile da vincere, per questo Ti trovi in carcere. A parte questo, c'è da dire anche che il ruolo che il sistema penale affida al giudice rende costui impermeabile a ogni vicinanza umana. La condanna al carcere, dentro questo sistema, è per lui un atto burocratico, un ordine scritto sulla carta che altri eseguiranno e che egli firma in pochi secondi. Sei accusato di aver raccomandato alcuni giovani che cercavano lavoro. Per noi, ammesso che sia vero, non è reato, per il codice probabilmente lo è, ma allora chiediamo ai giudici d'Italia di arrestarci tutti: elettori ed eletti. Sicuramente il sistema della raccomandazione non lo hai inventato tu, è diventata una convinzione, una filosofia di vita che si è insinuata da sempre nella cultura della gente del Sud soprattutto. Esiste, perciò, una mentalità diffusa, secondo la quale una persona che ha una esigenza, per soddisfarla, si rivolge a quel rappresentante delle istituzioni che ritiene "la persona giusta", in parole povere cerca di raccomandarsi alla persona che, nel suo immaginario, conta. Cosa facciamo a questo punto, arrestiamo tutti? E' sulla base di questo semplice ragionamento che ci sentiamo di dire al potere giurisdizionale di arrestare anche i lavoratori che chiedono un posto di lavoro, del resto il primo passo e la prima offerta di scambio viene da loro. E visto che ci siamo chiediamo che il tintinnio delle manette vada fatto sentire anche a tutte quelle mamme che chiedono al Dirigente Scolastico di iscrivere il proprio bambino di tre anni nella sezione della maestra Bianca. , tanto se quella mamma è accontentata è perché quel Direttore didattico ha in animo di candidarsi, prima o poi, a Sindaco del Paese. Costruiamo, dunque, uno Stato di polizia, di paure, di terrore in cui il minimo sospetto o un banale e vuoto indizio porti la gente per bene in carcere? Se questa è la logica, le patrie galere fra poco si riempiranno a dismisura di "scambisti" gravemente concussi , perché in Italia, in un modo o nell'altro, raccomandati nel percorso della nostra vita lo siamo stati un po' tutti. Tranne chi ordina le manette, ovviamente, e chi ha una strana concezione della legalità sulla base di un'autoproclamata superiorità morale, interpetando talvolta in modo macroscopicamente errato, speriamo in buona fede, i diritti sanciti dalla carta costituzionale. Credici Franco, la custodia cautelare non ha scalfito la tua immagine, rimani nella gente comune, nei cittadini onesti un uomo irreprensibile, un paladino della legalità. Siamo con te Franco, la Calabria sana, quella che vuole crescere, progredire, migliorare, cambiare ha un forte bisogno di te, delle tue idee, del tuo impegno, della tua intelligenza, della tua guida. Resisti, Resisti, Resisti”.

Morrone (Fiamma) “Solidarietà a Pacenza? Noi no! Solidarietà ai disoccupati calabresi!”

19/08 “Grande stupore , ieri mattina , tra i passanti che hanno riconosciuto nel gruppetto di persone che sostava davanti al carcere di Cosenza i volti noti di diversi politici dell'Unione calabrese . In verità in molti hanno pensato che i parlamentari fossero andati a costituirsi ,chissà per quali reati”. E’ quanto afferma in una nota il segretario della sezione cittadina della Fiamma di Cosenza, Marcello Morrone. “Il motivo – aggiunge- era invece un altro : lor signori si erano recati presso le "patrie galere "per esprimere solidarietà al consigliere regionale dei DS nonché capogruppo della Quercia , in stato di detenzione con la pesante accusa di concussione aggravata. Ma è legale andare a fare visita ad un detenuto , anche se eccellente (ed anche se i visitatori sono eccellenti)prima che questi venga interrogato dal magistrato? Ma questo è solo un piccolo dettaglio ! Anche noi , come Fiamma tricolore , intendiamo esprimere la nostra solidarietà .Si la solidarietà più sincera a quei padri di famiglia , a quegli operai che pensavano di avere risolto i loro problemi economici con l'assunzione in quelle fabbriche rivelatesi "fantasma".Assunzioni garantite dopo "snervanti colloqui " nella sede DS di Corigliano e dopo promesse di appoggi elettorali ! Ecco come vogliono, i nostri politici ,fare uscire dalla miseria la terra di Calabria .Ecco come intendono portare benessere e progresso in questa nostra martoriata regione !”

Caputo (AN) “Grave il sit-in dei parlamentari”

