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Cronaca
Guerra di mafia a Lamezia, lo Stato risponde

Un momento della conferenza tenuta oggi a Lamezia

Procuratore Le Donne: “A Lamezia i ragazzi usati come kilelr dalle cosche”

10/08 "Un dato estremamente preoccupante che emerge dalle indagini che abbiamo condotto è quello dell'abbassamento dell'età dei killer utilizzati dalle cosche del lametino". A dirlo è stato il procuratore nazionale antimafia aggiunto, Emilio Ledonne (nella foto), nel corso della conferenza stampa durante la quale sono stati forniti i particolari degli arresti di Massimo Crapella, di 33 anni, e Luciano Cimino, di 19, accusati di essere i responsabili dell'omicidio di Giuseppe Catanzaro, di 44 anni, ucciso venerdì scorso in un agguato a Lamezia Terme. Arresti che hanno fatto seguito a quello di Roberto Calidonna, di 21 anni, amico di Crapella e Cimino, accusato del delitto di Domenico Torchia, ucciso il 28 luglio scorso. "I capi delle cosche lametine - ha aggiunto Ledonne - utilizzano ragazzi, assoldando disperati o chi vuole fare soldi in fretta, anche perché evidentemente si fidano di loro. E ciò non può non preoccupare. Le operazioni di questi giorni, comunque, dimostrano che l'impunità, per i malavitosi, non è più assicurata con facilità". Ledonne, alla luce degli ultimi successi delle forze dell'ordine, ha anche rivolto un invito alla cittadinanza ad una maggiore collaborazione. Anche il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Mariano Lombardi, ha parlato della pericolosità dei presunti killer, evidenziando come Crapello e Cimino, tra loro, parlassero del tentativo di qualcuno di scatenare la guerra di mafia con assoluta tranquillità. Non solo, uno dei due, poco prima del delitto, ha detto all'altro "sbrighiamo che poi ho un impegno". Il rafforzamento del gruppo di lavoro della polizia di Stato che indaga sul lametino è stato auspicato dal procuratore vicario della Repubblica, Salvatore Murone, che ha anche sottolineato la necessità di una maggiore collaborazione dei cittadini. Il questore Romolo Panico, dal canto suo, ha lanciato un avvertimento alle cosche: "dispongo di 500 uomini - ha detto - e li avrete tutti addosso". "Ci muoviamo - ha sottolineato il capo della squadra mobile, Francesco Rattà - in un territorio difficile, dove anche la composizione delle cosche non è statica. Le ultime azioni di sangue ci dicono che Lamezia le cosche sono in guerra". "A Lamezia - ha rilevato il sostituto procuratore della Dda, Gerardo Dominijanni - è in atto un'ulteriore guerra di mafia che fa seguito al riposizionamento delle cosche dopo le operazioni delle forze dell'ordine degli ultimi anni. Sono contento dei risultati, ma non possiamo fermarci qui". Al riguardo il magistrato ha però sottolineato che allo stato "c'é l'impossibilità materiale di fare investigazioni di livello con un solo magistrato che si occupa del lametino. La Dda è nell'impossibilità di collocare più personale. Ci sono carenze di personale sia per quanto riguarda i pm che i Gip. Occorre che chi ha certe responsabilità se ne faccia carico". All'incontro con i giornalisti hanno partecipato anche il vice capo della squadra mobile, Saverio Mercurio, ed il vice dirigente del Commissariato di Lamezia Terme, Angelo Paduano.

Secondo gli investigatori c’è una guerra di mafia voluta e fomentata da gruppi rivali

10/08 Gli ultimi omicidi commessi a Lamezia Terme indicano che in città sta per scoppiare una guerra di mafia che, presumibilmente, non si fermerà dopo gli arresti dei presunti esecutori materiali, effettuati in tempi record dalla polizia con il coordinamento della Dda catanzarese, anche perché dalle indagini è emerso che una persona, o più, sta fomentando le rivalità tra i gruppi per alzare il livello dello scontro. A riferirlo sono stati inquirenti ed investigatori che oggi hanno illustrato i dettagli dell'operazione che ha portato al fermo, convalidato ieri, di Massimo Crapella, di 33 anni, e Luciano Cimino, di 19, con l'accusa di essere i responsabili dell'omicidio di Giuseppe Catanzaro, di 44 anni, ucciso venerdì scorso in un agguato a Lamezia Terme. I due fermati, infatti, erano già sottoposti ad indagini e ad intercettazioni da parte degli investigatori della squadra mobile di Catanzaro e del Commissariato di Lamezia Terme che, su disposizione del questore Romolo Panico, hanno creato un gruppo di lavoro congiunto sulla criminalità lametina. Parlando tra loro in conversazioni intercettate, i due avrebbero fatto riferimento a tradimenti, aggiungendo della volontà di qualcuno, non ancora identificato, di far scoppiare la guerra di mafia. Non solo. Dai colloqui, gli investigatori hanno avuto anche il sentore che stessero per compiere un omicidio. La vaghezza dei riferimenti ha però impedito di risalire alla possibile vittima per sventare l'omicidio. Nonostante questo la polizia aveva messo sotto controllo una rosa di persone che avrebbero potuto essere tra gli obiettivi dei killer, ma la vittima predestinata, Catanzaro, non era tra quei nomi. Dopo il delitto di Catanzaro, gli investigatori hanno compiuto ulteriori accertamenti e grazie al sistema di localizzazione Gps installato sull'auto di uno dei due, hanno scoperto che la vettura ha compiuto cinque giri intorno al bar davanti al quale è stato ucciso l'uomo, nei minuti precedenti al delitto. Da qui la decisione di sottoporre a fermo Crapella e Cimino. Il provvedimento, emesso dal sostituto procuratore della Dda, Gerardo Dominijanni, è stato convalidato dal Gip del Tribunale di Lamezia Terme che ieri ha emesso nei confronti di Crapella e Cimino ordinanze di custodia cautelare. L'omicidio di Catanzaro, secondo gli investigatori, è legato a quello di Domenico Torchia, di 22 anni, prelevato dalla sua abitazione il 28 luglio scorso ed il cui corpo carbonizzato è stato poi trovato sul greto di un torrente. Per quel delitto è stato arrestato Roberto Calidonna, di 21 anni, legato da rapporti di amicizia con Crapella e Cimino. Al riguardo gli investigatori stanno cercando di appurare se i due possano avere qualche responsabilità anche nel delitto di Torchia. I due omicidi, inoltre, sarebbero da mettere in relazione al ferimento di Antonio Gualtieri, di 26 anni, presunto affiliato all'omonima cosca di Lamezia Terme, rispetto al quale rappresenterebbero una sorta di reazione. La cosca Gualtieri, secondo quanto riferito oggi, pur rimanendo collegata a quella dei Torcasio, avrebbe raggiunto un livello tale da consentirle di diventare autonoma.

 

 

 

 

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