19/08 "E' gravemente lesivo dell'autonomia della Magistratura quel sit-in davanti al carcere di Cosenza che un gruppo di parlamentari dell'Unione ha dichiarato di voler proseguire fino alla scarcerazione del consigliere regionale Franco Pacenza. Si tratta di un atteggiamento minaccioso nei confronti dei Magistrati e della Giustizia. Con quel sit si travalica ogni sentimento di umana solidarietà a Pacenza, per il quale vige fino al terzo grado di giudizio, quella stessa presunzione di innocenza che vale per tutti i cittadini". E' quanto afferma il coordinatore provinciale di An di Cosenza, Giuseppe Caputo. "Il mio auspicio e di tutta Alleanza Nazionale - ha aggiunto - è quello che presto possa essere fatta maggiore chiarezza sui metodi e sui contenuti del provvedimento di restrizione della libertà personale di Pacenza, tuttavia non è possibile non censurare l'estrema gravità del comportamento, ricattatorio, che alcuni rappresentanti del centrosinistra stanno consumando. E' inaccettabile, da un punto di vista giuridico, la pretesa di quanti, soltanto sulla base delle proprie conoscenze di partito o sulla base della propria etica di gruppo, credono di poter legittimamente sindacare ed inficiare le attività di indagine e tutto l'iter giudiziario in corso. Ciò che è ancora più inaccettabile è l'indiretto riferimento, quasi, ad una doppia morale, come sta emergendo da dichiarazioni di sindaci, amministratori e rappresentanti del centrosinistra calabrese che, spingendosi ben oltre l'umana solidarietà a Pacenza, stanno mettendo in discussione l'operato della magistratura. Lo Stato di Diritto non può tollerare la 'doppia morale': da una parte quella del diritto e delle leggi che valgono per tutti e, dall'altra, quella del proprio partito o degli amici. Il comportamento della magistratura va tutelato sempre, anche quando indagini e provvedimenti toccano rappresentanti del Centro Sinistra. Il Consigliere Regionale Pacenza, come tutti gli indagati e gli arrestati, potrà usufruire di tutte le garanzie riconosciutegli dal diritto, ivi comprese, ovviamente, quelle di chiedere ogni risarcimento, nell'ipotesi in cui le accuse contestagli dovessero dimostrarsi infondate". "Sono, infine, da condannare - ha proseguito Caputo - le affermazioni fatte da taluni rappresentanti istituzionali e politici che chiamano in causa, quasi come una scusante generale, il particolare contesto sociale ed economico nel quale sono costretti ad operare politici ed amministratori, quasi legittimati a raccomandare, a segnalare ed a truffare. A quanti in questi giorni si stanno rendendo protagonisti di simili aberrazioni, diciamo che nessuna difesa, può essere sostenuta rispetto ad un sistema sociale e politico che, semmai, va condannato per il degrado civile e morale al quale sembra essere giunto. A cominciare dalla massima assemblea democratica regionale, il Consiglio della Regione Calabria, nel quale sono più d'uno, a quanto pare, gli indagati e per reati di diversa natura e peso". "E' più che mai opportuno - ha concluso Caputo - lo scioglimento anticipato del Consiglio regionale. Urge un ricambio dell'attuale classe politica incapace di determinare il reale sviluppo della nostra regione"

Sapia (AN) “Vera Lamonica manca di rispetto a Pacenza”

19/08 "La signora Vera Lamonica manca di rispetto ad un dirigente della Cgil, Franco Pacenza, che oggi è in carcere, spezzando volutamente il clima di civile rispetto che si era creato fra centrodestra e centrosinistra, con una diagnosi volgare e strumentale che non fa onore al sindacato ed allo stesso Pacenza". Ad affermarlo è Michele Sapia, subcommissario provinciale di Cosenza di An. "Affermare che il problema attuale è quello della mancanza dello spoil system - sostiene ancora Sapia - a Sviluppo Italia é veramente offensivo per tutti così come è di bassissimo profilo la dichiarazione secondo cui i problemi di oggi e di soldi buttati sono eredità del centrodestra. Io non conosco personalmente Chiaravalloti ma ricordo che la signora Lamonica aveva con lui un rapporto fecondo ed aperto, giacché ricordo ancora dei confronti pubblici all' insegna dell' ironia...". "Capisco che la Cgil voglia rinunciare in tutto alla sua autonomia - prosegue ul subcommissario di An di Cosenza - ma da qui ad accusare chi non c' entra niente in una vicenda in cui in carcere, e speriamo davvero per pochissimo ancora, c' è un ex dirigente delal stessa Cgil, è inverosimile".

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18/08 Truffa UE/Arresto Pacenza: E’ polemica tra i parlamentari e il Ministro Di Pietro “Gravissime dichiarazioni”. La moglie racconta “Mio figlio pensava ad un rapimento” La CGIL chiede controlli sulla spesa pubblica. I legali del commercialista "Non ha violato la legge". Prosegue il dibattito del mondo politico.

18/08 Truffa UE/Arresto Pacenza: "Mi sento un uomo distrutto". Sit in dei parlamentari calabresi in visita al carcere "Non ce ne andiamo finchè non viene scarcerato". Sabato l'interrogatorio. Caustico il Ministro di Pietro "Stupisce la solidarietà dei parlamentari"

17/08 Truffa UE/Arresto Pacenza: Sviluppi nelle indagini, coinvolti SVI Calabria e la Regione. Nessun altro consigliere nelle indagini. Finti colloqui selettivi nella sede dei DS. Reazioni e commenti dal mondo politico.

17/08 Truffa alla UE Sensitec/Printec: Loiero “Indagini senza sconti ma in fretta”. Per Pacenza l’accusa è di concussione, assunzioni in cambio di voti, per il commercialista truffa aggravata. Avviata la procedura internazionale per arrestare i quattro tedeschi e i due turchi coinvolti.

16/08 Arresti eccellenti della Finanza per la truffa Sensitec/Printec. In manette il capogruppo dei DS della Calabria, Franco Pacenza, e un noto commercialista cosentino

27/06 Gli arresti del 27 giugno e l'inizio dell'indagine

 

 

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